Il presente lavoro si prefigge di analizzare l’impatto delle scale di equivalenza sulla misura della povertà. Le scale di equivalenza sono uno strumento necessario qualora si confrontino variabili monetarie tra nuclei familiari con differenti caratteristiche socio-demografiche: con il loro utilizzo, il reddito o il consumo di ogni nucleo familiare viene ricondotto ad una misura equivalente a quella del nucleo familiare di riferimento. Le metodologie di analisi e di misura della povertà si differenziano per differenti ordini di ragioni; innanzi tutto secondo l’adozione del concetto di povertà assoluto o relativo, e successivamente secondo la distinzione tra approcci i) soggettivi od oggettivi, ii) unidimensionali o multidimensionali, iii) statici o dinamici. Il presente lavoro tratta volutamente la povertà in senso relativo ed adotta un approccio oggettivo ed unidimensionale. L’analisi della povertà è condotta utilizzando il tradizionale approccio della dicotomizzazione tra poveri e non poveri, mediante una linea di povertà relativa. La variabile monetaria considerata è la spesa totale per consumi; da questa si calcola il 50% della media pro-capite e la si pone uguale alla linea di povertà per le famiglie composte da due persone (LP2); le linee di povertà per nuclei di 1,3,…,N componenti si ottengono moltiplicando la linea LP2 per i corrispondenti coefficienti della scala di equivalenza. Il lavoro è composto da sette paragrafi; nel paragrafo due sono descritte le più diffuse scale normative tra le quali vengno selezionate le scale OECD. Nel paragrafo tre vengno introdotte le scale basate sul metodo di Engel; in particolare si propone una nuova metodologia basata sulla stima non parametrica delle curve di Engel. Nei paragrafi quattro e cinque sono proposte alcune metodologie nel contesto delle scale calcolate a partire da sistemi completi di domanda e da modelli intertemporali fondati sulla teoria del ciclo vitale. Nel paragrafo sei viene misurata la povertà in Italia per il periodo 1987 – 1995, utilizzando i dati dell’indagine ISTAT sui Consumi delle Famiglie; i risultati ottenuti utilizzando le varie scale introdotte nei paragrafi precedenti, sono confrontate con quelli ufficiali elaborati dalla Commissione Povertà (1996). Nell’ultimo paragrafo sono riportate le conclusioni.

Betti, G. (2000). Le scale di equivalenza nella misura della povertà. RIVISTA ITALIANA DI ECONOMIA, DEMOGRAFIA E STATISTICA, 54(1), 67-83.

Le scale di equivalenza nella misura della povertà

BETTI, GIANNI
2000-01-01

Abstract

Il presente lavoro si prefigge di analizzare l’impatto delle scale di equivalenza sulla misura della povertà. Le scale di equivalenza sono uno strumento necessario qualora si confrontino variabili monetarie tra nuclei familiari con differenti caratteristiche socio-demografiche: con il loro utilizzo, il reddito o il consumo di ogni nucleo familiare viene ricondotto ad una misura equivalente a quella del nucleo familiare di riferimento. Le metodologie di analisi e di misura della povertà si differenziano per differenti ordini di ragioni; innanzi tutto secondo l’adozione del concetto di povertà assoluto o relativo, e successivamente secondo la distinzione tra approcci i) soggettivi od oggettivi, ii) unidimensionali o multidimensionali, iii) statici o dinamici. Il presente lavoro tratta volutamente la povertà in senso relativo ed adotta un approccio oggettivo ed unidimensionale. L’analisi della povertà è condotta utilizzando il tradizionale approccio della dicotomizzazione tra poveri e non poveri, mediante una linea di povertà relativa. La variabile monetaria considerata è la spesa totale per consumi; da questa si calcola il 50% della media pro-capite e la si pone uguale alla linea di povertà per le famiglie composte da due persone (LP2); le linee di povertà per nuclei di 1,3,…,N componenti si ottengono moltiplicando la linea LP2 per i corrispondenti coefficienti della scala di equivalenza. Il lavoro è composto da sette paragrafi; nel paragrafo due sono descritte le più diffuse scale normative tra le quali vengno selezionate le scale OECD. Nel paragrafo tre vengno introdotte le scale basate sul metodo di Engel; in particolare si propone una nuova metodologia basata sulla stima non parametrica delle curve di Engel. Nei paragrafi quattro e cinque sono proposte alcune metodologie nel contesto delle scale calcolate a partire da sistemi completi di domanda e da modelli intertemporali fondati sulla teoria del ciclo vitale. Nel paragrafo sei viene misurata la povertà in Italia per il periodo 1987 – 1995, utilizzando i dati dell’indagine ISTAT sui Consumi delle Famiglie; i risultati ottenuti utilizzando le varie scale introdotte nei paragrafi precedenti, sono confrontate con quelli ufficiali elaborati dalla Commissione Povertà (1996). Nell’ultimo paragrafo sono riportate le conclusioni.
2000
Betti, G. (2000). Le scale di equivalenza nella misura della povertà. RIVISTA ITALIANA DI ECONOMIA, DEMOGRAFIA E STATISTICA, 54(1), 67-83.
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