Finalità complementari e sfruttamento degli animali. Una lettura di Arist. Pol. 1256b.7-26

In Pol. 1256 b 7 ss., Aristotele asserisce che gli animali sono in vista degli uomini. Quello che si presenta come un crudo finalismo esterno non è però in contrasto con il teleologismo interno presentato in opere come la Historia animalium o il De partibus animalium. Non c’è dunque soluzione di continuitàà fra il versante biologico e il versante etico-politico della riflessione dello Stagirita: quelle che sono in gioco sono invece, nella prospettiva del filosofo, da un lato l’interconnessione fra distinte cause finali interne a diversi tipi di organismi e, dall’altro, la ‘funzione nutritiva’ dell’uomo, concepito come essere vivente non separato dal resto della natura.