Introduzione: la disinfezione degli ambienti chiusi è una tematica importante, in particolare in ambito sanitario anche al fine di prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza Sanitaria e Sociosanitaria (ICAS). Recenti metodi, basati sulla Ionizzazione Radio-Catalitica (IRC), emergono come un possibile approccio per la disinfezione. L’obiettivo è verificare l’efficacia di uno strumento a IRC sul controllo della contaminazione microbica in spazi confinati. Metodi: lo studio con disegno pre/post è stato commissionato e finanziato da Tradelectric Srl ed è stato condotto dal 4 marzo al 3 aprile 2015 in un laboratorio dell’Università degli Studi di Siena. Il sistema IRC trasforma l’umidità dell’aria, sfruttando un processo foto-catalitico, attraverso una luce ultravioletta che irradia una superficie di biossido di titanio, in specie reattive dell’ossigeno, tra cui perossido di idrogeno (H2O2), radicale idrossile (•OH), anione superossido (O2 -) e ozono (O3). L’efficacia è stata valutata contando le Unità Formanti Colonie (UFC) presenti su due mensole mediante piastre da contatto, incubate a 36°C e lette dopo 48 ore dal campionamento. Lo studio ha previsto confronti durante l’attività/inattività del dispositivo e la verifica del grado di efficacia a differenti livelli di umidità e di contaminazione microbica delle superfici. È stata eseguita la regressione lineare per verificare una possibile correlazione tra contaminazione e trascorrere del tempo. Sono stati eseguiti confronti tra i coefficienti di regressione lineare delle superfici a diverso grado di contaminazione nel range di umidità più alto per valutare possibili differenze tra i due andamenti nel tempo ed il test di Wilcoxon, per dati appaiati, per valutare possibili differenze giorno per giorno. Risultati: nel primo periodo, per valori di umidità decrescenti dal 55 al 50 percento, è stato evidenziato un aumento medio di 3,72 UFC al giorno; nel periodo successivo, corrispondente ad un netto aumento dell’umidità fino a raggiungere valori medi compresi tra il 56 ed il 70 percento, si è assistito ad una riduzione media di 3,70 UFC al trascorrere di ogni giorno. Il confronto tra i coefficienti di regressione lineare ed il test di Wilcoxon, per dati appaiati, tra le superfici a diverso grado di contaminazione non hanno fatto emergere differenze statisticamente significative. Conclusioni: per un’umidità ambientale che si attesta nel range 50-55% è emerso che il dispositivo, usato in modo continuativo, in ambienti confinati, con minima immissione e ripresa di aria, sia in grado di controllare la contaminazione microbica. Per valori di umidità >60% il dispositivo riesce a ridurre la contaminazione microbica in maniera importante.
Messina, G., Burgassi, S., Rosadini, D., Verzuri, A., Cevenini, G. (2015). Un dispositivo per la disinfezione di ambienti confinati. MONDO SANITARIO, 22(7), 12-16.
Un dispositivo per la disinfezione di ambienti confinati
MESSINA, GABRIELE;BURGASSI, SANDRA;ROSADINI, DANIELE;VERZURI, AGNESE;CEVENINI, GABRIELE
2015-01-01
Abstract
Introduzione: la disinfezione degli ambienti chiusi è una tematica importante, in particolare in ambito sanitario anche al fine di prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza Sanitaria e Sociosanitaria (ICAS). Recenti metodi, basati sulla Ionizzazione Radio-Catalitica (IRC), emergono come un possibile approccio per la disinfezione. L’obiettivo è verificare l’efficacia di uno strumento a IRC sul controllo della contaminazione microbica in spazi confinati. Metodi: lo studio con disegno pre/post è stato commissionato e finanziato da Tradelectric Srl ed è stato condotto dal 4 marzo al 3 aprile 2015 in un laboratorio dell’Università degli Studi di Siena. Il sistema IRC trasforma l’umidità dell’aria, sfruttando un processo foto-catalitico, attraverso una luce ultravioletta che irradia una superficie di biossido di titanio, in specie reattive dell’ossigeno, tra cui perossido di idrogeno (H2O2), radicale idrossile (•OH), anione superossido (O2 -) e ozono (O3). L’efficacia è stata valutata contando le Unità Formanti Colonie (UFC) presenti su due mensole mediante piastre da contatto, incubate a 36°C e lette dopo 48 ore dal campionamento. Lo studio ha previsto confronti durante l’attività/inattività del dispositivo e la verifica del grado di efficacia a differenti livelli di umidità e di contaminazione microbica delle superfici. È stata eseguita la regressione lineare per verificare una possibile correlazione tra contaminazione e trascorrere del tempo. Sono stati eseguiti confronti tra i coefficienti di regressione lineare delle superfici a diverso grado di contaminazione nel range di umidità più alto per valutare possibili differenze tra i due andamenti nel tempo ed il test di Wilcoxon, per dati appaiati, per valutare possibili differenze giorno per giorno. Risultati: nel primo periodo, per valori di umidità decrescenti dal 55 al 50 percento, è stato evidenziato un aumento medio di 3,72 UFC al giorno; nel periodo successivo, corrispondente ad un netto aumento dell’umidità fino a raggiungere valori medi compresi tra il 56 ed il 70 percento, si è assistito ad una riduzione media di 3,70 UFC al trascorrere di ogni giorno. Il confronto tra i coefficienti di regressione lineare ed il test di Wilcoxon, per dati appaiati, tra le superfici a diverso grado di contaminazione non hanno fatto emergere differenze statisticamente significative. Conclusioni: per un’umidità ambientale che si attesta nel range 50-55% è emerso che il dispositivo, usato in modo continuativo, in ambienti confinati, con minima immissione e ripresa di aria, sia in grado di controllare la contaminazione microbica. Per valori di umidità >60% il dispositivo riesce a ridurre la contaminazione microbica in maniera importante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/995054
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