Il lavoro analizza attraverso un caso specifico un tema che gli studi sul patriziato e sulla nobiltà toscana hanno già ampiamente documentato: ovvero quanto la distinzione e la promozione sociale, che erano legati alla concessione di un titolo feudale, fossero ambiti nelle strategie di ascesa dei ceti dirigenti cittadini. Il caso particolare è quello della famiglia fiorentina dei Niccolini. Più precisamente non viene analizzato l’esito finale della loro ascesa che porterà la famiglia ad ottenere alla metà del ’600 il marchesato di Ponsacco e Camugliano con Filippo di Giovanni Niccolini, quanto piuttosto le tappe di avvicinamento, i percorsi attraverso i quali alcuni importanti membri dei Niccolini – nel passaggio dalla repubblica al principato e attraverso un secolare servizio ai granduchi – riuscirono nell’impresa di «perpetuare» (come avrebbe detto uno di loro) il titolo di marchesi nelle loro linee di discendenza. La trattazione sarà circoscritta ad un personaggio e ad un periodo storico estremamente limitato – la fine del XVI secolo - ma che a mio giudizio fornisce interessanti spunti di approfondimento. Il personaggio in questione è Giovanni di Agnolo Niccolini (1544-1611), membro del patriziato fiorentino e ambasciatore residente a Roma presso la corte papale per un lungo arco di tempo, circa ventiquattro anni, dal novembre 1587 al maggio 1611. Il lavoro analizza il tentativo dell'ambasciatore Niccolini di ottenere un titolo nobiliare come ricompensa dei servigi e della fedeltà assicurati da lui e dal suo casato alla casa regnante di Toscana.
Zagli, A. (2014). «Un poco di Castello con un titolo». Servizio del Principe e strategie nobiliari di un casato fiorentino alla fine del ’500: il caso Niccolini. RICERCHE STORICHE(2-3), 233-254.
«Un poco di Castello con un titolo». Servizio del Principe e strategie nobiliari di un casato fiorentino alla fine del ’500: il caso Niccolini
ZAGLI, ANDREA
2014-01-01
Abstract
Il lavoro analizza attraverso un caso specifico un tema che gli studi sul patriziato e sulla nobiltà toscana hanno già ampiamente documentato: ovvero quanto la distinzione e la promozione sociale, che erano legati alla concessione di un titolo feudale, fossero ambiti nelle strategie di ascesa dei ceti dirigenti cittadini. Il caso particolare è quello della famiglia fiorentina dei Niccolini. Più precisamente non viene analizzato l’esito finale della loro ascesa che porterà la famiglia ad ottenere alla metà del ’600 il marchesato di Ponsacco e Camugliano con Filippo di Giovanni Niccolini, quanto piuttosto le tappe di avvicinamento, i percorsi attraverso i quali alcuni importanti membri dei Niccolini – nel passaggio dalla repubblica al principato e attraverso un secolare servizio ai granduchi – riuscirono nell’impresa di «perpetuare» (come avrebbe detto uno di loro) il titolo di marchesi nelle loro linee di discendenza. La trattazione sarà circoscritta ad un personaggio e ad un periodo storico estremamente limitato – la fine del XVI secolo - ma che a mio giudizio fornisce interessanti spunti di approfondimento. Il personaggio in questione è Giovanni di Agnolo Niccolini (1544-1611), membro del patriziato fiorentino e ambasciatore residente a Roma presso la corte papale per un lungo arco di tempo, circa ventiquattro anni, dal novembre 1587 al maggio 1611. Il lavoro analizza il tentativo dell'ambasciatore Niccolini di ottenere un titolo nobiliare come ricompensa dei servigi e della fedeltà assicurati da lui e dal suo casato alla casa regnante di Toscana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/822243
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