Il De signos di Filodemo è uno dei testi dell'antichità classica che presenta il più ampio interesse per la semiotica e filosofia del segno. Riporta il dibattito sorto tra gli epicurei e una scuola avversaria, di solito identificata con gli Stoici, circa l'inferenza semiotica. Gli epicurei propongono di costruire le inferenze semiotiche basandole su generalizzazioni che poggiano sulla similarità, fatto che configura il loro metodo, in definitiva, come induzione. Gli avversari attaccavano la proposta degli epicurei da un duplice punto di vista: da un lato sostenevano che il metodo epicureo mancava intrinsecamente di cogenza, fatto che invalidava le loro inferenze da un punto di vista logico. D'altra criticavano la nozione di similarità, sostenendo che era una nozione vaga, e in alcuni casi impossibile da applicare, come quando ci si trovava di fronte a casi unici. Il complesso dibattito è riportato nel testo attraverso una successione di repliche e controrepliche. L'impressione finale è che gli epicurei siano stati in grado, per la prima volta nell'antichità, di proporre un vero e proprio metodo per costruire inferenze semiotiche, anche se queste ultime erano soggette a fallibilità, mentre gli avversari non proponevano un vero e proprio metodo, ma un test di verifica del metodo inferenziale, che essi definivano "eliminazione", in grado di controllare la validità logica delle inferenze semiotiche. Così facendo gli avversari si collocavano su una linea di continuità, sebbene in maniera diversa, con la teoria del segno proposta da Aristotele
Manetti, G. (2012). La semiotica salvata(si) dal Vesuvio: il dibattito tra Epicurei e Stoici (?) sull'inferenza da segni nel De signis di Filodemo. BLITYRI, 0, 135-176.
La semiotica salvata(si) dal Vesuvio: il dibattito tra Epicurei e Stoici (?) sull'inferenza da segni nel De signis di Filodemo
MANETTI, GIOVANNI
2012-01-01
Abstract
Il De signos di Filodemo è uno dei testi dell'antichità classica che presenta il più ampio interesse per la semiotica e filosofia del segno. Riporta il dibattito sorto tra gli epicurei e una scuola avversaria, di solito identificata con gli Stoici, circa l'inferenza semiotica. Gli epicurei propongono di costruire le inferenze semiotiche basandole su generalizzazioni che poggiano sulla similarità, fatto che configura il loro metodo, in definitiva, come induzione. Gli avversari attaccavano la proposta degli epicurei da un duplice punto di vista: da un lato sostenevano che il metodo epicureo mancava intrinsecamente di cogenza, fatto che invalidava le loro inferenze da un punto di vista logico. D'altra criticavano la nozione di similarità, sostenendo che era una nozione vaga, e in alcuni casi impossibile da applicare, come quando ci si trovava di fronte a casi unici. Il complesso dibattito è riportato nel testo attraverso una successione di repliche e controrepliche. L'impressione finale è che gli epicurei siano stati in grado, per la prima volta nell'antichità, di proporre un vero e proprio metodo per costruire inferenze semiotiche, anche se queste ultime erano soggette a fallibilità, mentre gli avversari non proponevano un vero e proprio metodo, ma un test di verifica del metodo inferenziale, che essi definivano "eliminazione", in grado di controllare la validità logica delle inferenze semiotiche. Così facendo gli avversari si collocavano su una linea di continuità, sebbene in maniera diversa, con la teoria del segno proposta da AristoteleFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Philodemus' Semiotics Blityri.pdf
non disponibili
Tipologia:
Pre-print
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
138.88 kB
Formato
Adobe PDF
|
138.88 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/45709