Viene ricostruita la storia amiatina muovendo dall’economia rurale caratterizzata da una povertà diffusa tra la popolazione rurale - anche dei piccoli proprietari terrieri - e aggravata dalle nuove imposte postunitarie, che favorirono un profondo sentimento di ribellione espresso anche dal movimento giurisdavidico di Davide Lazzaretti. Con l’inizio dell’economia mineraria nel settore del mercurio, dalla fine dell’800 il contesto sociale e economico visse un profondo cambiamento, con lo sviluppo di un sempre più numeroso e combattivo movimento operaio che lo stesso Mussolini avrebbe considerato alquanto “pericoloso”, mobilitandosi per normalizzarlo attraverso i gerarchi locali. Particolarmente attivi nella Resistenza e vicini alle componenti più intransigenti del Partito comunista, i nuclei operai amiatini si mobilitarono con intenti rivoluzionari dopo l’attentato a Togliatti nel luglio 1948 per poi vivere un intenso periodo di rivendicazioni rispetto alle Società minerarie, che nonostante l’aumento degli utili mantenevano un alto grado di sfruttamento delle maestranze. Già sulla fine degli anni ’50 si profilò la crisi del settore e nell’arco di un decennio si susseguirono scioperi e serrate contro i licenziamenti fino alla definitiva chiusura delle miniere e il ricorso a provvedimenti assistenziali. Con la nascita della Regione Toscana doveva prospettarsi un Progetto Amiata per la ristrutturazione economica della zona, con un impegno particolare del Partito socialista e incentrato prevalentemente sul settore del turismo, in quello agro-alimentare e poi nelle serre, nel tentativo di ridare una autonomia economica ad una zona colpita da un profondo declino

Cherubini, D. (1982). L'Amiata e il movimento socialista amiatino dall'economia premineraria ai progetti di riconversione economica. CITTÀ & REGIONE, 1(n. 1, febbraio 1982), 235-260.

L'Amiata e il movimento socialista amiatino dall'economia premineraria ai progetti di riconversione economica

CHERUBINI, DONATELLA
1982-01-01

Abstract

Viene ricostruita la storia amiatina muovendo dall’economia rurale caratterizzata da una povertà diffusa tra la popolazione rurale - anche dei piccoli proprietari terrieri - e aggravata dalle nuove imposte postunitarie, che favorirono un profondo sentimento di ribellione espresso anche dal movimento giurisdavidico di Davide Lazzaretti. Con l’inizio dell’economia mineraria nel settore del mercurio, dalla fine dell’800 il contesto sociale e economico visse un profondo cambiamento, con lo sviluppo di un sempre più numeroso e combattivo movimento operaio che lo stesso Mussolini avrebbe considerato alquanto “pericoloso”, mobilitandosi per normalizzarlo attraverso i gerarchi locali. Particolarmente attivi nella Resistenza e vicini alle componenti più intransigenti del Partito comunista, i nuclei operai amiatini si mobilitarono con intenti rivoluzionari dopo l’attentato a Togliatti nel luglio 1948 per poi vivere un intenso periodo di rivendicazioni rispetto alle Società minerarie, che nonostante l’aumento degli utili mantenevano un alto grado di sfruttamento delle maestranze. Già sulla fine degli anni ’50 si profilò la crisi del settore e nell’arco di un decennio si susseguirono scioperi e serrate contro i licenziamenti fino alla definitiva chiusura delle miniere e il ricorso a provvedimenti assistenziali. Con la nascita della Regione Toscana doveva prospettarsi un Progetto Amiata per la ristrutturazione economica della zona, con un impegno particolare del Partito socialista e incentrato prevalentemente sul settore del turismo, in quello agro-alimentare e poi nelle serre, nel tentativo di ridare una autonomia economica ad una zona colpita da un profondo declino
1982
Cherubini, D. (1982). L'Amiata e il movimento socialista amiatino dall'economia premineraria ai progetti di riconversione economica. CITTÀ & REGIONE, 1(n. 1, febbraio 1982), 235-260.
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