Sono presenti in letteratura analisi accurate sulla spesa e sul prelievo degli enti locali tra l’Unificazione nazionale e la prima guerra mondiale; meno indagati sono invece l’evoluzione del debito degli enti locali e, in tale ambito, il ruolo dei tre circuiti creditizi (le emissioni obbligazionarie, i mutui delle banche e della Cassa Depositi e Prestiti, Cdp). Ciò, nonostante la rilevanza del debito degli enti locali rispetto a quello del Tesoro. Lo stato insoddisfacente dell’analisi è il portato della presenza di dati statistici lacunosi in sede temporale e imprecisi nei contenuti dei circuiti di finanziamento. Le serie storiche del debito totale e dei mutui in obbligazioni hanno dati mancanti per lunghi periodi temporali, in particolare per gli anni 1861-1873 e 1900-1911. I dati bancari (delle serie elaborate da Renato De Mattia e da Franco Cotula) sovrastimano il fenomeno, in quanto i mutui chirografari e le obbligazioni si riferiscono al debito degli enti morali, inclusivi delle opere pie. Gli scarni dati disponibili – limitati al classamento delle emissioni obbligazionarie (per un periodo ristretto e per una parte dei Comuni) – danno indicazioni sulla grande rilevanza delle “ditte bancarie”, ma non consentono di costruire una serie storica. Le informazioni sono invece complete per il terzo circuito, quello dei mutui della Cdp. Il primo passo del lavoro (§ 2) riguarda la raccolta, la valutazione e l’integrazione delle informazioni statistiche sulla dimensione complessiva del debito degli enti locali e sulla suddivisione per forma tecnica (mutui obbligazionari, della Cdp e della Saccp, e altri mutui: chirografari, ipotecari, cambiari, ecc.). In particolare, ho cercato di raccogliere le informazioni che consentono una ricostruzione del debito degli enti locali per gli anni 1864-1876 e 1901-1915. Nel § 3 tratto gli obiettivi di analisi perseguiti. Nel § 3.1 ho esposto l’evoluzione 1873-1911, secondi i dati MAIC, del debito totale dei Comuni e delle Province e della sua composizione per forma tecnica, coincidente in buona sostanza con quella per settori mutuanti: 1. mutui in obbligazioni (sottoscritte da privati e banche); 2. mutui garantiti da delegazioni sulle sovraimposte (Cdp e Saccp); 3. altri mutui: in particolare, quelli chirografari (erogati dalle Casse di risparmio ordinarie, Cro). Ne è scaturita la rilevanza della componente in obbligazioni sino al 1896 e, successivamente, la drastica riduzione (anche nei valori assoluti). Nel § 3.2. ho cercato di ricostruire i dati mancanti del totale del debito tramite la cumulazione dei disavanzi di bilancio, con risultati insoddisfacenti perché: 1. i dati disponibili sono costituiti dai disavanzi dei bilanci di previsione del MAIC (e non di consuntivo); 2. il debito totale stimato dal MAIC (come somma di componenti) è riferito alle passività sotto forma di mutui (e non comprende quelle più a breve, in una parola fluttuanti). A fronte dei dati mancanti del debito (1864-1877 e 1901-1915), nel § 3.3 ho affiancato, alle informazioni lato debitore del MAIC, le serie prive di dati mancanti dei finanziamenti agli enti morali di banche e istituti di emissione e dei mutui della Cdp, della Saccp e degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa. Questo ha consentito di gettare un po’ di luce sul periodo 1896-1915 e di qualificare: 1. la presenza di un processo di sostituzione tra i nuovi debiti verso la Cdp, la Saccp e le Cro e i vecchi debiti in obbligazioni; 2. la fase di fine secolo del consolidamento e della conversione dei debiti di alcune grandi città e delle isole maggiori tramite la Saccp. Nel § 3.4 ho sviluppato l’analisi del peso relativo dei finanziamenti alle opere pubbliche e della dimissione di debiti da parte della Cassa-Saccp e degli “altri mutuanti”. Ne è scaturita l’importanza dei processi di dimissione dei debiti, non solo per la Cdp-Saccp, ma anche per le “altre istituzioni mutuanti” (canale obbligazionario e bancario), in un contesto di tendenziale riduzione del tasso medio d’interesse sul debito locale. Nel § 4 ho svolto alcune prime conclusioni cui sono pervenuto.
DELLA TORRE, G. (2004). I finanziamenti agli enti locali nell’Italia liberale, 1864-1915: disavanzi di parte corrente, investimenti in opere pubbliche e gestione del debito pregresso. Punti aperti e primi risultati di un’analisi quantitativa. RIVISTA DI STORIA FINANZIARIA(12), 7-33.
I finanziamenti agli enti locali nell’Italia liberale, 1864-1915: disavanzi di parte corrente, investimenti in opere pubbliche e gestione del debito pregresso. Punti aperti e primi risultati di un’analisi quantitativa
DELLA TORRE, GIUSEPPE
2004-01-01
Abstract
Sono presenti in letteratura analisi accurate sulla spesa e sul prelievo degli enti locali tra l’Unificazione nazionale e la prima guerra mondiale; meno indagati sono invece l’evoluzione del debito degli enti locali e, in tale ambito, il ruolo dei tre circuiti creditizi (le emissioni obbligazionarie, i mutui delle banche e della Cassa Depositi e Prestiti, Cdp). Ciò, nonostante la rilevanza del debito degli enti locali rispetto a quello del Tesoro. Lo stato insoddisfacente dell’analisi è il portato della presenza di dati statistici lacunosi in sede temporale e imprecisi nei contenuti dei circuiti di finanziamento. Le serie storiche del debito totale e dei mutui in obbligazioni hanno dati mancanti per lunghi periodi temporali, in particolare per gli anni 1861-1873 e 1900-1911. I dati bancari (delle serie elaborate da Renato De Mattia e da Franco Cotula) sovrastimano il fenomeno, in quanto i mutui chirografari e le obbligazioni si riferiscono al debito degli enti morali, inclusivi delle opere pie. Gli scarni dati disponibili – limitati al classamento delle emissioni obbligazionarie (per un periodo ristretto e per una parte dei Comuni) – danno indicazioni sulla grande rilevanza delle “ditte bancarie”, ma non consentono di costruire una serie storica. Le informazioni sono invece complete per il terzo circuito, quello dei mutui della Cdp. Il primo passo del lavoro (§ 2) riguarda la raccolta, la valutazione e l’integrazione delle informazioni statistiche sulla dimensione complessiva del debito degli enti locali e sulla suddivisione per forma tecnica (mutui obbligazionari, della Cdp e della Saccp, e altri mutui: chirografari, ipotecari, cambiari, ecc.). In particolare, ho cercato di raccogliere le informazioni che consentono una ricostruzione del debito degli enti locali per gli anni 1864-1876 e 1901-1915. Nel § 3 tratto gli obiettivi di analisi perseguiti. Nel § 3.1 ho esposto l’evoluzione 1873-1911, secondi i dati MAIC, del debito totale dei Comuni e delle Province e della sua composizione per forma tecnica, coincidente in buona sostanza con quella per settori mutuanti: 1. mutui in obbligazioni (sottoscritte da privati e banche); 2. mutui garantiti da delegazioni sulle sovraimposte (Cdp e Saccp); 3. altri mutui: in particolare, quelli chirografari (erogati dalle Casse di risparmio ordinarie, Cro). Ne è scaturita la rilevanza della componente in obbligazioni sino al 1896 e, successivamente, la drastica riduzione (anche nei valori assoluti). Nel § 3.2. ho cercato di ricostruire i dati mancanti del totale del debito tramite la cumulazione dei disavanzi di bilancio, con risultati insoddisfacenti perché: 1. i dati disponibili sono costituiti dai disavanzi dei bilanci di previsione del MAIC (e non di consuntivo); 2. il debito totale stimato dal MAIC (come somma di componenti) è riferito alle passività sotto forma di mutui (e non comprende quelle più a breve, in una parola fluttuanti). A fronte dei dati mancanti del debito (1864-1877 e 1901-1915), nel § 3.3 ho affiancato, alle informazioni lato debitore del MAIC, le serie prive di dati mancanti dei finanziamenti agli enti morali di banche e istituti di emissione e dei mutui della Cdp, della Saccp e degli Istituti di previdenza amministrati dalla Cassa. Questo ha consentito di gettare un po’ di luce sul periodo 1896-1915 e di qualificare: 1. la presenza di un processo di sostituzione tra i nuovi debiti verso la Cdp, la Saccp e le Cro e i vecchi debiti in obbligazioni; 2. la fase di fine secolo del consolidamento e della conversione dei debiti di alcune grandi città e delle isole maggiori tramite la Saccp. Nel § 3.4 ho sviluppato l’analisi del peso relativo dei finanziamenti alle opere pubbliche e della dimissione di debiti da parte della Cassa-Saccp e degli “altri mutuanti”. Ne è scaturita l’importanza dei processi di dimissione dei debiti, non solo per la Cdp-Saccp, ma anche per le “altre istituzioni mutuanti” (canale obbligazionario e bancario), in un contesto di tendenziale riduzione del tasso medio d’interesse sul debito locale. Nel § 4 ho svolto alcune prime conclusioni cui sono pervenuto.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
433_UPLOAD.pdf
non disponibili
Tipologia:
Post-print
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
277.34 kB
Formato
Adobe PDF
|
277.34 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/33554
Attenzione
Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo