Il caso della palude di Bientina, una vasta zona umida bonificata mediante canalizzazioni alla vigilia dell’unità d’Italia, viene indagato cercando di coglierne la complessità e le contraddizioni. La presenza di un confine politico fra Lucca e Firenze compromise fino a metà ‘800, in virtù di interessi divergenti, ogni tentativo di condividere soluzioni e progetti di bonifica. L’intervento cerca di spiegare come le acque stagnanti di Bientina – “le acque morte” - fossero ancora nel XVIII secolo un ecosistema umido estremamente composito e multiforme (e come tale appariva nella cartografia e nelle fonti storiche). In realtà potremmo parlare, ribaltando in positivo lo stereotipo “palustre”, di acque estremamente “vive”, intorno alle quali ruotavano, da secoli, complesse forme di organizzazione economica e sociale. A partire dalle riforme del ‘700 iniziò a prevalere un modello di sviluppo incentrato sull’agricoltura e sulla progressiva riduzione e ‘domesticazione’ di questo paesaggio di acque. Non si trattò, tuttavia, di un processo inevitabile ma di una graduale e assai contrastata affermazione di un modo diverso di intendere e di utilizzare lo spazio ambientale.
Zagli, A. (2009). Acque morte: il lago e la palude di Bientina nel Settecento. STORIA URBANA, 125, 101-131.
Acque morte: il lago e la palude di Bientina nel Settecento
ZAGLI, ANDREA
2009-01-01
Abstract
Il caso della palude di Bientina, una vasta zona umida bonificata mediante canalizzazioni alla vigilia dell’unità d’Italia, viene indagato cercando di coglierne la complessità e le contraddizioni. La presenza di un confine politico fra Lucca e Firenze compromise fino a metà ‘800, in virtù di interessi divergenti, ogni tentativo di condividere soluzioni e progetti di bonifica. L’intervento cerca di spiegare come le acque stagnanti di Bientina – “le acque morte” - fossero ancora nel XVIII secolo un ecosistema umido estremamente composito e multiforme (e come tale appariva nella cartografia e nelle fonti storiche). In realtà potremmo parlare, ribaltando in positivo lo stereotipo “palustre”, di acque estremamente “vive”, intorno alle quali ruotavano, da secoli, complesse forme di organizzazione economica e sociale. A partire dalle riforme del ‘700 iniziò a prevalere un modello di sviluppo incentrato sull’agricoltura e sulla progressiva riduzione e ‘domesticazione’ di questo paesaggio di acque. Non si trattò, tuttavia, di un processo inevitabile ma di una graduale e assai contrastata affermazione di un modo diverso di intendere e di utilizzare lo spazio ambientale.File | Dimensione | Formato | |
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