Il saggio ha lo scopo di evidenziare il fatto che il De signis di Filodemo è un'opera fondamentale per la ricostruzione della storia della semiotica in quanto è il primo caso nell'antichità in cui un intero libro viene dedicato alla teoria dell'inferenza da segni. Attraverso un attento esame testuale coadiuvato dalle moderne teorie semiotiche viene messo in luce il sofisticato sistema espositivo di tipo hypomnematico che permette a Filodemo di riportare la polemica fra gli epicurei e un gruppo di avversari, di solito identificati con gli stoici, circa il procedimento semiotico-inferenziale, cioè quel procedimento che consente di conoscere fatti non disponibili alla percezione partendo da fenomeni percepibili che fungono da segni. Il testo che ci è giunto si snoda (soprattutto nelle prime due sezioni) attraverso l’esposizione di una serie di obiezioni che gli avversari degli epicurei muovono alla loro teoria del segno, obiezioni che sono seguite dalle repliche con cui gli epicurei si difendono dagli attacchi. La prima parte contiene il resoconto che Filodemo fa delle idee del suo maestro, Zenone di Sidone; nella seconda parte ancora le idee di Zenone vengono esposte da uno dei suo allievi, Bromio; la terza parte espone le idee di Demetrio Lacone, mentre la quarta contiene una serie di risposte di un anonimo maestro epicureo, che spesso si è ritenuto essere lo stesso Demetrio Lacone. La novità dei risultati consiste nella dimostrazione che la sezione di Bromio non è soltanto una rielaborazione di ciò che è stato detto prima ma un approfondimento che rafforza la difesa del metodo inferenziale epicureo secondo similarità. L'abstract in inglese è inserito nel Pdf

Manetti, G., Fausti, D. (2011). La sezione di Bromio del De signis: il dibattito sulla vaghezza del concetto di similarità. CRONACHE ERCOLANESI, 41, 161-188.

La sezione di Bromio del De signis: il dibattito sulla vaghezza del concetto di similarità

MANETTI, GIOVANNI
;
FAUSTI, DANIELA
2011-01-01

Abstract

Il saggio ha lo scopo di evidenziare il fatto che il De signis di Filodemo è un'opera fondamentale per la ricostruzione della storia della semiotica in quanto è il primo caso nell'antichità in cui un intero libro viene dedicato alla teoria dell'inferenza da segni. Attraverso un attento esame testuale coadiuvato dalle moderne teorie semiotiche viene messo in luce il sofisticato sistema espositivo di tipo hypomnematico che permette a Filodemo di riportare la polemica fra gli epicurei e un gruppo di avversari, di solito identificati con gli stoici, circa il procedimento semiotico-inferenziale, cioè quel procedimento che consente di conoscere fatti non disponibili alla percezione partendo da fenomeni percepibili che fungono da segni. Il testo che ci è giunto si snoda (soprattutto nelle prime due sezioni) attraverso l’esposizione di una serie di obiezioni che gli avversari degli epicurei muovono alla loro teoria del segno, obiezioni che sono seguite dalle repliche con cui gli epicurei si difendono dagli attacchi. La prima parte contiene il resoconto che Filodemo fa delle idee del suo maestro, Zenone di Sidone; nella seconda parte ancora le idee di Zenone vengono esposte da uno dei suo allievi, Bromio; la terza parte espone le idee di Demetrio Lacone, mentre la quarta contiene una serie di risposte di un anonimo maestro epicureo, che spesso si è ritenuto essere lo stesso Demetrio Lacone. La novità dei risultati consiste nella dimostrazione che la sezione di Bromio non è soltanto una rielaborazione di ciò che è stato detto prima ma un approfondimento che rafforza la difesa del metodo inferenziale epicureo secondo similarità. L'abstract in inglese è inserito nel Pdf
2011
Manetti, G., Fausti, D. (2011). La sezione di Bromio del De signis: il dibattito sulla vaghezza del concetto di similarità. CRONACHE ERCOLANESI, 41, 161-188.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/19628