Nel saggio sono dapprima ripercorse le principali difficoltà che riguardano la dottrina plotiniana della materia, a partire da quelle connesse all’opzione fondamentalmente monista di Plotino, vale a dire alla sua intenzione di negare alla materia lo statuto di principio originario autonomo e di far derivare anch’essa, come tutto il reale, da un unico principio supremo: l’Uno. Si passa quindi all’esame della concezione propriamente negativa della materia che Plotino propone, e sulle conseguenze di tale attitudine nella reinterpretazione della dottrina ilomorfica (di stampo aristotelico), cioè del modo in cui la materia si rapporta ai principi formali. Questi ultimi non vanno identificati con le idee vere e proprie (che costituiscono la seconda ipostasi, cioè l’Essere-Intelletto), bensì con riflessi o immagini di esse, e per di più immagini di terzo grado o livello. Sotto le idee dell’Essere-Intelletto si pongono infatti le idee nell’Anima superiore (logoi primari), quelle – derivate – nell’Anima inferiore (logoi secondari), e solo da ultimo i logoi nella materia, che presiedono alla produzione dei corpi e delle loro proprietà. L’intento tipicamente neoplatonico che sottende questa proliferazione è quello di tenere assieme l’assoluta trascendenza delle forme ideali con l’esigenza della partecipazione, che prevede invece che le forme (ma, appunto, in questo caso, non le stesse forme ideali, ma delle immagini derivate) siano presenti nella materia. In questo modo, l’ilomorfismo perde di fatto consistenza – di qui l’uso del termine «pseudoilomorfismo» già nel titolo del contributo –, in ragione sia del carattere derivato dei principi formali dei corpi sia, soprattutto, della totale inconsistenza ontologica della materia, incapace di entrare in qualsivoglia relazione con quei principi formali e di contribuire veramente alla costituzione e ai caratteri del corporeo. La materia finisce così per avere una mera funzione ‘distorcente’, che rende manifesti 'come non sono e dove non sono' i principi formali, unici veri protagonisti dell’ontologia plotiniana in tutti i gradi della gerarchia del reale.
Linguiti, A. (2007). La materia dei corpi: sullo pseudoilomorfismo plotiniano. QUAESTIO, 7, 105-122 [10.1484/J.QUAESTIO.1.100151].
La materia dei corpi: sullo pseudoilomorfismo plotiniano
LINGUITI, ALESSANDRO
2007-01-01
Abstract
Nel saggio sono dapprima ripercorse le principali difficoltà che riguardano la dottrina plotiniana della materia, a partire da quelle connesse all’opzione fondamentalmente monista di Plotino, vale a dire alla sua intenzione di negare alla materia lo statuto di principio originario autonomo e di far derivare anch’essa, come tutto il reale, da un unico principio supremo: l’Uno. Si passa quindi all’esame della concezione propriamente negativa della materia che Plotino propone, e sulle conseguenze di tale attitudine nella reinterpretazione della dottrina ilomorfica (di stampo aristotelico), cioè del modo in cui la materia si rapporta ai principi formali. Questi ultimi non vanno identificati con le idee vere e proprie (che costituiscono la seconda ipostasi, cioè l’Essere-Intelletto), bensì con riflessi o immagini di esse, e per di più immagini di terzo grado o livello. Sotto le idee dell’Essere-Intelletto si pongono infatti le idee nell’Anima superiore (logoi primari), quelle – derivate – nell’Anima inferiore (logoi secondari), e solo da ultimo i logoi nella materia, che presiedono alla produzione dei corpi e delle loro proprietà. L’intento tipicamente neoplatonico che sottende questa proliferazione è quello di tenere assieme l’assoluta trascendenza delle forme ideali con l’esigenza della partecipazione, che prevede invece che le forme (ma, appunto, in questo caso, non le stesse forme ideali, ma delle immagini derivate) siano presenti nella materia. In questo modo, l’ilomorfismo perde di fatto consistenza – di qui l’uso del termine «pseudoilomorfismo» già nel titolo del contributo –, in ragione sia del carattere derivato dei principi formali dei corpi sia, soprattutto, della totale inconsistenza ontologica della materia, incapace di entrare in qualsivoglia relazione con quei principi formali e di contribuire veramente alla costituzione e ai caratteri del corporeo. La materia finisce così per avere una mera funzione ‘distorcente’, che rende manifesti 'come non sono e dove non sono' i principi formali, unici veri protagonisti dell’ontologia plotiniana in tutti i gradi della gerarchia del reale.File | Dimensione | Formato | |
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