"Pauperes sic nominati et electi". Identificare, scegliere, distribuire: poveri ed esecutori testamentari a Siena fra Due e Trecento / Identify, Choose, Distribute: Poor and Executors in Siena between 13th and 14th Centuries

The essay sheds light on the complex system of practices of ethical redistribution of private wealth conveyed by the execution, often slow and partial, of the testamentary dispositions "pro anima" in late thirteenth-century Siena. A system whose main protagonists were the lay executors chosen by the testators from among their family, friends and business companions, who were progressively flanked and superimposed, with the intentions of coordination and control, an apparatus of figures of authority and specialized operators, populated by clerics but also by lay or semi-religious – merchants, notaries, artisans – accredited not only by a recognized reputation for moral rectitude, also by solid technical skills in the writing and economic management of the sums tied to pious causes. Through the detailed examination of a good number of «private» execution records prior to the plague, choices and strategies adopted during execution in the selection of the poor are identified, high lighting a tendency to reorient the redistribution circuits towards an audience of non-anonymous recipients, known and recognized as included parties, albeit fragile, of the civitas.

Il saggio getta luce sul complesso sistema di pratiche di redistribuzione etica della ricchezza privata veicolate dall’esecuzione, spesso lenta e parziale, delle disposizioni testamentarie pro anima nella Siena tardoduecentesca. Un sistema allora ancora in mano ai fidecommissari laici liberamente scelti dai testatori tra i propri familiari, amici e compagni d’affari, cui andava progressivamente ad affiancarsi e sovrapporsi, con intenti di coordinamento e controllo, un apparato di figure di autorità e operatori specializzati, popolato di chierici ma anche di laici o semireligosi – mercanti, notai, artigiani – accreditati oltre che da una riconosciuta fama di dirittura morale, anche da solide capacità tecniche nella scritturazione e nella gestione economica delle somme vincolate alle cause pie. La discretio nella gestione economica dei capitali testamentari messa in opera da questi imprescindibili mediatori della relazione tra il testatore ed i poveri è l’altra faccia dell’enorme margine di arbitrio lasciato loro nella individuazione delle persone fisiche tra cui ripartire quanto destinato ai pauperes. Attraverso il puntuale esame di un buon numero di scritture di esecuzione ‘privata’ anteriori alla peste, vengono individuate scelte e strategie adottate in sede di esecuzione nella selezione dei poveri, mettendo in luce una tendenziale propensione a riorientare i circuiti di redistribuzione verso una platea di destinatari non anonimi, conosciuti e riconosciuti come parti incluse, ancorché fragili, della civitas. Già prima dello slittamento dal duecentesco modello aperto – cioè principalmente gestito da fiduciari laici liberamente scelti dai testatori tra i propri amici e congiunti – a un modello più rigido, controllato e regolato da apparati burocratici vescovili e mediato da soggetti istituzionali che per Siena non sono tanto i funzionari vescovili quanto i grandi enti assistenziali soggetti al patronato Comunale, le scritture di esecuzione prendono a infittirsi dunque di elenchi di pauperes nominati, cioè identificati grazie a un nome personale che diviene sempre più garanzia di una selezione ormai necessaria.