La storia dei regolamenti parlamentari è intrinsecamente intrecciata alla storia politica del nostro Paese. Tutti i grandi momenti di cesura politica ed istituzionale hanno prodotta effetti sui regolamenti parlamentari. Già in epoca statutaria, la volontà di superare l’ostruzionismo della sinistra radicale contro alcuni provvedimenti liberticidi aveva portata all’introduzione di modifiche regolamentari. Stesso discorso valga per il fascismo che operò sui regolamenti con l’obiettivo di depotenziare il controllo del Parlamento sul governo. Anche la grande riforma regolamentare del 1971 rappresentava la proiezione di una situazione politica per la quale non era più possibile ignorare la forza del PCI: ne conseguì che se, per ragioni di carattere internazionale, il PCI non era ancora inseribile nel circuito di governo, poteva essere a pieno titolo coinvolto nel circuito istituzionale e parlamentare. Significativi furono gli interventi sui Regolamenti realizzati tra il 1997 e il 1999 e che riflettevano il passaggio, già consumatosi negli anni precedenti, ad un sistema politico bipolare frutto della nuova legge elettorale maggioritaria. Tali considerazioni dimostrano che le riforme regolamentari siano state sempre funzionali al sistema politico vigente al momento storico considerato. Tuttavia, tali cesure erano accompagnate da una certa continuità: le riforme, infatti, non andavano mai a stravolgere l’intero impianto dei regolamenti. L’esigenza di continuità corrispondeva, in primis, alla constatazione che l’Italia, con la sola eccezione del fascismo, è sempre stata un regime parlamentare; inoltre, era fondamentale che il dibattito politico venisse incanalato in forme che non fossero mutate di continuo in quanto si è sempre guardato con sospetto ad interventi massicci e ripetuti sui regolamenti. Naturalmente, quando erano le condizioni politiche ad imporlo, il Legislatore ha saputo procedere ad interventi anche massicci. Alla luce di queste premesse, è evidente la validità di quelle argomentazioni che vedono il diritto parlamentare quale avanguardia del diritto costituzionale se non addirittura il diritto della politica. In questo primo capitolo, verrà ripercorsa la storia delle vicende regolamentari e, in particolare, si analizzerà come su di esse abbiano influito le contingenze politiche e come il diritto parlamentare altro non sia che la codificazione di comportamenti imposti dalla prassi: non potrebbe essere altrimenti se consideriamo che il primo regolamento della prima Camera statutaria fu licenziato dal governo Balbo nel 1848. Si procederà ad un’analisi storico – politica dei regolamenti nel periodo di vigenza dello Statuto Albertino; una seconda parte del capitolo sarà dedicata alla riforma del 1971 con particolare riferimento alle sue ragioni e ai suoi effetti sul panorama politico degli anni settanta e con una parentesi sulle cause per cui negli anni ’80, invece, sembrò registrarsi un rovesciamento della logica che aveva portato alla grande riforma; si procederà poi con un approfondimento sugli effetti della riforma elettorale del 1993 sui regolamenti parlamentari con particolare attenzione agli interventi posti in essere per uniformare i suddetti testi regolamentari alla nuova realtà politica.
COZZI FUCILE, C. (2023). Regolamenti Parlamentari e cicli politici. Dal consociativismo del 1971 al maggioritario funzionale del 1988. OSSERVATORIO SULLE FONTI, 19-35.
Regolamenti Parlamentari e cicli politici. Dal consociativismo del 1971 al maggioritario funzionale del 1988
Claudio Cozzi Fucile
2023-01-01
Abstract
La storia dei regolamenti parlamentari è intrinsecamente intrecciata alla storia politica del nostro Paese. Tutti i grandi momenti di cesura politica ed istituzionale hanno prodotta effetti sui regolamenti parlamentari. Già in epoca statutaria, la volontà di superare l’ostruzionismo della sinistra radicale contro alcuni provvedimenti liberticidi aveva portata all’introduzione di modifiche regolamentari. Stesso discorso valga per il fascismo che operò sui regolamenti con l’obiettivo di depotenziare il controllo del Parlamento sul governo. Anche la grande riforma regolamentare del 1971 rappresentava la proiezione di una situazione politica per la quale non era più possibile ignorare la forza del PCI: ne conseguì che se, per ragioni di carattere internazionale, il PCI non era ancora inseribile nel circuito di governo, poteva essere a pieno titolo coinvolto nel circuito istituzionale e parlamentare. Significativi furono gli interventi sui Regolamenti realizzati tra il 1997 e il 1999 e che riflettevano il passaggio, già consumatosi negli anni precedenti, ad un sistema politico bipolare frutto della nuova legge elettorale maggioritaria. Tali considerazioni dimostrano che le riforme regolamentari siano state sempre funzionali al sistema politico vigente al momento storico considerato. Tuttavia, tali cesure erano accompagnate da una certa continuità: le riforme, infatti, non andavano mai a stravolgere l’intero impianto dei regolamenti. L’esigenza di continuità corrispondeva, in primis, alla constatazione che l’Italia, con la sola eccezione del fascismo, è sempre stata un regime parlamentare; inoltre, era fondamentale che il dibattito politico venisse incanalato in forme che non fossero mutate di continuo in quanto si è sempre guardato con sospetto ad interventi massicci e ripetuti sui regolamenti. Naturalmente, quando erano le condizioni politiche ad imporlo, il Legislatore ha saputo procedere ad interventi anche massicci. Alla luce di queste premesse, è evidente la validità di quelle argomentazioni che vedono il diritto parlamentare quale avanguardia del diritto costituzionale se non addirittura il diritto della politica. In questo primo capitolo, verrà ripercorsa la storia delle vicende regolamentari e, in particolare, si analizzerà come su di esse abbiano influito le contingenze politiche e come il diritto parlamentare altro non sia che la codificazione di comportamenti imposti dalla prassi: non potrebbe essere altrimenti se consideriamo che il primo regolamento della prima Camera statutaria fu licenziato dal governo Balbo nel 1848. Si procederà ad un’analisi storico – politica dei regolamenti nel periodo di vigenza dello Statuto Albertino; una seconda parte del capitolo sarà dedicata alla riforma del 1971 con particolare riferimento alle sue ragioni e ai suoi effetti sul panorama politico degli anni settanta e con una parentesi sulle cause per cui negli anni ’80, invece, sembrò registrarsi un rovesciamento della logica che aveva portato alla grande riforma; si procederà poi con un approfondimento sugli effetti della riforma elettorale del 1993 sui regolamenti parlamentari con particolare attenzione agli interventi posti in essere per uniformare i suddetti testi regolamentari alla nuova realtà politica.| File | Dimensione | Formato | |
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Regolamenti Parlamentari e Cicli Politici. Dal Consociativismo del 1971 al Maggioritario Funzionale del 1988.pdf
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