L’uso del fuoco in contesti minerari durante la preistoria non è così infrequente e le prove archeologiche del suo impiego sono numerose e difficilmente confutabili. Il ricorso al fuoco è infatti collegato alla sua capacità di indebolire la roccia incassante il minerale in modo da agevolare il processo estrattivo per mezzo di un idoneo strumentario, generalmente realizzato in pietra e meno frequentemente in materia dura animale. Il presente contributo intende illustrare le evidenze archeologiche dell’utilizzo della tecnica del fire-setting, anche a livello europeo. Nello specifico, verrà preso in esame il caso studio del sito di Poggio Spaccasasso, una miniera neolitica dove la tecnica del fire-setting è documentata eccezionalmente nella coltivazione del cinabro, fortemente sensibile al calore. Il dato archeologico, testimoniato in primo luogo dalla presenza di due focolari e soprattutto dalle caratteristiche tracce che tale tecnica ha lasciato sui vari fronti di estrazione, è stato affiancato da analisi antracologiche e da alcune prove sperimentali. Le analisi sui carboni hanno infatti permesso di identificare le essenze vegetali utilizzate per l’accensione del fuoco, mentre le attività sperimentali sono servite a testare l’efficacia del calore nel facilitare l’abbattimento del calcare massiccio.
Terziani, A., Volante, N., Poggiali, F. (2024). Alta tecnologia del fuoco: il fire-setting per l’estrazione del cinabro. Il caso studio di Poggio Spaccasasso (Alberese-GR). In Archeologia del Fuoco: la vita, la morte, i culti: una presenza costante: ricerche e scavi (pp.359-375). Milano : Centro Studi di Preistoria e Archeologia.
Alta tecnologia del fuoco: il fire-setting per l’estrazione del cinabro. Il caso studio di Poggio Spaccasasso (Alberese-GR)
Terziani, Andrea;Volante, Nicoletta
;Poggiali, Federico
2024-01-01
Abstract
L’uso del fuoco in contesti minerari durante la preistoria non è così infrequente e le prove archeologiche del suo impiego sono numerose e difficilmente confutabili. Il ricorso al fuoco è infatti collegato alla sua capacità di indebolire la roccia incassante il minerale in modo da agevolare il processo estrattivo per mezzo di un idoneo strumentario, generalmente realizzato in pietra e meno frequentemente in materia dura animale. Il presente contributo intende illustrare le evidenze archeologiche dell’utilizzo della tecnica del fire-setting, anche a livello europeo. Nello specifico, verrà preso in esame il caso studio del sito di Poggio Spaccasasso, una miniera neolitica dove la tecnica del fire-setting è documentata eccezionalmente nella coltivazione del cinabro, fortemente sensibile al calore. Il dato archeologico, testimoniato in primo luogo dalla presenza di due focolari e soprattutto dalle caratteristiche tracce che tale tecnica ha lasciato sui vari fronti di estrazione, è stato affiancato da analisi antracologiche e da alcune prove sperimentali. Le analisi sui carboni hanno infatti permesso di identificare le essenze vegetali utilizzate per l’accensione del fuoco, mentre le attività sperimentali sono servite a testare l’efficacia del calore nel facilitare l’abbattimento del calcare massiccio.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
22_PPEXVI_Terziani et alii (2).pdf
non disponibili
Tipologia:
PDF editoriale
Licenza:
NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione
3.83 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.83 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1284774