Se la traduzione francese delle Ideen zur Mimik (1785) del tedesco Johann Jakob Engel approfondisce una concezione dell’attore che, già a partire dalla seconda metà del secolo in Francia, si vede rinnovata grazie a importanti scritti teorici di letterati quali Luigi e François Riccoboni, Rémond de Sainte-Albine, Diderot, la centralità culturale del trattato risiede però anche nella messa in rilievo di una tendenza epistemologica che nel contesto del tardo Illuminismo franco-tedesco si stava imponendo non solo nell’ambito dell’estetica, ma anche in quello, più composito, delle cosiddette “scienze dell’uomo”. Il particolare interesse rivolto da Engel verso l’antropologia e i meccanismi neurologici dell’attore coinvolti nel rapporto emotivo con lo spettatore tradisce infatti una volontà indagatoria tesa, oltre che alla fondazione di una nuova arte della recitazione, soprattutto a una più completa comprensione delle riscoperte dinamiche cognitive dell’essere umano. In questo articolo cercherò di mettere dunque in evidenza, da una parte, l’apporto dato da differenti tradizioni pseudoscientifiche del periodo (il sensismo di Condillac, la fisiognomica di Lavater, il vitalismo di Diderot…) alla riflessione attoriale di Engel, e, dall’altra, lo statuto assunto da quest’ultima all’interno del fiorente milieu scientifico-antropologico della Francia di fine Settecento e inizio Ottocento.
Matteini, D. (2024). L'attore in provetta. Johann Jakob Engel tra teoria dell’attore e sciences de l’homme. ELEPHANT & CASTLE(33), 37-46 [10.62336/unibg.eac.33.490].
L'attore in provetta. Johann Jakob Engel tra teoria dell’attore e sciences de l’homme
Matteini, David
2024-01-01
Abstract
Se la traduzione francese delle Ideen zur Mimik (1785) del tedesco Johann Jakob Engel approfondisce una concezione dell’attore che, già a partire dalla seconda metà del secolo in Francia, si vede rinnovata grazie a importanti scritti teorici di letterati quali Luigi e François Riccoboni, Rémond de Sainte-Albine, Diderot, la centralità culturale del trattato risiede però anche nella messa in rilievo di una tendenza epistemologica che nel contesto del tardo Illuminismo franco-tedesco si stava imponendo non solo nell’ambito dell’estetica, ma anche in quello, più composito, delle cosiddette “scienze dell’uomo”. Il particolare interesse rivolto da Engel verso l’antropologia e i meccanismi neurologici dell’attore coinvolti nel rapporto emotivo con lo spettatore tradisce infatti una volontà indagatoria tesa, oltre che alla fondazione di una nuova arte della recitazione, soprattutto a una più completa comprensione delle riscoperte dinamiche cognitive dell’essere umano. In questo articolo cercherò di mettere dunque in evidenza, da una parte, l’apporto dato da differenti tradizioni pseudoscientifiche del periodo (il sensismo di Condillac, la fisiognomica di Lavater, il vitalismo di Diderot…) alla riflessione attoriale di Engel, e, dall’altra, lo statuto assunto da quest’ultima all’interno del fiorente milieu scientifico-antropologico della Francia di fine Settecento e inizio Ottocento.File | Dimensione | Formato | |
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