The relationship with our own body is particularly complex to define because the body has always been the instrument and the means by which each of us experiences his own subjectivity and his relationship with the world. When one enters into a state of sickness, the suffering body brings back unfamiliar sensations, fears, new visions of self and is unequivocally affected by the dualistic conception which separates the psyche and the body. The anguish felt in childhood illness is very strong, because children are not yet able to clearly distinguish reality from fantasy. They experience hospitalization as a fault, an event due and consequent to something done, said or even imagined.In this time the recreational activities that allow to act towards the maintenance of a harmonious psychophysical development of the healthy part of the child become fundamental, through sensorial stimuli and positive interpersonal relationships for its global development. Scholastic activities are also necessary, which offer the possibility to keep the learning dimension active and to guarantee the children rights.To realize a school that takes into account these goals, there is a need for greater integration with the hospital structure, with the hospital staff, with the parents, in order to create a “therapeutic alliance”.

La riflessione intorno al significato che assume nella vita infantile, l’ingresso in una struttura ospedaliera, non può prescindere da uno sguardo a come è concepita la medicina nella realtà occidentale ancora oggi. Nonostante la pediatria in particolare, e le diverse discipline mediche nel loro insieme, siano proiettate in un riconoscimento della globalità del soggetto e si pongano nella logica del superamento della dualità mente-corpo, tipica della cultura tradizionale occidentale, molti passi ancora devono essere fatti nella direzione di una medicina che sappia riconoscere profondamente una visione olistica del paziente durante l’ospedalizzazione. L’ingresso nella dimensione di limitazione del proprio agire corporeo per una malattia o una infermità dettata da un trauma incidentale, attiva nel bambino/bambina sensazioni, paure, visioni di sé spesso inedite e disorientanti, che divengono dei veri livelli di angoscia quando vi è l’ingresso nella struttura ospedaliera. Tra i 12 e i 18 mesi di vita, lo sviluppo del bambino è particolarmente delicato, essendo in questa fase il legame di attaccamento con la madre saldamente strutturato, fase che necessita di una stabile continuità relazionale. L’autonomia raggiunta dal bambino è ancora molto precaria ed ogni interferenza dell’ambiente esterno sull'unità della coppia madre-figlio rischia di rallentare i traguardi evolutivi. Proprio per questo, l’incontro con le figure mediche e di assistenza sanitaria può creare un forte disorientamento e si possono avere delle reazioni anche sul piano affettivo, del linguaggio e dei comportamenti, transitori, ma che creano una sensibile difficoltà soprattutto nei genitori e nelle figure di accudimento in generale. Anche per i bambini tra i 18 mesi e 48 il fattore maggiormente problematico è dato dalla separazione dai genitori, situazione che crea una reazione acuta e durevole di ansia, con la manifestazione di malumore e collera in maniera ben più attiva e cosciente di quanto poteva accadere nei primi mesi di vita. Normalmente quando la degenza del bambino è di breve durata, manifesta il suo disagio mettendo in atto comportamenti di protesta e di pianto. Di fronte ad una lunga degenza (nell'ordine di mesi e oltre) è più facile osservare comportamenti di rabbia nei confronti delle figure di attaccamento ed è alto il rischio di regressione a stadi dello sviluppo appena superati, come l’igiene personale e il mangiare da soli. A queste si associano anche le paure notturne, repressione dell'espressione verbale e una sintomatologia psicosomatica funzionale transitoria. Se nei bambini fino a 3/4 anni di età l'ospedalizzazione rappresenta prevalentemente un notevole trauma a livello dei rapporti con la madre, per il bambino tra i 5 e gli 11 anni il ricovero in ospedale significa soprattutto l'allontanamento da “tutto” l’ambiente familiare. Anche per i bambini di questa età esiste sempre il rischio di andare incontro a fenomeni di disadattamento e di regressione del tipo di quelli riferiti per le età precedenti e a forme di reazioni depressive, mascherate da disturbi psicosomatici (enuresi, encopresi, anoressia, ecc.). Dotato di un equilibrio emotivo ancora instabile il bambino arriva con facilità a strutturare l'ansia e l'angoscia per ciò che lo aspetta sotto forma di pericoli fantastici, interpretando gli eventi curativi come punizioni. Oltre al pericolo di regressioni nel campo delle acquisizioni igieniche, motorie e del linguaggio o all’insorgenza di forme fobiche, i bambini di questa età sottoposti a lunghi periodi di ospedalizzazione presentano manifestazioni di deterioramento della personalità quali infantilismo, egocentrismo, monotonia e tristezza, indipendentemente dalla gravità della malattia organica che ha causato il ricovero e del tipo di terapia applicato. Le conseguenze dettate da una ospedalizzazione non sono solo limitate al suo processo di sviluppo che può subire una battuta di arresto, se non una vera e propria regressione a stati di sviluppo precedenti, ma si ripercuotono sul suo intero sistema relazionale. L’ospedalizzazione, infatti, è causa di scompiglio e di sconvolgimento nella quotidianità del nucleo familiare a livello di orari, impegni, ritmi di vita, etc., che devono modellarsi su esigenza, possibilità e tempi della struttura sanitaria. Inoltre vi sono delle specifiche difficoltà e di meccanismi psicologici complessi nel modo di affrontare la malattia del proprio figlio. Tra le diverse risposte che il sistema sanitario ha cercato di dare a tutte queste problematiche si trovano tutte quelle attività che permettono la socializzazione del bambino e il mantenimento di una relazione con i contesti di vita. Questo ha permesso di potenziare gli interventi e le occasioni ludico-ricreative all'interno dei reparti pediatrici e il mantenimento delle attività di apprendimento, facendo assumere alla scuola un’importanza sia come ausilio didattico, ma anche come sostegno psicologico, offrendo al bambino l’idea che lo studio gli serve per il suo futuro e permettendogli di pensare che a breve potrà tornare alla vita di prima.

Mancaniello, M.R. (2018). El cuerpo en la infancia y las formas de sufrimiento: el trauma de la hospitalización y el cuidado socio-educativo. MILLCAYAC, 5(8), 63-88.

El cuerpo en la infancia y las formas de sufrimiento: el trauma de la hospitalización y el cuidado socio-educativo

Mancaniello, Maria Rita
2018-01-01

Abstract

The relationship with our own body is particularly complex to define because the body has always been the instrument and the means by which each of us experiences his own subjectivity and his relationship with the world. When one enters into a state of sickness, the suffering body brings back unfamiliar sensations, fears, new visions of self and is unequivocally affected by the dualistic conception which separates the psyche and the body. The anguish felt in childhood illness is very strong, because children are not yet able to clearly distinguish reality from fantasy. They experience hospitalization as a fault, an event due and consequent to something done, said or even imagined.In this time the recreational activities that allow to act towards the maintenance of a harmonious psychophysical development of the healthy part of the child become fundamental, through sensorial stimuli and positive interpersonal relationships for its global development. Scholastic activities are also necessary, which offer the possibility to keep the learning dimension active and to guarantee the children rights.To realize a school that takes into account these goals, there is a need for greater integration with the hospital structure, with the hospital staff, with the parents, in order to create a “therapeutic alliance”.
2018
Mancaniello, M.R. (2018). El cuerpo en la infancia y las formas de sufrimiento: el trauma de la hospitalización y el cuidado socio-educativo. MILLCAYAC, 5(8), 63-88.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1232512