La possibilità di ampliare le nostre conoscenze sulle fiabe dell’antichità classica, e in particolare sulla Lamia, il mostro antropofago che le popolava in maniera analoga ai nostri orchi, si scontra con una scarsità di testimonianze dovuta anche alle resistenze a includere materiale folklorico nelle opere di letteratura “alta”. Tuttavia, si può comunque cercare di spingersi oltre il livello raggiunto dalle sintesi otto-novecentesche. Da un lato, l’analisi di scolii e frammenti di autori negletti può fornire qualche dato in più, come mostra il caso del retore Nicostrato; dall’altro, una comparazione giudiziosa, che sfrutti gli avanzamenti quantitativi e qualitativi nella documentazione folklorica (in particolare dell’area mediterranea), può contestualizzare meglio le allusioni già in nostro possesso. Proprio su queste basi si può ipotizzare che già nell’antichità e nel medioevo la Lamia fosse caratterizzata da un olfatto sopra√no, in grado di percepire la carne umana, e forse che già all’epoca i protagonisti di alcune narrazioni riuscissero a rabbonirla facendosi “adottare” da lei, chiamandola ‘madre’ o succhiandole il seno.
Braccini, T. (2023). Mythoi phoberoi, mythoi dramatikoi: il punto sulle “fiabe della spaventevole Lamia” tra antichità e medioevo. FAVOLA & FIABA, 1, 27-45.
Mythoi phoberoi, mythoi dramatikoi: il punto sulle “fiabe della spaventevole Lamia” tra antichità e medioevo
Braccini, Tommaso
2023-01-01
Abstract
La possibilità di ampliare le nostre conoscenze sulle fiabe dell’antichità classica, e in particolare sulla Lamia, il mostro antropofago che le popolava in maniera analoga ai nostri orchi, si scontra con una scarsità di testimonianze dovuta anche alle resistenze a includere materiale folklorico nelle opere di letteratura “alta”. Tuttavia, si può comunque cercare di spingersi oltre il livello raggiunto dalle sintesi otto-novecentesche. Da un lato, l’analisi di scolii e frammenti di autori negletti può fornire qualche dato in più, come mostra il caso del retore Nicostrato; dall’altro, una comparazione giudiziosa, che sfrutti gli avanzamenti quantitativi e qualitativi nella documentazione folklorica (in particolare dell’area mediterranea), può contestualizzare meglio le allusioni già in nostro possesso. Proprio su queste basi si può ipotizzare che già nell’antichità e nel medioevo la Lamia fosse caratterizzata da un olfatto sopra√no, in grado di percepire la carne umana, e forse che già all’epoca i protagonisti di alcune narrazioni riuscissero a rabbonirla facendosi “adottare” da lei, chiamandola ‘madre’ o succhiandole il seno.File | Dimensione | Formato | |
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