L’emergere di una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani rappresenta un fenomeno di portata mondiale. In tempi recenti abbiamo assistito al proliferare di vari casi in diverse giurisdizioni anche nel continente europeo. L’elemento comune ai casi emersi nel contesto europeo è rappresentato dal riferimento diretto o indiretto agli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani come base per le azioni di giustizia climatica. Il presente articolo individua ed analizza tre condizioni (cumulative) per l’effettivo esercizio di una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani. La prima si riferisce alla legittimazione ad agire in giudizio dei singoli cittadini e delle associazioni portartici di interessi collettivi connessi alla stabilità del clima. La seconda al nesso di causalità tra il mancato godimento di alcuni diritti umani da parte dei cittadini e gli effetti negativi causati dal fenomeno dai cambiamenti climatici. La terza alla sussistenza di un obbligo positivo a carico degli Stati (e dell’Unione Europea) di garantire la tutela dei diritti umani a rischio nei confronti dei soggetti sottoposti alla propria giurisdizione attraverso l’adozione di misure volte a contribuire adeguatamente al perseguimento dell’obiettivo della mitigazione dei cambiamenti climatici stabilito dall’Accordo di Parigi. Attraverso la lente di tali condizioni vengono esaminati nel dettaglio due casi particolarmente emblematici del fenomeno emergente della giustizia climatica nel contesto europeo. Il primo è il caso Urgenda, deciso definitivamente in terzo grado di giudizio dalla Corte Suprema olandese a favore dei ricorrenti. Il secondo è il caso People’s Climate (o caso Carvalho) rigettato in primo grado dal Tribunale per motivi procedurali legati al mancato riconoscimento della legittimazione ad agire dei ricorrenti ed attualmente pendente in appello davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Sulla base dell’analisi di tali casi si cercherà di verificare quanto siano solide le basi per la giustizia climatica in Europa.
Montini, M. (2020). Verso una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani. ORDINE INTERNAZIONALE E DIRITTI UMANI(3), 506-537.
Verso una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani
Montini Massimiliano
2020-01-01
Abstract
L’emergere di una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani rappresenta un fenomeno di portata mondiale. In tempi recenti abbiamo assistito al proliferare di vari casi in diverse giurisdizioni anche nel continente europeo. L’elemento comune ai casi emersi nel contesto europeo è rappresentato dal riferimento diretto o indiretto agli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani come base per le azioni di giustizia climatica. Il presente articolo individua ed analizza tre condizioni (cumulative) per l’effettivo esercizio di una giustizia climatica basata sulla tutela dei diritti umani. La prima si riferisce alla legittimazione ad agire in giudizio dei singoli cittadini e delle associazioni portartici di interessi collettivi connessi alla stabilità del clima. La seconda al nesso di causalità tra il mancato godimento di alcuni diritti umani da parte dei cittadini e gli effetti negativi causati dal fenomeno dai cambiamenti climatici. La terza alla sussistenza di un obbligo positivo a carico degli Stati (e dell’Unione Europea) di garantire la tutela dei diritti umani a rischio nei confronti dei soggetti sottoposti alla propria giurisdizione attraverso l’adozione di misure volte a contribuire adeguatamente al perseguimento dell’obiettivo della mitigazione dei cambiamenti climatici stabilito dall’Accordo di Parigi. Attraverso la lente di tali condizioni vengono esaminati nel dettaglio due casi particolarmente emblematici del fenomeno emergente della giustizia climatica nel contesto europeo. Il primo è il caso Urgenda, deciso definitivamente in terzo grado di giudizio dalla Corte Suprema olandese a favore dei ricorrenti. Il secondo è il caso People’s Climate (o caso Carvalho) rigettato in primo grado dal Tribunale per motivi procedurali legati al mancato riconoscimento della legittimazione ad agire dei ricorrenti ed attualmente pendente in appello davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Sulla base dell’analisi di tali casi si cercherà di verificare quanto siano solide le basi per la giustizia climatica in Europa.File | Dimensione | Formato | |
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