I terremoti distruttivi che negli ultimi dieci anni hanno colpito l’Italia centro-settentrionale (nel 2009 L’Aquila, MW=6.3; nel 2012 la Pianura emiliana, MW=6.1, 5.9; nel 2016 il confine tra Lazio, Marche ed Umbria, MW=6.2, 6.1, 6.6) hanno messo in luce la grande fragilità del tessuto urbano (soprattutto per quanto riguarda i centri storici), delle infrastrutture produttive e delle vie di comunicazione. Le sequenze sismiche hanno interessato almeno cinque regioni (Abruzzi, Emilia-Romagna, Lazio, Marche ed Umbria), nelle quali risiedono circa 14 milioni di abitanti (23% dell’intera popolazione italiana). Pur confinando con quattro di esse, il territorio toscano non ha subito danneggiamenti. Comunque, nel 2013 il suo settore nord-occidentale ha subito due scosse moderate (MW=5.4, 5.0; Rovida et al., 2016). Se mettiamo a confronto la recente attività sismica appenninica (Chiaraluce et al., 2011, 2017; Govoni et al., 2014; Cheloni et al., 2017; Scognamiglio et al., 2018) con i numerosi terremoti che nel precedente millennio hanno investito pesantemente la Toscana, si capisce meglio l’importanza di questa regione per giungere ad un quadro sismotettonico completo e coerente dell’Appennino centro-settentrionale. Ciò anche tenendo conto della popolazione potenzialmente coinvolta (oltre 3.7 milioni di abitanti) e della vulnerabilità dell’immenso patrimonio storico e culturale ospitato in città d’arte come Firenze, Pisa, Siena ed in molti altri piccoli centri (si vedano ad esempio: Ripepe et al., 2014; Zucca et al., 2019). Questo articolo illustra un plausibile meccanismo di deformazione attiva della Toscana, nel contesto della mobilità della catena appenninica. Nella prima parte è presentata una sintesi delle conoscenze sull’assetto strutturale e sui lineamenti tettonici meglio riconoscibili, con particolare attenzione alle presunte faglie attive; nella seconda sono invece analizzate le informazioni sui più recenti terremoti che hanno interessato la regione e le zone circostanti.
Viti, M. (2021). Tettonica attiva in Toscana: dieci anni di sismicità (2009-2019). ETRURIANATURA, XIV, 14-27.
Tettonica attiva in Toscana: dieci anni di sismicità (2009-2019)
Viti, Marcello
Membro del Collaboration Group
2021-01-01
Abstract
I terremoti distruttivi che negli ultimi dieci anni hanno colpito l’Italia centro-settentrionale (nel 2009 L’Aquila, MW=6.3; nel 2012 la Pianura emiliana, MW=6.1, 5.9; nel 2016 il confine tra Lazio, Marche ed Umbria, MW=6.2, 6.1, 6.6) hanno messo in luce la grande fragilità del tessuto urbano (soprattutto per quanto riguarda i centri storici), delle infrastrutture produttive e delle vie di comunicazione. Le sequenze sismiche hanno interessato almeno cinque regioni (Abruzzi, Emilia-Romagna, Lazio, Marche ed Umbria), nelle quali risiedono circa 14 milioni di abitanti (23% dell’intera popolazione italiana). Pur confinando con quattro di esse, il territorio toscano non ha subito danneggiamenti. Comunque, nel 2013 il suo settore nord-occidentale ha subito due scosse moderate (MW=5.4, 5.0; Rovida et al., 2016). Se mettiamo a confronto la recente attività sismica appenninica (Chiaraluce et al., 2011, 2017; Govoni et al., 2014; Cheloni et al., 2017; Scognamiglio et al., 2018) con i numerosi terremoti che nel precedente millennio hanno investito pesantemente la Toscana, si capisce meglio l’importanza di questa regione per giungere ad un quadro sismotettonico completo e coerente dell’Appennino centro-settentrionale. Ciò anche tenendo conto della popolazione potenzialmente coinvolta (oltre 3.7 milioni di abitanti) e della vulnerabilità dell’immenso patrimonio storico e culturale ospitato in città d’arte come Firenze, Pisa, Siena ed in molti altri piccoli centri (si vedano ad esempio: Ripepe et al., 2014; Zucca et al., 2019). Questo articolo illustra un plausibile meccanismo di deformazione attiva della Toscana, nel contesto della mobilità della catena appenninica. Nella prima parte è presentata una sintesi delle conoscenze sull’assetto strutturale e sui lineamenti tettonici meglio riconoscibili, con particolare attenzione alle presunte faglie attive; nella seconda sono invece analizzate le informazioni sui più recenti terremoti che hanno interessato la regione e le zone circostanti.File | Dimensione | Formato | |
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