Questo volume è il risultato di una ricerca svolta nell’ambito di una Convenzione stipulata tra l’ex APAT - Servizio Geologico d’Italia - Dipartimento Difesa del Suolo e il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università degli Studi “Roma Tre” con l’obiettivo della realizzazione di carte geomorfologiche dell’Arcipelago Toscano a scale di diverso dettaglio. Tali documenti cartografici, accompagnati da un data-base in formato digitale e dalle note illustrative in questo volume, rappresentano un evento di indubbia novità, in quanto vanno a integrare le conoscenze geomorfologiche, piuttosto scarse a confronto di quelle geologiche, che sono al contrario particolarmente ricche e approfondite. Dopo un capitolo introduttivo sulla geologia e la climatologia dell’arcipelago, il volume tratta in dettaglio la geomorfologia delle singole isole, caratterizzate, ad esclusione di Pianosa e di Giannutri, da un’orografia abbastanza accidentata, dovuta essenzialmente all’erosione selettiva del substrato roccioso, costituito da un’estrema varietà di litotipi. In particolare, prevalgono le forme erosive rispetto a quelle deposizionali. Tra i morfotipi marini sono dominanti le falesie, talora ben sviluppate in altezza, mentre risultano numericamente ridotte, e talora di dubbia attribuzione genetica, le spianate di abrasione marina inattive. I depositi dunari antichi sono frequenti all’Elba e a Pianosa. Nell’entroterra, prevalgono i processi fluvio-denudazionali, di alterazione meteorica e, nel caso di Pianosa e Giannutri, anche i processi carsici. I morfotipi fluvio-denudazionali sono soprattutto erosivi (valli fluviali, vallecole a “V” e a conca, solchi da ruscellamento concentrato), mentre sono poco diffuse le forme di accumulo (piane alluvionali e costiere). I processi dell’alterazione meteorica hanno originato cataste di blocchi (tor), sculture alveolari, tafoni e spesse coltri d’alterazione. I fenomeni gravitativi sono principalmente rappresentati da scarpate di degradazione, frane di crollo e scorrimento e rare frane di colamento. Non vanno inoltre trascurati gli accumuli detritici presenti alla base dei versanti. Le isole dell’Arcipelago Toscano sono state sede di insediamenti antropici sin dai tempi preistorici. In tempi protostorici e storici lo sfruttamento minerario, nel solo caso dell’Isola d’Elba e dell’Isola del Giglio, congiuntamente con lo sfruttamento insediativo (agricoltura e pastorizia), ha portato a numerosi e importanti cambiamenti dell’ambiente fisico e del paesaggio. Negli ultimi secoli, alle forme e ai depositi dovuti all’attività estrattiva e al terrazzamento agricolo si sono aggiunti e ampliati altri aspetti della morfogenesi antropica (aree urbanizzate, strutture penitenziarie, interventi di sistemazione idraulica dei corsi d’acqua, infrastrutture portuali) che hanno ulteriormente modificato l’ambiente fisico dell’Arcipelago Toscano.
Aringoli, D., Coltorti, M., D'Orefice, M., Dramis, F., Federici, P.R., Foresi, L.M., et al. (2009). Carta Geomorfologica dell'Arcipelago Toscano. MEMORIE DESCRITTIVE DELLA CARTA GEOLOGICA D'ITALIA, 86, 1-107.
Carta Geomorfologica dell'Arcipelago Toscano
COLTORTI, M.;FORESI, L. M.;
2009-01-01
Abstract
Questo volume è il risultato di una ricerca svolta nell’ambito di una Convenzione stipulata tra l’ex APAT - Servizio Geologico d’Italia - Dipartimento Difesa del Suolo e il Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università degli Studi “Roma Tre” con l’obiettivo della realizzazione di carte geomorfologiche dell’Arcipelago Toscano a scale di diverso dettaglio. Tali documenti cartografici, accompagnati da un data-base in formato digitale e dalle note illustrative in questo volume, rappresentano un evento di indubbia novità, in quanto vanno a integrare le conoscenze geomorfologiche, piuttosto scarse a confronto di quelle geologiche, che sono al contrario particolarmente ricche e approfondite. Dopo un capitolo introduttivo sulla geologia e la climatologia dell’arcipelago, il volume tratta in dettaglio la geomorfologia delle singole isole, caratterizzate, ad esclusione di Pianosa e di Giannutri, da un’orografia abbastanza accidentata, dovuta essenzialmente all’erosione selettiva del substrato roccioso, costituito da un’estrema varietà di litotipi. In particolare, prevalgono le forme erosive rispetto a quelle deposizionali. Tra i morfotipi marini sono dominanti le falesie, talora ben sviluppate in altezza, mentre risultano numericamente ridotte, e talora di dubbia attribuzione genetica, le spianate di abrasione marina inattive. I depositi dunari antichi sono frequenti all’Elba e a Pianosa. Nell’entroterra, prevalgono i processi fluvio-denudazionali, di alterazione meteorica e, nel caso di Pianosa e Giannutri, anche i processi carsici. I morfotipi fluvio-denudazionali sono soprattutto erosivi (valli fluviali, vallecole a “V” e a conca, solchi da ruscellamento concentrato), mentre sono poco diffuse le forme di accumulo (piane alluvionali e costiere). I processi dell’alterazione meteorica hanno originato cataste di blocchi (tor), sculture alveolari, tafoni e spesse coltri d’alterazione. I fenomeni gravitativi sono principalmente rappresentati da scarpate di degradazione, frane di crollo e scorrimento e rare frane di colamento. Non vanno inoltre trascurati gli accumuli detritici presenti alla base dei versanti. Le isole dell’Arcipelago Toscano sono state sede di insediamenti antropici sin dai tempi preistorici. In tempi protostorici e storici lo sfruttamento minerario, nel solo caso dell’Isola d’Elba e dell’Isola del Giglio, congiuntamente con lo sfruttamento insediativo (agricoltura e pastorizia), ha portato a numerosi e importanti cambiamenti dell’ambiente fisico e del paesaggio. Negli ultimi secoli, alle forme e ai depositi dovuti all’attività estrattiva e al terrazzamento agricolo si sono aggiunti e ampliati altri aspetti della morfogenesi antropica (aree urbanizzate, strutture penitenziarie, interventi di sistemazione idraulica dei corsi d’acqua, infrastrutture portuali) che hanno ulteriormente modificato l’ambiente fisico dell’Arcipelago Toscano.File | Dimensione | Formato | |
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