Questo numero speciale della rivista Educational Reflective Practices raccoglie contributi di studiose e studiosi interessati a comprendere i processi di radicalizzazione attraverso prospettive diverse e alternative a quelle che hanno dettato l’agenda del dibattito pubblico per molti decenni, puntando spesso su approcci prevalentemente securitari o repressivi e considerando conseguentemente quelli preventivi ed educativi come riflessioni di secondo piano. A fronte di anni purtroppo segnati da un aumento tangibile del numero degli atti terroristici e, parallelamente, da una crescente e diffusa cultura della separazione, della paura della diversità e della ricerca di prospettive forti e rassicuranti, è diventato sempre più importante offrire una chiave di analisi di questi fenomeni non viziata da interpretazioni ideologiche e precostituite. In letteratura potremmo individuare al riguardo una prima tendenza che ha associato il termine radicalizzazione al fenomeno terroristico. Questa interpretazione ha probabilmente lasciato in secondo piano la possibilità di studiare e approfondire anche i contesti di vita quotidiana che possono diventare precursori dei fenomeni di radicalizzazione violenta, enfatizzando letture macro politiche, costruendo spesso narrazioni allarmanti come scontri di religione e di culture. Sono stati in un certo modo lasciati nello sfondo gli studi che si focalizzano sul tentativo di comprendere come i processi di apprendimento e di educazione informali supportano l’acquisizione di pensieri precritici e impermeabili alla argomentazione dialettica, lasciando spazio a volte alla violenza.
Fiorucci, M., Fabbri, L., Melacarne, C. (2021). Introduzione. Radicalizzazione ed educazione. EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, 1(Special issue), 5-7.
Introduzione. Radicalizzazione ed educazione
Loretta Fabbri;Claudio Melacarne
2021-01-01
Abstract
Questo numero speciale della rivista Educational Reflective Practices raccoglie contributi di studiose e studiosi interessati a comprendere i processi di radicalizzazione attraverso prospettive diverse e alternative a quelle che hanno dettato l’agenda del dibattito pubblico per molti decenni, puntando spesso su approcci prevalentemente securitari o repressivi e considerando conseguentemente quelli preventivi ed educativi come riflessioni di secondo piano. A fronte di anni purtroppo segnati da un aumento tangibile del numero degli atti terroristici e, parallelamente, da una crescente e diffusa cultura della separazione, della paura della diversità e della ricerca di prospettive forti e rassicuranti, è diventato sempre più importante offrire una chiave di analisi di questi fenomeni non viziata da interpretazioni ideologiche e precostituite. In letteratura potremmo individuare al riguardo una prima tendenza che ha associato il termine radicalizzazione al fenomeno terroristico. Questa interpretazione ha probabilmente lasciato in secondo piano la possibilità di studiare e approfondire anche i contesti di vita quotidiana che possono diventare precursori dei fenomeni di radicalizzazione violenta, enfatizzando letture macro politiche, costruendo spesso narrazioni allarmanti come scontri di religione e di culture. Sono stati in un certo modo lasciati nello sfondo gli studi che si focalizzano sul tentativo di comprendere come i processi di apprendimento e di educazione informali supportano l’acquisizione di pensieri precritici e impermeabili alla argomentazione dialettica, lasciando spazio a volte alla violenza.File | Dimensione | Formato | |
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