Nel maggio del 1945 Salvatore Quasimodo pubblicò un’antologia di carmi di Catullo da lui scelti e tradotti. La recensione che Carlo Emilio Gadda ne scrisse nel luglio resta il principale punto di riferimento per comprendere il rapporto che lo lega all’antico poeta. Gadda rimprovera a Quasimodo di avere scelto testi troppo esclusivamente ristretti a un Catullo prezioso, e di avere di conseguenza proposto un’immagine parziale, stilizzata e aulica, di quella figura così ricca e complessa. A Gadda, Catullo si presentava come il poeta dell’espressione diretta della vita, in tutta la sua ricchezza di proposte, che si traduce in analoga ricchezza di timbri, toni, livelli espressivi: compresi quelli bassi, provocatori e in rotta con la morale comune. Ed era proprio questo che, secondo lui, finiva per mancare al Catullo di Quasimodo, condannandolo a coltivare e diffondere un Catullo dimezzato. Al di là di questi rilievi (cui Quasimodo sembra aver risposto direttamente, con garbata malizia), veniamo progressivamente a scoprire – in questa recensione come in altre circostanze in cui Gadda chiama in causa Catullo – una serie di forzature interpretative che trascinano vicende e profili del poeta antico verso un rispecchiamento di vicende e profili di Gadda medesimo.

Fo, A. (2019). «Le cose consuete e vere»: Gadda e Catullo. SCHEDE UMANISTICHE, XXXIII/2, 47-70.

«Le cose consuete e vere»: Gadda e Catullo

Alessandro Fo
2019-01-01

Abstract

Nel maggio del 1945 Salvatore Quasimodo pubblicò un’antologia di carmi di Catullo da lui scelti e tradotti. La recensione che Carlo Emilio Gadda ne scrisse nel luglio resta il principale punto di riferimento per comprendere il rapporto che lo lega all’antico poeta. Gadda rimprovera a Quasimodo di avere scelto testi troppo esclusivamente ristretti a un Catullo prezioso, e di avere di conseguenza proposto un’immagine parziale, stilizzata e aulica, di quella figura così ricca e complessa. A Gadda, Catullo si presentava come il poeta dell’espressione diretta della vita, in tutta la sua ricchezza di proposte, che si traduce in analoga ricchezza di timbri, toni, livelli espressivi: compresi quelli bassi, provocatori e in rotta con la morale comune. Ed era proprio questo che, secondo lui, finiva per mancare al Catullo di Quasimodo, condannandolo a coltivare e diffondere un Catullo dimezzato. Al di là di questi rilievi (cui Quasimodo sembra aver risposto direttamente, con garbata malizia), veniamo progressivamente a scoprire – in questa recensione come in altre circostanze in cui Gadda chiama in causa Catullo – una serie di forzature interpretative che trascinano vicende e profili del poeta antico verso un rispecchiamento di vicende e profili di Gadda medesimo.
2019
Fo, A. (2019). «Le cose consuete e vere»: Gadda e Catullo. SCHEDE UMANISTICHE, XXXIII/2, 47-70.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1076485