I sistemi pubblici di welfare nell’ultimo ventennio sono entrati in crisi a causa della difficoltà per lo Stato e per gli Enti pubblici di mantenere il ruolo di produttori diretti e di finanziatori di un ammontare crescente di beni e servizi. La necessità di riduzione del livello della spesa pubblica, insieme a quella di accrescere l’efficienza e la qualità dei servizi, ha condotto i soggetti pubblici ad affidare ai soggetti privati l’erogazione dei servizi attraverso il ricorso a nuove formule organizzative. Progressivamente si è assistito, così, all’abbandono del monopolio pubblico nel sistema di erogazione dei servizi alla persona per abbracciare un sistema misto che vede per lo più coinvolte le organizzazioni senza fini di lucro, maggiormente specializzate nell’erogazione delle prestazioni sociali proprio in quei settori dove maggiormente evidenti sono stati i fallimenti dello Stato e delle istituzioni. Tale tendenza ad esternalizzare le prestazioni socio - assistenziali ha dato origine a quello che viene comunemente definito sistema di welfare mix (tra Stato - mercato e terzo settore), all’interno del quale operano contemporaneamente soggetti pubblici e privati profit e non profit. Il forte legame che nel corso degli anni, a partire dalla risalente legge sulle Ipab (legge 17 luglio 1890, n. 6972), si è creato tra pubblico e privato, ha trovato la sua massima esplicazione nella legge n. 8 novembre 2000, n. 328, “legge quadro per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali”, la quale, pur avendo perso la sua forza cogente, in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, ha continuato a rappresentare un modello di riferimento per i singoli legislatori regionali. Successivamente, la costituzionalizzazione, all’art. 118, comma 4, del principio di sussidiarietà orizzontale - in base al quale lo Stato, le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e delle loro formazioni sociali per lo svolgimento di attività di interesse generale - ha ulteriormente avvalorato il ruolo fondamentale degli attori privati nel sistema dei servizi alla persona. Così, il privato sociale che nel passato è stato chiamato a svolgere un ruolo di supplenza del soggetto pubblico e del privato con finalità di lucro, è venuto ad assumere una veste nuova: quello di protagonista privilegiato nel sistema di erogazione dei servizi, contribuendo alla creazione di “una società di servizi, in luogo di uno Stato di servizi”. Il quadro attuale mostra, infatti, la tendenziale preferenza, da parte degli enti locali, di avvalersi per l’erogazione delle prestazioni sociali dei soggetti del non profit, piuttosto che di quelli operanti con fini di lucro sia per questioni di contenimento di costi, sia perché tradizionalmente gli organismi non lucrativi sono maggiormente presenti nell’area dei servizi socio-assistenziali rispetto ai privati for profit, più sensibili, invece, a operare in ambiti di rilevanza economica. Lo stato dell’arte descritto impone la necessità di interrogarsi su quali siano, oggi, gli strumenti impiegati nel nostro ordinamento per procedere all’esternalizzazione dei servizi socio – assistenziali, dove essi rinvengano la loro disciplina e infine come si componga la varietà degli atti normativi italiani.

Gualdani, A. (2018). Il sistema delle esternalizzazioni nei servizi sociali: antiche questioni e nuove prospettive. FEDERALISMI.IT, 12, 1-30.

Il sistema delle esternalizzazioni nei servizi sociali: antiche questioni e nuove prospettive

Annalisa Gualdani
2018-01-01

Abstract

I sistemi pubblici di welfare nell’ultimo ventennio sono entrati in crisi a causa della difficoltà per lo Stato e per gli Enti pubblici di mantenere il ruolo di produttori diretti e di finanziatori di un ammontare crescente di beni e servizi. La necessità di riduzione del livello della spesa pubblica, insieme a quella di accrescere l’efficienza e la qualità dei servizi, ha condotto i soggetti pubblici ad affidare ai soggetti privati l’erogazione dei servizi attraverso il ricorso a nuove formule organizzative. Progressivamente si è assistito, così, all’abbandono del monopolio pubblico nel sistema di erogazione dei servizi alla persona per abbracciare un sistema misto che vede per lo più coinvolte le organizzazioni senza fini di lucro, maggiormente specializzate nell’erogazione delle prestazioni sociali proprio in quei settori dove maggiormente evidenti sono stati i fallimenti dello Stato e delle istituzioni. Tale tendenza ad esternalizzare le prestazioni socio - assistenziali ha dato origine a quello che viene comunemente definito sistema di welfare mix (tra Stato - mercato e terzo settore), all’interno del quale operano contemporaneamente soggetti pubblici e privati profit e non profit. Il forte legame che nel corso degli anni, a partire dalla risalente legge sulle Ipab (legge 17 luglio 1890, n. 6972), si è creato tra pubblico e privato, ha trovato la sua massima esplicazione nella legge n. 8 novembre 2000, n. 328, “legge quadro per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali”, la quale, pur avendo perso la sua forza cogente, in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, ha continuato a rappresentare un modello di riferimento per i singoli legislatori regionali. Successivamente, la costituzionalizzazione, all’art. 118, comma 4, del principio di sussidiarietà orizzontale - in base al quale lo Stato, le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e delle loro formazioni sociali per lo svolgimento di attività di interesse generale - ha ulteriormente avvalorato il ruolo fondamentale degli attori privati nel sistema dei servizi alla persona. Così, il privato sociale che nel passato è stato chiamato a svolgere un ruolo di supplenza del soggetto pubblico e del privato con finalità di lucro, è venuto ad assumere una veste nuova: quello di protagonista privilegiato nel sistema di erogazione dei servizi, contribuendo alla creazione di “una società di servizi, in luogo di uno Stato di servizi”. Il quadro attuale mostra, infatti, la tendenziale preferenza, da parte degli enti locali, di avvalersi per l’erogazione delle prestazioni sociali dei soggetti del non profit, piuttosto che di quelli operanti con fini di lucro sia per questioni di contenimento di costi, sia perché tradizionalmente gli organismi non lucrativi sono maggiormente presenti nell’area dei servizi socio-assistenziali rispetto ai privati for profit, più sensibili, invece, a operare in ambiti di rilevanza economica. Lo stato dell’arte descritto impone la necessità di interrogarsi su quali siano, oggi, gli strumenti impiegati nel nostro ordinamento per procedere all’esternalizzazione dei servizi socio – assistenziali, dove essi rinvengano la loro disciplina e infine come si componga la varietà degli atti normativi italiani.
2018
Gualdani, A. (2018). Il sistema delle esternalizzazioni nei servizi sociali: antiche questioni e nuove prospettive. FEDERALISMI.IT, 12, 1-30.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1068576