Nato in una famiglia che diede i natali a studiosi di fama, Giovanni Severi si unì ai giovani che contribuirono al conseguimento dell’Unità. Nel 1866 prese parte ai combattimenti in Trentino. Protagonista della vita politica dagli anni Settanta, fu il portavoce del malumore nei confronti del governo e delle istituzioni locali, leader della sinistra aretina. Eletto deputato, orgoglioso dell’amicizia con Cavallotti, scelse l’Estrema, onorevole per sette legislature. Lavorò ad alcune delle riforme promosse da Depretis. La nomina a senatore, comunicata nel marzo del 1904 da Giolitti, ebbe la conseguenza d'inasprire i contrasti fra le componenti della sinistra. Già dal 1892 l’avvocato aretino aveva cominciato ad orientarsi verso la rinuncia alla opposizione preconcetta nei confronti della monarchia e, affermando di voler attendere a giudicare gli esecutivi solamente sul piano della realizzazione o meno delle riforme e quindi, su quel terreno, condannare o approvare la destra come la sinistra. Un’indubbia delusione per la conduzione dell’esecutivo da parte di Crispi ma anche l’ammirazione per Giolitti, avevano contribuito al mutamento. Nel 1892 Severi aveva votato contro la proposta Colajanni di un’inchiesta parlamentare sulle banche, lo scandalo che coinvolse in parte lo statista piemontese. Nel 1908 si arrivò ad una scissione della compagine radicale di Arezzo. Causa l’accordo elettorale concluso, in occasione delle elezioni amministrative, fra la sezione socialista e il partito radicale di base. Giovanni Severi, appartenente alla corrente moderata dei democratico-radicali, fu fra i primi firmatari di un documento contrario all’alleanza e costituì l’Associazione democratico-radicale intitolata a Cavallotti. Sedette per molti anni in consiglio comunale e provinciale. Protagonista di filippiche moralizzatrici mirate a difendere il principio del disinteresse personale nelle amministrazioni pubbliche e nella vita politica. Attribuendo un’importanza centrale allo sviluppo delle associazioni, per le quali propugnava l’indipendenza dal potere centrale, si dedicò alle società di mutuo soccorso e di tutte le organizzazioni in grado di venire incontro alla drammaticità e urgenza della questione sociale. Sostenne le banche popolari, l’apertura di una società cooperativa di consumo e di un forno economico. Altri impegni nell’associazionismo furono la partecipazione al comitato promotore della Società Petrarca e il ruolo dirigenziale nella Società dei reduci. Morì pochi mesi dopo l’inizio della Grande guerra, con l’Italia neutrale. Un avversario politico, l’on. Landucci, ricordò in Senato il cacciatore delle Alpi, rievocandone l’aspetto erculeo, la figura morale nobile e ardente. Sopra la salma la camicia rossa, il berretto di capitano dei garibaldini e la fascia del Gran consiglio della massoneria.

Garofoli, A. (1991). Giovanni Severi: garibaldino Senatore del Regno. NOTIZIARIO TURISTICO, 181(1992), 23-24.

Giovanni Severi: garibaldino Senatore del Regno

GAROFOLI, ALESSANDRO
1991-01-01

Abstract

Nato in una famiglia che diede i natali a studiosi di fama, Giovanni Severi si unì ai giovani che contribuirono al conseguimento dell’Unità. Nel 1866 prese parte ai combattimenti in Trentino. Protagonista della vita politica dagli anni Settanta, fu il portavoce del malumore nei confronti del governo e delle istituzioni locali, leader della sinistra aretina. Eletto deputato, orgoglioso dell’amicizia con Cavallotti, scelse l’Estrema, onorevole per sette legislature. Lavorò ad alcune delle riforme promosse da Depretis. La nomina a senatore, comunicata nel marzo del 1904 da Giolitti, ebbe la conseguenza d'inasprire i contrasti fra le componenti della sinistra. Già dal 1892 l’avvocato aretino aveva cominciato ad orientarsi verso la rinuncia alla opposizione preconcetta nei confronti della monarchia e, affermando di voler attendere a giudicare gli esecutivi solamente sul piano della realizzazione o meno delle riforme e quindi, su quel terreno, condannare o approvare la destra come la sinistra. Un’indubbia delusione per la conduzione dell’esecutivo da parte di Crispi ma anche l’ammirazione per Giolitti, avevano contribuito al mutamento. Nel 1892 Severi aveva votato contro la proposta Colajanni di un’inchiesta parlamentare sulle banche, lo scandalo che coinvolse in parte lo statista piemontese. Nel 1908 si arrivò ad una scissione della compagine radicale di Arezzo. Causa l’accordo elettorale concluso, in occasione delle elezioni amministrative, fra la sezione socialista e il partito radicale di base. Giovanni Severi, appartenente alla corrente moderata dei democratico-radicali, fu fra i primi firmatari di un documento contrario all’alleanza e costituì l’Associazione democratico-radicale intitolata a Cavallotti. Sedette per molti anni in consiglio comunale e provinciale. Protagonista di filippiche moralizzatrici mirate a difendere il principio del disinteresse personale nelle amministrazioni pubbliche e nella vita politica. Attribuendo un’importanza centrale allo sviluppo delle associazioni, per le quali propugnava l’indipendenza dal potere centrale, si dedicò alle società di mutuo soccorso e di tutte le organizzazioni in grado di venire incontro alla drammaticità e urgenza della questione sociale. Sostenne le banche popolari, l’apertura di una società cooperativa di consumo e di un forno economico. Altri impegni nell’associazionismo furono la partecipazione al comitato promotore della Società Petrarca e il ruolo dirigenziale nella Società dei reduci. Morì pochi mesi dopo l’inizio della Grande guerra, con l’Italia neutrale. Un avversario politico, l’on. Landucci, ricordò in Senato il cacciatore delle Alpi, rievocandone l’aspetto erculeo, la figura morale nobile e ardente. Sopra la salma la camicia rossa, il berretto di capitano dei garibaldini e la fascia del Gran consiglio della massoneria.
1991
Garofoli, A. (1991). Giovanni Severi: garibaldino Senatore del Regno. NOTIZIARIO TURISTICO, 181(1992), 23-24.
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