La Suprema Corte torna sul “transfer pricing interno”, delineando possibili automatismi nell’applicazione del “valore normale”, quale parametro di valutazione ai fini impositivi delle componenti reddituali derivanti da rapporti tra imprese residenti. Si tratta di una soluzione che desta perplessità e che sembra contraddetta da evidenze ritraibili dalle norme che disciplinano i redditi di impresa. Anche i giudici non sembrano però sposare fino in fondo simili affermazioni, concludendo in termini meno netti di quelli che le loro premesse facevano presagire. L’apertura fatta, ai fini del giudizio di rinvio, alla necessaria valutazione casistica degli assetti delle singole operazioni, sembra recuperare l’idea (in tal modo condivisibile) che il disallineamento del corrispettivo rispetto al valore di mercato possa essere solo una indicazione “sospetta” di un possibile abuso, la cui sussistenza debba essere provata da parte del Fisco, attraverso un percorso istruttorio che tenga conto del fatto che l’organizzazione di gruppo non può strutturalmente considerarsi avvinta dalla ricerca di indebite pianificazioni ai fini fiscali.

Dami, F. (2015). Rapporti di gruppo e transfer pricing interno: il valore normale non può dar luogo ad automatismi. GT(11/2015), 842-846.

Rapporti di gruppo e transfer pricing interno: il valore normale non può dar luogo ad automatismi

Filippo Dami
2015-01-01

Abstract

La Suprema Corte torna sul “transfer pricing interno”, delineando possibili automatismi nell’applicazione del “valore normale”, quale parametro di valutazione ai fini impositivi delle componenti reddituali derivanti da rapporti tra imprese residenti. Si tratta di una soluzione che desta perplessità e che sembra contraddetta da evidenze ritraibili dalle norme che disciplinano i redditi di impresa. Anche i giudici non sembrano però sposare fino in fondo simili affermazioni, concludendo in termini meno netti di quelli che le loro premesse facevano presagire. L’apertura fatta, ai fini del giudizio di rinvio, alla necessaria valutazione casistica degli assetti delle singole operazioni, sembra recuperare l’idea (in tal modo condivisibile) che il disallineamento del corrispettivo rispetto al valore di mercato possa essere solo una indicazione “sospetta” di un possibile abuso, la cui sussistenza debba essere provata da parte del Fisco, attraverso un percorso istruttorio che tenga conto del fatto che l’organizzazione di gruppo non può strutturalmente considerarsi avvinta dalla ricerca di indebite pianificazioni ai fini fiscali.
2015
GT
Dami, F. (2015). Rapporti di gruppo e transfer pricing interno: il valore normale non può dar luogo ad automatismi. GT(11/2015), 842-846.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1024266