L’area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena è impegnata da decenni nello studio dei paesaggi medievali e antichi. Le operazioni di cartografia archeologica si sono basate sostanzialmente sulla ricognizione di superficie in aree campione e sull'analisi stereoscopica di fotografie aeree storiche. Da un recente bilancio emerge chiaramente l’elevata quantità di evidenze censite nella Toscana centro-meridionale, pari a circa 10.500 siti. Il dato nel suo complesso non può che essere considerato estremamente positivo. Osservando con maggiore attenzione i numeri dei diversi progetti di cartografia archeologica, epurati delle attestazioni documentarie, emerge il basso numero di rinvenimenti medievali e le difficoltà di indagine in corrispondenza degli stessi. Questa situazione comporta, in Toscana come altrove, che mentre l’archeologia dei paesaggi antichi trova nell’indagine territoriale, condotta prevalentemente tramite l’archeologia di superficie, una fonte primaria, l’archeologia dei paesaggi medievali è fatta soprattutto di scavi. Nei casi più felici le ricerche territoriali producono modelli che non possono però partecipare pienamente al dibattito storiografico se non convalidati dall’interevento stratigrafico. Le ragioni di questa situazione sono molteplici, dai ben noti problemi connessi alla visibilità del medioevo, alla evanescenza dei fossili guida per la definizione cronologica dei contesti, alle caratteristiche materiali delle evidenze, ecc. A questi si aggiungono problemi mai risolti dell’archeologia dei paesaggi quali la rappresentatività delle indagini, la corrispondenza tra superficie e sottosuolo, il rapporto tra interpretazione e depauperamento delle dei depositi. A tale proposito, ad esempio, la constatazione da parte di molti ricognitori attivi in diverse aree della penisola dell’inasprimento dello stato di conservazione delle evidenze in superficie e delle relative difficoltà di riconoscimento e di interpretazione delle evidenze deve essere valutato attentamente. Abbiamo già altrove ricordato che se è vera l’affermazione di Tim Potter relativa alla conclusione del periodo migliore per le ricerche di superficie con l’inizio degli anni ’70 è altrettanto fidedigna una smentita da attribuire ai successi conseguiti dalle successive generazioni di ricercatori. Questi risultati positivi sono da imputare soprattutto allo sviluppo teorico e all'implementazione della disciplina. Con ciò non intendiamo dire che le nostre ricerche devono rinunciare alla ricognizione di superficie, che rimane la procedura più redditizia per il riconoscimento di siti sconosciuti o poco noti, ma che è necessario prendere atto dei numerosi problemi che affliggono la ricerca territoriale e cercare soluzioni convincenti.

Campana, S. (2006). Archeologia dei paesaggi medievali della Toscana: problemi, strategie, prospettive. In Medioevo, paesaggi e metodi: problemi e prospettive della ricerca archeologica (pp.25-50). FIRENZE : All'Insegna del Giglio.

Archeologia dei paesaggi medievali della Toscana: problemi, strategie, prospettive

CAMPANA, STEFANO
2006-01-01

Abstract

L’area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena è impegnata da decenni nello studio dei paesaggi medievali e antichi. Le operazioni di cartografia archeologica si sono basate sostanzialmente sulla ricognizione di superficie in aree campione e sull'analisi stereoscopica di fotografie aeree storiche. Da un recente bilancio emerge chiaramente l’elevata quantità di evidenze censite nella Toscana centro-meridionale, pari a circa 10.500 siti. Il dato nel suo complesso non può che essere considerato estremamente positivo. Osservando con maggiore attenzione i numeri dei diversi progetti di cartografia archeologica, epurati delle attestazioni documentarie, emerge il basso numero di rinvenimenti medievali e le difficoltà di indagine in corrispondenza degli stessi. Questa situazione comporta, in Toscana come altrove, che mentre l’archeologia dei paesaggi antichi trova nell’indagine territoriale, condotta prevalentemente tramite l’archeologia di superficie, una fonte primaria, l’archeologia dei paesaggi medievali è fatta soprattutto di scavi. Nei casi più felici le ricerche territoriali producono modelli che non possono però partecipare pienamente al dibattito storiografico se non convalidati dall’interevento stratigrafico. Le ragioni di questa situazione sono molteplici, dai ben noti problemi connessi alla visibilità del medioevo, alla evanescenza dei fossili guida per la definizione cronologica dei contesti, alle caratteristiche materiali delle evidenze, ecc. A questi si aggiungono problemi mai risolti dell’archeologia dei paesaggi quali la rappresentatività delle indagini, la corrispondenza tra superficie e sottosuolo, il rapporto tra interpretazione e depauperamento delle dei depositi. A tale proposito, ad esempio, la constatazione da parte di molti ricognitori attivi in diverse aree della penisola dell’inasprimento dello stato di conservazione delle evidenze in superficie e delle relative difficoltà di riconoscimento e di interpretazione delle evidenze deve essere valutato attentamente. Abbiamo già altrove ricordato che se è vera l’affermazione di Tim Potter relativa alla conclusione del periodo migliore per le ricerche di superficie con l’inizio degli anni ’70 è altrettanto fidedigna una smentita da attribuire ai successi conseguiti dalle successive generazioni di ricercatori. Questi risultati positivi sono da imputare soprattutto allo sviluppo teorico e all'implementazione della disciplina. Con ciò non intendiamo dire che le nostre ricerche devono rinunciare alla ricognizione di superficie, che rimane la procedura più redditizia per il riconoscimento di siti sconosciuti o poco noti, ma che è necessario prendere atto dei numerosi problemi che affliggono la ricerca territoriale e cercare soluzioni convincenti.
2006
9788887115505
Campana, S. (2006). Archeologia dei paesaggi medievali della Toscana: problemi, strategie, prospettive. In Medioevo, paesaggi e metodi: problemi e prospettive della ricerca archeologica (pp.25-50). FIRENZE : All'Insegna del Giglio.
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