Lo studio affronta il tema della refrattarietà di una fetta consistente della società toscana alle novità politiche emerse nel biennio ‘47-’49 e i numerosi moti di reazione che scoppiarono un po’ ovunque soprattutto durante la fase ‘democratica’ del governo provvisorio proclamato dopo la fuga del Granduca Leopoldo II di Asburgo Lorena. Sulla base di un ampio scavo sulle fonti giudiziarie e di polizia, condotta in parallelo all’analisi della vivace “primavera” vissuta dalla stampa periodica (che conobbe una vera e propria fioritura durante la breve stagione del governo provvisorio) il testo ha l’ambizione di fornire un contributo di conoscenze – seppure circoscritto sul piano temporale – alla ricostruzione di una geografia complessiva di questa «altra Toscana», un soggetto politico che fin dall’origine è rimasto un po’ nel cono d’ombra di un indistinto giudizio negativo come fattore frenante, «retrogrado» come si diceva allora, per la piena affermazione del «progresso», di segno implicitamente positivo, essendo legato al moto risorgimentale che tendeva all’unità del paese. Il tentativo è quello di individuare alcune caratteristiche e di vedere come una parte certamente consistente della società toscana reagì e si espresse attraverso forme di protesta collettiva, cercando di delineare i motivi e gli effetti che le frequenti perturbazioni dell’ordine pubblico ebbero per la vita senza dubbio travagliata del governo provvisorio del triumvirato Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni. Nel delineare un panorama il più ampio possibile di questa Toscana della «reazione» si è inoltre argomentato il richiamo agli avvenimenti del 1799 e al fenomeno delle insorgenze che ebbero il loro epicentro ad Arezzo estendendosi poi a gran parte della Toscana (il «Viva Maria»). Fenomeni distanti circa mezzo secolo che al di là delle ovvie differenze, tuttavia mantenevano alcuni tratti in comune sul filo della memoria più profonda delle campagne, delle simbologie utilizzate, dell’avversione – spesso pilotata dalla nobiltà e dal clero – verso ogni manifestazione di novità politica ed ogni fermento di rinnovamento.
Zagli, A. (2004). L'"altra Toscana": l'onda lunga del "Viva Maria". In I laboratori toscani della democrazia e del Risorgimento. La "Repubblica" di Livorno, l'"altro Granducato", il sogno italiano di rinnovamento (pp.275-304). Edizioni ETS.
L'"altra Toscana": l'onda lunga del "Viva Maria"
ZAGLI, ANDREA
2004-01-01
Abstract
Lo studio affronta il tema della refrattarietà di una fetta consistente della società toscana alle novità politiche emerse nel biennio ‘47-’49 e i numerosi moti di reazione che scoppiarono un po’ ovunque soprattutto durante la fase ‘democratica’ del governo provvisorio proclamato dopo la fuga del Granduca Leopoldo II di Asburgo Lorena. Sulla base di un ampio scavo sulle fonti giudiziarie e di polizia, condotta in parallelo all’analisi della vivace “primavera” vissuta dalla stampa periodica (che conobbe una vera e propria fioritura durante la breve stagione del governo provvisorio) il testo ha l’ambizione di fornire un contributo di conoscenze – seppure circoscritto sul piano temporale – alla ricostruzione di una geografia complessiva di questa «altra Toscana», un soggetto politico che fin dall’origine è rimasto un po’ nel cono d’ombra di un indistinto giudizio negativo come fattore frenante, «retrogrado» come si diceva allora, per la piena affermazione del «progresso», di segno implicitamente positivo, essendo legato al moto risorgimentale che tendeva all’unità del paese. Il tentativo è quello di individuare alcune caratteristiche e di vedere come una parte certamente consistente della società toscana reagì e si espresse attraverso forme di protesta collettiva, cercando di delineare i motivi e gli effetti che le frequenti perturbazioni dell’ordine pubblico ebbero per la vita senza dubbio travagliata del governo provvisorio del triumvirato Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni. Nel delineare un panorama il più ampio possibile di questa Toscana della «reazione» si è inoltre argomentato il richiamo agli avvenimenti del 1799 e al fenomeno delle insorgenze che ebbero il loro epicentro ad Arezzo estendendosi poi a gran parte della Toscana (il «Viva Maria»). Fenomeni distanti circa mezzo secolo che al di là delle ovvie differenze, tuttavia mantenevano alcuni tratti in comune sul filo della memoria più profonda delle campagne, delle simbologie utilizzate, dell’avversione – spesso pilotata dalla nobiltà e dal clero – verso ogni manifestazione di novità politica ed ogni fermento di rinnovamento.File | Dimensione | Formato | |
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