Mentre storici orali e antropologi hanno da più parti sottolineato l’urgenza di procedere alla tutela degli archivi sonori raccolti in ambiti non solo accademici (e.g. Contini-Martini 1993; Andreini-Clemente 2007), solo di recente il problema della conservazione dei beni vocali è diventato urgente nella comunità dei linguisti, che pure ha accumulato nei decenni una mole considerevole di materiale audio. Un archivio sonoro preziosissimo, in grado di fornirci in maniera capillare e dettagliata una fotografia dei dialetti italiani all’altezza degli anni Sessanta e Settanta, quale quello rappresentato dalla Carta dei Dialetti Italiani (CDI) non è al momento fruibile alla comunità scientifica. L’impresa della CDI ha rappresentato una delle più importanti iniziative di raccolta dialettale dell’ultimo dopoguerra. Il suo primo impianto, ideato da Oronzo Parlangèli, prevedeva un’inchiesta di fonetica e di morfologia in ogni comune italiano. Negli scritti del dialettologo salentino (vd. almeno Parlangèli 1970) si possono trovare molte informazioni relative al concepimento dell’impresa, alle riflessioni teoriche e metodologiche sull’inchiesta, alle difficoltà pratiche (anche di tipo ‘istituzionale’, nei rapporti con la Discoteca di Stato e con il CNR) incontrate durante l’allestimento di un progetto di così vasta scala e, per la prima volta nel panorama italiano, veramente ‘collettivo’, come ebbe a scrivere Carlo Battisti (1967). Con la scomparsa improvvisa di Parlangèli, il coordinamento dei lavori passò da Bari al Centro di Studio per la Dialettologia Italiana istituito a Padova nel 1971 e diretto da Manlio Cortelazzo. La Carta dei dialetti italiani ha rappresentato senz’altro “il primo caso in Italia di grande raccolta di geografia linguistica, con annesso archivio sonoro, realizzata con l’uso del magnetofono”, su cui “si è fatta le ossa una schiera di dialettologi” (Telmon 1999: 29). Eppure, questo prezioso giacimento sonoro è stato ignorato dalla comunità scientifica e rischia di essere perduto per sempre (le bobine sono ora parcellizzate in singoli centri di studio o presso singoli studiosi): non esiste, a nostra conoscenza, un censimento pubblico complessivo che renda conto del numero totale delle inchieste svolte, della qualità in cui versano i supporti sonori, nonché dei verbali esistenti. Per queste ragioni il progetto Gra.fo (Grammo-foni. Le soffitte della voce), condotto dalla Scuola Normale Superiore e dall’Università degli Studi di Siena, finanziato dalla Regione Toscana (PAR FAS 2007-2013 Regione Toscana Linea di Azione 1.1.a.3.), ha avviato la digitalizzazione delle inchieste toscane relative alla CDI. In parallelo è stata condotta in tutta Italia una ‘campagna di sollecitazione’ presso i singoli dialettologi che all’epoca parteciparono alle inchieste per ricostruire il quadro complessivo delle audiobobine ancora esistenti. L’intervento si propone, da un lato, di descrivere la struttura e la composizione dell’archivio futuro di Gra.fo (nastroteca e documentazione cartacea delle inchieste toscane), e dall’altro di presentare alla comunità scientifica un saggio dell’utilità, ai fini di una ricerca dialettologica diacronica, di documenti sonori che rischiano di venire inevitabilmente perduti (e che purtuttavia hanno rappresentato la base empirica delle monografie nella collana Profilo dei dialetti italiani). Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente tecnici, sarà presentato un protocollo relativo alla digitalizzazione del materiale sonoro. Per quanto riguarda gli aspetti archivistici, verrà fornito un inventario pressoché definitivo delle bobine originali presenti al CNR di Padova, delle copie conservate a Firenze e del materiale presente nei singoli centri di studio e gruppi di ricerca contattati; sarà inoltre presentata una proposta di classificazione e catalogazione del cosiddetto ‘materiale di corredo’ (verbali, ‘diari di campo’, annotazioni sparse), su cui al momento non esistono standard riconosciuti: non a caso l’archivio sonoro, un’etichetta che per certi versi è quasi un ossimoro, “supera il concetto tradizionale di archivio e investe un sistema di memoria più ampio” (Gentile 1999).

Calamai, S., Bertinetto, P.M. (2012). Per il recupero della Carta dei Dialetti Italiani. In Coesistenze linguistiche nell'Italia pre- e postunitaria. Atti del XLV Congresso internazionale di studi della Società di Linguistica Italiana (Aosta/Bard/Torino 26-28 settembre 2011) (pp.335-356). Bulzoni.

Per il recupero della Carta dei Dialetti Italiani

CALAMAI, SILVIA;
2012-01-01

Abstract

Mentre storici orali e antropologi hanno da più parti sottolineato l’urgenza di procedere alla tutela degli archivi sonori raccolti in ambiti non solo accademici (e.g. Contini-Martini 1993; Andreini-Clemente 2007), solo di recente il problema della conservazione dei beni vocali è diventato urgente nella comunità dei linguisti, che pure ha accumulato nei decenni una mole considerevole di materiale audio. Un archivio sonoro preziosissimo, in grado di fornirci in maniera capillare e dettagliata una fotografia dei dialetti italiani all’altezza degli anni Sessanta e Settanta, quale quello rappresentato dalla Carta dei Dialetti Italiani (CDI) non è al momento fruibile alla comunità scientifica. L’impresa della CDI ha rappresentato una delle più importanti iniziative di raccolta dialettale dell’ultimo dopoguerra. Il suo primo impianto, ideato da Oronzo Parlangèli, prevedeva un’inchiesta di fonetica e di morfologia in ogni comune italiano. Negli scritti del dialettologo salentino (vd. almeno Parlangèli 1970) si possono trovare molte informazioni relative al concepimento dell’impresa, alle riflessioni teoriche e metodologiche sull’inchiesta, alle difficoltà pratiche (anche di tipo ‘istituzionale’, nei rapporti con la Discoteca di Stato e con il CNR) incontrate durante l’allestimento di un progetto di così vasta scala e, per la prima volta nel panorama italiano, veramente ‘collettivo’, come ebbe a scrivere Carlo Battisti (1967). Con la scomparsa improvvisa di Parlangèli, il coordinamento dei lavori passò da Bari al Centro di Studio per la Dialettologia Italiana istituito a Padova nel 1971 e diretto da Manlio Cortelazzo. La Carta dei dialetti italiani ha rappresentato senz’altro “il primo caso in Italia di grande raccolta di geografia linguistica, con annesso archivio sonoro, realizzata con l’uso del magnetofono”, su cui “si è fatta le ossa una schiera di dialettologi” (Telmon 1999: 29). Eppure, questo prezioso giacimento sonoro è stato ignorato dalla comunità scientifica e rischia di essere perduto per sempre (le bobine sono ora parcellizzate in singoli centri di studio o presso singoli studiosi): non esiste, a nostra conoscenza, un censimento pubblico complessivo che renda conto del numero totale delle inchieste svolte, della qualità in cui versano i supporti sonori, nonché dei verbali esistenti. Per queste ragioni il progetto Gra.fo (Grammo-foni. Le soffitte della voce), condotto dalla Scuola Normale Superiore e dall’Università degli Studi di Siena, finanziato dalla Regione Toscana (PAR FAS 2007-2013 Regione Toscana Linea di Azione 1.1.a.3.), ha avviato la digitalizzazione delle inchieste toscane relative alla CDI. In parallelo è stata condotta in tutta Italia una ‘campagna di sollecitazione’ presso i singoli dialettologi che all’epoca parteciparono alle inchieste per ricostruire il quadro complessivo delle audiobobine ancora esistenti. L’intervento si propone, da un lato, di descrivere la struttura e la composizione dell’archivio futuro di Gra.fo (nastroteca e documentazione cartacea delle inchieste toscane), e dall’altro di presentare alla comunità scientifica un saggio dell’utilità, ai fini di una ricerca dialettologica diacronica, di documenti sonori che rischiano di venire inevitabilmente perduti (e che purtuttavia hanno rappresentato la base empirica delle monografie nella collana Profilo dei dialetti italiani). Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente tecnici, sarà presentato un protocollo relativo alla digitalizzazione del materiale sonoro. Per quanto riguarda gli aspetti archivistici, verrà fornito un inventario pressoché definitivo delle bobine originali presenti al CNR di Padova, delle copie conservate a Firenze e del materiale presente nei singoli centri di studio e gruppi di ricerca contattati; sarà inoltre presentata una proposta di classificazione e catalogazione del cosiddetto ‘materiale di corredo’ (verbali, ‘diari di campo’, annotazioni sparse), su cui al momento non esistono standard riconosciuti: non a caso l’archivio sonoro, un’etichetta che per certi versi è quasi un ossimoro, “supera il concetto tradizionale di archivio e investe un sistema di memoria più ampio” (Gentile 1999).
2012
9788878707221
Calamai, S., Bertinetto, P.M. (2012). Per il recupero della Carta dei Dialetti Italiani. In Coesistenze linguistiche nell'Italia pre- e postunitaria. Atti del XLV Congresso internazionale di studi della Società di Linguistica Italiana (Aosta/Bard/Torino 26-28 settembre 2011) (pp.335-356). Bulzoni.
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