Con ‘pronuncia’ si designa genericamente il modo di parlare, la dizione, l’accento (es. pronuncia chiara, trascurata, nasale…): la parola rimanda a saperi tipici della folk linguistics e tra le sue declinazioni può indicare anche aspetti di tipo più schiettamente prosodico, denominati accento, cadenza, calata, cantilena. Si evince pertanto come questo concetto sia di dominio pubblico e non facilmente delimitabile in termini scientifici. Tuttavia, esso ben si presta a una sua utilizzazione proprio per quanto concerne la storia linguistica italiana. L’italiano non ha una vera e propria fonologia: è fatto piuttosto di tante pronunce (Mioni 1993), diversificate per variabili geografiche, in primis, ma anche diastratiche e stilistiche. Delle molte pronunce regionali abbiamo diverse descrizioni (cfr. Sobrero 1988) e qualche sporadica inchiesta condotta in chiave di sociolinguistica ‘dalla parte del ricevente’ (Baroni 1983, Galli de’ Paratesi 1984, Volkart-Rey 1990). Una storia della pronuncia dell’italiano, peraltro ancora da scrivere, chiama in cause annose polemiche che hanno attraversato l’intera storia linguistica della penisola (vd. Lepschy 1966; Sorella 2001) e che hanno ancora un loro peso in questioni non secondarie del tempo presente, quali ad esempio la didattica dell’italiano a stranieri (cfr. Lepschy 2005). Senza dubbio, non esiste un tipo di pronuncia dotato di prestigio indiscusso: in un secolo e mezzo di Italia unita si è tuttavia verificato uno spostamento del centro irradiatore di ‘prestigio fonetico’ (De Mauro 1963), da Firenze, a Roma, fino alle metropoli del Nord (Milano in particolare). Sono disponibili alcune indicazioni (non troppo recenti per la verità) sulla valutazione sociale di certe pronunce regionali, ma niente è stato fatto per comprendere gli stereotipi sociali e culturali associati oggi a una pronuncia di tipo fiorentina. Il presente contributo intende osservare, all’interno della regione ‘culla della lingua’, come viene percepita e valutata oggi la pronuncia fiorentina rispetto ad altre pronunce locali. L’esperimento percettivo (mediante la tecnica cosiddetta del verbal-guise: cfr. Ryan, Giles & Hewstone 1988) è stato condotto in cinque scuole superiori della regione, nelle città di Firenze, Arezzo, Pisa e Livorno, e ha coinvolto circa centocinquanta studenti. L’obiettivo dell’indagine è quello di mostrare la persistenza di giudizi in qualche modo associabili alla percezione di una varietà ‘standard’ (Berruto 2007) nei confronti della parlata fiorentina d’italiano.
Calamai, S. (2011). Per una storia della pronuncia degli italiani: opinioni e atteggiamenti intorno alla pronuncia fiorentina. In Storia della lingua italiana e storia dell’Italia Unita. L’italiano e lo stato nazionale. Atti del IX Convegno ASLI. (pp.175-184). Cesati.
Per una storia della pronuncia degli italiani: opinioni e atteggiamenti intorno alla pronuncia fiorentina
CALAMAI, SILVIA
2011-01-01
Abstract
Con ‘pronuncia’ si designa genericamente il modo di parlare, la dizione, l’accento (es. pronuncia chiara, trascurata, nasale…): la parola rimanda a saperi tipici della folk linguistics e tra le sue declinazioni può indicare anche aspetti di tipo più schiettamente prosodico, denominati accento, cadenza, calata, cantilena. Si evince pertanto come questo concetto sia di dominio pubblico e non facilmente delimitabile in termini scientifici. Tuttavia, esso ben si presta a una sua utilizzazione proprio per quanto concerne la storia linguistica italiana. L’italiano non ha una vera e propria fonologia: è fatto piuttosto di tante pronunce (Mioni 1993), diversificate per variabili geografiche, in primis, ma anche diastratiche e stilistiche. Delle molte pronunce regionali abbiamo diverse descrizioni (cfr. Sobrero 1988) e qualche sporadica inchiesta condotta in chiave di sociolinguistica ‘dalla parte del ricevente’ (Baroni 1983, Galli de’ Paratesi 1984, Volkart-Rey 1990). Una storia della pronuncia dell’italiano, peraltro ancora da scrivere, chiama in cause annose polemiche che hanno attraversato l’intera storia linguistica della penisola (vd. Lepschy 1966; Sorella 2001) e che hanno ancora un loro peso in questioni non secondarie del tempo presente, quali ad esempio la didattica dell’italiano a stranieri (cfr. Lepschy 2005). Senza dubbio, non esiste un tipo di pronuncia dotato di prestigio indiscusso: in un secolo e mezzo di Italia unita si è tuttavia verificato uno spostamento del centro irradiatore di ‘prestigio fonetico’ (De Mauro 1963), da Firenze, a Roma, fino alle metropoli del Nord (Milano in particolare). Sono disponibili alcune indicazioni (non troppo recenti per la verità) sulla valutazione sociale di certe pronunce regionali, ma niente è stato fatto per comprendere gli stereotipi sociali e culturali associati oggi a una pronuncia di tipo fiorentina. Il presente contributo intende osservare, all’interno della regione ‘culla della lingua’, come viene percepita e valutata oggi la pronuncia fiorentina rispetto ad altre pronunce locali. L’esperimento percettivo (mediante la tecnica cosiddetta del verbal-guise: cfr. Ryan, Giles & Hewstone 1988) è stato condotto in cinque scuole superiori della regione, nelle città di Firenze, Arezzo, Pisa e Livorno, e ha coinvolto circa centocinquanta studenti. L’obiettivo dell’indagine è quello di mostrare la persistenza di giudizi in qualche modo associabili alla percezione di una varietà ‘standard’ (Berruto 2007) nei confronti della parlata fiorentina d’italiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/41844
Attenzione
Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo