Appunti per una storia dell'oreficeria a Siena nella seconda metà del Trecento. La croce del Cleveland Museum of Art.

Il contributo si articola in due parti. Nella prima si delineano alcuni aspetti della produzione di oreficeria a Siena nella seconda metà del Trecento sottolineando come in questo periodo - e anche nel primo Quattrocento - si configuri una sorta di 'devozione' nei confronti di quanto era stato realizzato nella prima metà del secolo quando gli orafi avevano espresso tutte le loro grandi potenzialità. Le novità che vengono introdotte non sono mai veramente tali: sono piuttosto dei rinnovamenti da leggere nel solco della tradizione e da interpretare quindi come una rimeditazione su tipologie, caratteri e tecniche che già avevano fatto la loro comparsa da moltissimo tempo. Si osserva come i principali orafi della seconda metà del Trecento siano tutti quanti impegnati nella realizzazione di sculture di grandi dimensioni. Per quanto riguarda le tecniche si accenna al largo uso che si continua a fare dello smalto champlevé e alla rivalutazione di questo tipo di smalto che si verifica nel periodo preso in esame. La seconda parte è dedicata ad un'approfondita analisi della croce processionale proveniente dalla prepositura di Trequanda (Siena) a lungo conservata nel Cleveland Museum of Art. Si mette in evidenza come, per la croce, i riferimenti più significativi e stringenti siano da cogliere nelle opere di oreficeria uscite dalle botteghe degli orafi-scultori attivi nella cappella di Piazza: il reliquiario a busto di San Marco papa che non è firmato, ma che in base ai caratteri stilistici può essere considerato di Mariano d'Agnolo Romanelli, il calice sottoscritto da Bartolomeo di Tommè detto Pizzino del Musée des Beaux Arts di Lione, e anche, ma decisamente in minor misura, il calice con la firma di Matteo d'Ambrogio detto Sapa del Louvre. Si propone una datazione dell'opera intorno agli anni ottanta del Trecento.