Il saggio parte dalla domanda se già all’inizio del XIII secolo nei regni o principati europei in via di ricomposizione statuale, oppure in qualcuna delle città-stato italiane in espansione nei loro contadi, si possa parlare in senso proprio di sistemi fiscali, o se esistevano altri e più importanti strumenti per finanziare le guerre. Si tratta di comprendere soprattutto se le grandi guerre del primo ‘200 avevano reso necessario un aumento sensibile delle entrate non patrimoniali e fiscali dei vertici statuali e dei soggetti politici minori. Non è affatto scontato infatti che lo sviluppo delle guerre abbia indotto una pari espansione nella spesa pubblica, né tantomeno che abbia stimolato lo sviluppo di un sistema fiscale. Intendendo con ciò la trasformazione dei tributi e monopoli di derivazione regalistico-signorile in imposte vere e proprie; la stabilizzazione di queste in un sistema di entrate ordinarie; e la loro generalizzazione a un alto numero di sudditi. Le guerre mantenevano infatti una struttura ancora eminentemente ‘feudale’, per il ruolo determinante di diversi nuclei militari, legati ai vertici o sottovertici statuali da rapporti di fedeltà e obbligo militare, non stipendiati né vettovagliati dai budget di questi. Inoltre anche dove nascevano bisogni di finanziamento monetario della guerra si usavano soltanto strumenti straordinari, basati su tributi mirati e negoziali oppure sul reperimento di risorse occasionali. La struttura dei budget statali o locali, ancora molto modesti, vede infatti ancora prevalere per le monarchie e principati d’Europa le entrate patrimoniali, signorili e feudali e le uscite per la corte; per le loro città le entrate da contribuzioni straordinarie e qualche monopolio e le uscite per qualche lavoro pubblico. Non è dissimile nemmeno il caso delle città italiane, le uniche in Europa ad avere un ruolo da protagoniste nella competizione politico-militare e un ceto militare proprio. Dissipati alcuni equivoci storiografici, si vede che fino al tardo ‘200 non conobbero nemmeno esse un’espansione e ordinarizzazione della spesa militare tale da richiedere l’abbandono dei sistemi straordinari di finanziamento e la sperimentazione di imposte stabili e generalizzate.

Ginatempo, M.A. (2011). Esisteva una fiscalità a finanziamento delle guerre del primo '200?. In 1212-1214. El trienio que hizo a Europa. XXXVII Semana de Estudios Medievales, Estella-Lizarra 19/23 julio 2010 (pp.279-342). Ed. Gobierno de Navarra, Pamplona.

Esisteva una fiscalità a finanziamento delle guerre del primo '200?

GINATEMPO, MARIA AUSILIATRICE
2011-01-01

Abstract

Il saggio parte dalla domanda se già all’inizio del XIII secolo nei regni o principati europei in via di ricomposizione statuale, oppure in qualcuna delle città-stato italiane in espansione nei loro contadi, si possa parlare in senso proprio di sistemi fiscali, o se esistevano altri e più importanti strumenti per finanziare le guerre. Si tratta di comprendere soprattutto se le grandi guerre del primo ‘200 avevano reso necessario un aumento sensibile delle entrate non patrimoniali e fiscali dei vertici statuali e dei soggetti politici minori. Non è affatto scontato infatti che lo sviluppo delle guerre abbia indotto una pari espansione nella spesa pubblica, né tantomeno che abbia stimolato lo sviluppo di un sistema fiscale. Intendendo con ciò la trasformazione dei tributi e monopoli di derivazione regalistico-signorile in imposte vere e proprie; la stabilizzazione di queste in un sistema di entrate ordinarie; e la loro generalizzazione a un alto numero di sudditi. Le guerre mantenevano infatti una struttura ancora eminentemente ‘feudale’, per il ruolo determinante di diversi nuclei militari, legati ai vertici o sottovertici statuali da rapporti di fedeltà e obbligo militare, non stipendiati né vettovagliati dai budget di questi. Inoltre anche dove nascevano bisogni di finanziamento monetario della guerra si usavano soltanto strumenti straordinari, basati su tributi mirati e negoziali oppure sul reperimento di risorse occasionali. La struttura dei budget statali o locali, ancora molto modesti, vede infatti ancora prevalere per le monarchie e principati d’Europa le entrate patrimoniali, signorili e feudali e le uscite per la corte; per le loro città le entrate da contribuzioni straordinarie e qualche monopolio e le uscite per qualche lavoro pubblico. Non è dissimile nemmeno il caso delle città italiane, le uniche in Europa ad avere un ruolo da protagoniste nella competizione politico-militare e un ceto militare proprio. Dissipati alcuni equivoci storiografici, si vede che fino al tardo ‘200 non conobbero nemmeno esse un’espansione e ordinarizzazione della spesa militare tale da richiedere l’abbandono dei sistemi straordinari di finanziamento e la sperimentazione di imposte stabili e generalizzate.
2011
9788423532582
Ginatempo, M.A. (2011). Esisteva una fiscalità a finanziamento delle guerre del primo '200?. In 1212-1214. El trienio que hizo a Europa. XXXVII Semana de Estudios Medievales, Estella-Lizarra 19/23 julio 2010 (pp.279-342). Ed. Gobierno de Navarra, Pamplona.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/20058