INTRODUZIONE Gli studi sulla mobilità ospedaliera sono importanti per la programmazione sanitaria, aiutando ad evidenziare deficienze quali-quantitative nella rete di offerta assistenziale. Lo spostamento del paziente è un marcatore di fallimento di uno dei principali obiettivi del nostro SSN: quello dell’uniforme distribuzione dei servizi sul territorio (e quindi di equa opportunità di accesso agli stessi da parte di tutti) di cui è simbolo l’ Unità Sanitaria Locale. La regionalizzazione del SSN ha enfatizzato l’importanza di questi studi rappresentando la presenza di servizi sanitari ad alta capacità di attrarre pazienti extraregionali e di altri fortemente tributari di pazienti nei confronti dei primi. D’altra parte, limitare ope legis la possibilità di spostamento dei pazienti, rappresenterebbe la negazione di un altrettanto importante istituzione quale è la garanzia della libertà di scelta del paziente nei confronti del luogo e dell’equipe di cura. Le riforme degli anni 90 hanno conferito valore economico allo spostamento dei pazienti e premiale nei confronti della qualità di chi “attrae” sia sotto l’aspetto manageriale che politico OBIETTIVO Descrivere l’evoluzione e la tendenza della mobilità sanitaria ospedaliera tra le 20 Regioni italiane. MATERIALI E METODI Abbiamo utilizzato dati sulle dimissioni ospedaliere prodotte dalla diverse reti ospedaliere regionali, dal 1998 al 2008, pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Mediante il Nomogramma di Gandy abbiamo descritto la capacità di ogni Regione di soddisfare la domanda di ricovero dei propri cittadini, le attrazioni di pazienti residenti altrove e le fughe verso ospedali extraregionali. Vengono anche presentati i rapporti fra “attratti“ e “fuggiti” e la significatività dei trend osservati nel periodo suddetto nelle diverse Regioni. RISULTATI Tutte le Regioni Italiane sono localizzate nella zona di equilibrio del Nomogramma di Gandy. Undici Regioni, soprattutto meridionali, in tutto il periodo preso in considerazione, mostrano tassi di attrazione inferiori rispetto a quelli di fuga (RT<1). La Lombardia presenta il più basso tasso di fuga (>2 in tutto il periodo studiato). Significativa riduzione del tasso dei ricoveri dei residenti (p<0,05) è stata riscontrata in 5 Regioni: Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Puglia e Calabria; 3 Regioni hanno presentato un aumento del tasso: Sicilia , Piemonte e Lazio. CONCLUSIONI La maggior parte delle Regioni Italiane appare in grado di soddisfare la propria domanda interna di assistenza. Esistono, comunque, differenze:in generale le Regioni meridionali sembrano essere meno capaci di trattenere i propri residenti o attrarne da fuori. Alcune Regioni, invece, non hanno ancora intrapreso la giusta direzione.
Messina, G., Quercioli, C., Moirano, F., Bedogni, C., Russo, C., Nante, N. (2011). Evoluzione della mobilità sanitaria tra le regioni italiane. In Atti 12° Conferenza Nazionale di Sanità Pubblica; La sanità Pubblica tra globalizzazione, nuove esigenze di salute e sostenibilità economica: la sfida dell'integrazione (pp.656-656).
Evoluzione della mobilità sanitaria tra le regioni italiane
MESSINA, G.;QUERCIOLI, C.;NANTE, N.
2011-01-01
Abstract
INTRODUZIONE Gli studi sulla mobilità ospedaliera sono importanti per la programmazione sanitaria, aiutando ad evidenziare deficienze quali-quantitative nella rete di offerta assistenziale. Lo spostamento del paziente è un marcatore di fallimento di uno dei principali obiettivi del nostro SSN: quello dell’uniforme distribuzione dei servizi sul territorio (e quindi di equa opportunità di accesso agli stessi da parte di tutti) di cui è simbolo l’ Unità Sanitaria Locale. La regionalizzazione del SSN ha enfatizzato l’importanza di questi studi rappresentando la presenza di servizi sanitari ad alta capacità di attrarre pazienti extraregionali e di altri fortemente tributari di pazienti nei confronti dei primi. D’altra parte, limitare ope legis la possibilità di spostamento dei pazienti, rappresenterebbe la negazione di un altrettanto importante istituzione quale è la garanzia della libertà di scelta del paziente nei confronti del luogo e dell’equipe di cura. Le riforme degli anni 90 hanno conferito valore economico allo spostamento dei pazienti e premiale nei confronti della qualità di chi “attrae” sia sotto l’aspetto manageriale che politico OBIETTIVO Descrivere l’evoluzione e la tendenza della mobilità sanitaria ospedaliera tra le 20 Regioni italiane. MATERIALI E METODI Abbiamo utilizzato dati sulle dimissioni ospedaliere prodotte dalla diverse reti ospedaliere regionali, dal 1998 al 2008, pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Mediante il Nomogramma di Gandy abbiamo descritto la capacità di ogni Regione di soddisfare la domanda di ricovero dei propri cittadini, le attrazioni di pazienti residenti altrove e le fughe verso ospedali extraregionali. Vengono anche presentati i rapporti fra “attratti“ e “fuggiti” e la significatività dei trend osservati nel periodo suddetto nelle diverse Regioni. RISULTATI Tutte le Regioni Italiane sono localizzate nella zona di equilibrio del Nomogramma di Gandy. Undici Regioni, soprattutto meridionali, in tutto il periodo preso in considerazione, mostrano tassi di attrazione inferiori rispetto a quelli di fuga (RT<1). La Lombardia presenta il più basso tasso di fuga (>2 in tutto il periodo studiato). Significativa riduzione del tasso dei ricoveri dei residenti (p<0,05) è stata riscontrata in 5 Regioni: Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Puglia e Calabria; 3 Regioni hanno presentato un aumento del tasso: Sicilia , Piemonte e Lazio. CONCLUSIONI La maggior parte delle Regioni Italiane appare in grado di soddisfare la propria domanda interna di assistenza. Esistono, comunque, differenze:in generale le Regioni meridionali sembrano essere meno capaci di trattenere i propri residenti o attrarne da fuori. Alcune Regioni, invece, non hanno ancora intrapreso la giusta direzione.File | Dimensione | Formato | |
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