Il presente lavoro intende discutere della necessità di adottare un approccio critico, sotto un profilo razziale e femminista, alla pratica educativa. La linea di pensiero riportata inizia da una riflessione critica sul personale percorso scolastico e accademico dettata da un dilemma disorientante che ha scatenato una serie di incidenti critici nella definizione dell’oggetto di ricerca. In particolar modo, gli incidenti era inerenti alle dimensioni epistemiche entro cui erano situate le metodologie di ricerca, ritenute problematiche: ossia, eurocentriche e imbevute di supremazia bianca. , il lavoro di ricerca ha riguardato l’esplorazione di altri punti di vista teorici sulla società e sull’educazione, andando a situare il pensiero nelle teorie critiche e, in maniera più dettagliata, negli approcci razzialmente critici e femministi all’education. Nel dettaglio, l’approccio razzialmente critico ai processi educativi stressa alcune dimensioni. Per iniziare, il razzismo è ordinario, non eccezionale. Ossia, l’ideologia razziale vigente oggi – in tutto il mondo – è basata sulla supremazia bianca e occidentale. Un sistema-mondo in cui chiunque presenta una mentalità razzializzata – ossia associa alcune caratteristiche specifiche ad etnie-culture-popolazioni – gerarchica in cui vengono ancora riprodotti i medesimi schemi storico-coloniali. Tali schemi vengono tramandati – spesso in maniera inconsapevole e implicita – anche tramite processi educativi, per esempio i programmi presentati nei curriculum che spesso sono mono-epistemologici. Inoltre, questo approccio si focalizza sull’importanza della pluralità epistemica, come elemento cardine per sviluppare capacità di pensiero critico. Una pluralità epistemica che necessità soprattutto di esplorare quelle voci che storico-socialmente sono state silenziate e/o messe ai margini. In questo senso, ascoltare le voci che provengono dai margini sono un contributo fondamentale per osservare e criticare – trasformare, migliorare – il Centro (hooks, 1993). Infine, l’approccio razzialmente critico si focalizza sulla dimensione intersezionale e soggettivistica delle persone, uscendo dalla prospettiva unitaria e fissa dell’essere umano, intendendolo invece come un complesso puzzle di soggettività (brah, 1996) che possono essere in contraddizione tra di loro in termini di potere. L’aspetto intersezionale, in realtà, è una dimensione fondamentale anche dell’approccio femminista all’educazione, poiché gli studi razziali e quelli femministi si sono proseguiti contemporaneamente, contaminandosi reciprocamente sotto il profilo intellettuale. Oltre all’aspetto intersezionale alle identità sociali, l’approccio femminista all’educazione stressa la dimensione incarnata di tali identità, ossia i processi di razzializzazione e di genderizzazione “creano forme di disuguaglianza scritte sul corpo, che modellano il modo in cui gli individui comprendono se stessi e ciò che possono fare di se stessi. La teoria femminista cerca di denaturalizzare la produzione di tali gerarchie sociali e politiche illuminando la razzializzazione-genderizzazione, il processo politico attraverso il quale le identità particolari sono scolpite in modi che creano simultaneamente il dominante e il subordinato e naturalizzano quelle relazioni sociali di dominio.” (Lisa et al, 2016, pg. 11, traduzione mia). In questo senso, l’ultima dimensione fondamentale di questo approccio è la conoscenza situata e l’epistemologia standpoint, ossia ciascuno di noi – per via della singolare intersezione di soggettività incarnate – ha accesso al mondo circostante ed è in grado di comprenderlo e analizzarlo circoscritto entro le lenti epistemologiche dettate da tale intersezione specifica. Successivamente, il presente lavoro ha inteso situare i contributi teorico-intellettuali degli studiosi razziali e femministi poc’anzi presentati all’interno della pratica educativa, andando a individuare quelle pratiche che possano contribuire a trasformare in quei processi educativi ritenuti più adeguati e idonei a rispondere alle crescenti complessità presentate dal tessuto sociale. Per quanto riguarda l’approccio razzialmente critico alla pratica educativa, esso prevede la necessità di adottare la dimensione pluri-epistemologica per i curricula e i programmi presentati, nonché la progettazione generale e la valutazione dei contenuti, andando a spodestare i canali intellettuali negli apprendimenti e valutazioni con lo scopo di privilegiare una pluralità di canali sensoriali-emotivi. Suggerisce inoltre di adottare l’autocoscienza razziale sia negli educatori che educandi, poiché chiunque di noi ha appreso a formare un pensiero razzializzato e l’esplicitazione, la condivisione tramite metodologie dialettiche e dialogiche risulta un aspetto importante per raggiungere la coscientizzazione delle proprie prospettive di significato razziali/etniche con lo scopo di riflettere criticamente su di esse. La riflessione collettiva come pratica risulta necessaria poiché questo approccio utilizza la continuità spazio-temporale-geografica-storica sulle ingiustizie sociali, come possono essere quelle razziali, sostenendo – come si dimostra in questo lavoro – che un focus esclusivo sul presente risulta ingenuo e inefficace, se non addirittura controproducente. In questo senso, come ultima pratica fondamentale questo approccio suggerisce agli educatori/docenti di sviluppare capacità di accoglienza e gestione del conflitto razziale che può scatenarsi a seguito delle riflessioni collettive su tematiche razziali. L’approccio femminista alla pratica educativa inizia stressando la dimensione del potere. Suggerisce agli educatori di essere consapevoli del proprio potere epistemico e decisionale sui processi educativi e di re-distribuirlo in maniera più equa e meno gerarchia all’interno della comunità educante/educativa. Il potere riguarda anche i setting educativi, pertanto questo approccio invita a organizzare il setting in maniera tale che tenga conto delle differenti e diverse necessità riguardanti l’accessibilità all’esperienza educativa. In questo senso, diventa fondamentale adottare la pratica del comunity building. Un approccio critico-femminista alla pratica educativa intende la classe come una comunità da co-costruire (Monchinski, 2010). Ossia, la conoscenza, invece di essere qualcosa da trasmettere in maniera asimmetrica – è prodotta nelle relazioni fra i vari attori nei processi educativi – sia tra educatore e educando sia tra il gruppo di pari. Comunità intesa come un continuum tra quanto accade in classe e la società generale. In questo senso, diventa fondamentale privilegiare metodologie dialettiche e dialogiche, invece della lezione frontale, connettendo gli studenti e le studentesse con questioni sociali concrete della vita sociale, poiché l’approccio critico-femminista si pone l’obiettivo di emancipazione degli studenti e lo sviluppo delle loro capacità critiche. Si conclude questo lavoro sostenendo la necessità di adottare gli approcci critici – razziali e femministi – alla pratica educativa in maniera strutturale e sistemica e quali contributi potrebbe portare all’assetto sociale in trasformazione. Per iniziare, adottare approcci critici alla pratica educativa significa ribilanciare il centro di potere tra nozionismo e riflessività, consumando maggior tempo, energie e risorse in metodologie dialogiche e co-riflessive, a scapito di una verticale trasmissione di nozioni da apprendere e da verificare. Inoltre, adottare una visione pluri-epistemologica alla pratica educativa significa fornire agli educandi forme capacità di pensiero pluri-epistemologico, garantendo a loro maggiori strumenti analitici per comprendere e analizzare il sistema mondo post-nazionale. La dimensione pluri-epistemologica riguarda anche l’aspetto morale, se l’educazione è pensata in termini di giustizia sociale. Infine, l’ultimo contributo riguarda il passaggio da una visione umanista dell’educazione a una più post-umanista (Braidotti, 2020) che interseca l’umano – o post-umano – con la dimensione tecno-digitale che presenta complesse sfide per i professionisti dell’educazione.

Raja, S.U.R. (2025). Approccio decoloniale e femminista alla pratica educativa.

Approccio decoloniale e femminista alla pratica educativa

Raja, Saif ur rehman
2025-12-19

Abstract

Il presente lavoro intende discutere della necessità di adottare un approccio critico, sotto un profilo razziale e femminista, alla pratica educativa. La linea di pensiero riportata inizia da una riflessione critica sul personale percorso scolastico e accademico dettata da un dilemma disorientante che ha scatenato una serie di incidenti critici nella definizione dell’oggetto di ricerca. In particolar modo, gli incidenti era inerenti alle dimensioni epistemiche entro cui erano situate le metodologie di ricerca, ritenute problematiche: ossia, eurocentriche e imbevute di supremazia bianca. , il lavoro di ricerca ha riguardato l’esplorazione di altri punti di vista teorici sulla società e sull’educazione, andando a situare il pensiero nelle teorie critiche e, in maniera più dettagliata, negli approcci razzialmente critici e femministi all’education. Nel dettaglio, l’approccio razzialmente critico ai processi educativi stressa alcune dimensioni. Per iniziare, il razzismo è ordinario, non eccezionale. Ossia, l’ideologia razziale vigente oggi – in tutto il mondo – è basata sulla supremazia bianca e occidentale. Un sistema-mondo in cui chiunque presenta una mentalità razzializzata – ossia associa alcune caratteristiche specifiche ad etnie-culture-popolazioni – gerarchica in cui vengono ancora riprodotti i medesimi schemi storico-coloniali. Tali schemi vengono tramandati – spesso in maniera inconsapevole e implicita – anche tramite processi educativi, per esempio i programmi presentati nei curriculum che spesso sono mono-epistemologici. Inoltre, questo approccio si focalizza sull’importanza della pluralità epistemica, come elemento cardine per sviluppare capacità di pensiero critico. Una pluralità epistemica che necessità soprattutto di esplorare quelle voci che storico-socialmente sono state silenziate e/o messe ai margini. In questo senso, ascoltare le voci che provengono dai margini sono un contributo fondamentale per osservare e criticare – trasformare, migliorare – il Centro (hooks, 1993). Infine, l’approccio razzialmente critico si focalizza sulla dimensione intersezionale e soggettivistica delle persone, uscendo dalla prospettiva unitaria e fissa dell’essere umano, intendendolo invece come un complesso puzzle di soggettività (brah, 1996) che possono essere in contraddizione tra di loro in termini di potere. L’aspetto intersezionale, in realtà, è una dimensione fondamentale anche dell’approccio femminista all’educazione, poiché gli studi razziali e quelli femministi si sono proseguiti contemporaneamente, contaminandosi reciprocamente sotto il profilo intellettuale. Oltre all’aspetto intersezionale alle identità sociali, l’approccio femminista all’educazione stressa la dimensione incarnata di tali identità, ossia i processi di razzializzazione e di genderizzazione “creano forme di disuguaglianza scritte sul corpo, che modellano il modo in cui gli individui comprendono se stessi e ciò che possono fare di se stessi. La teoria femminista cerca di denaturalizzare la produzione di tali gerarchie sociali e politiche illuminando la razzializzazione-genderizzazione, il processo politico attraverso il quale le identità particolari sono scolpite in modi che creano simultaneamente il dominante e il subordinato e naturalizzano quelle relazioni sociali di dominio.” (Lisa et al, 2016, pg. 11, traduzione mia). In questo senso, l’ultima dimensione fondamentale di questo approccio è la conoscenza situata e l’epistemologia standpoint, ossia ciascuno di noi – per via della singolare intersezione di soggettività incarnate – ha accesso al mondo circostante ed è in grado di comprenderlo e analizzarlo circoscritto entro le lenti epistemologiche dettate da tale intersezione specifica. Successivamente, il presente lavoro ha inteso situare i contributi teorico-intellettuali degli studiosi razziali e femministi poc’anzi presentati all’interno della pratica educativa, andando a individuare quelle pratiche che possano contribuire a trasformare in quei processi educativi ritenuti più adeguati e idonei a rispondere alle crescenti complessità presentate dal tessuto sociale. Per quanto riguarda l’approccio razzialmente critico alla pratica educativa, esso prevede la necessità di adottare la dimensione pluri-epistemologica per i curricula e i programmi presentati, nonché la progettazione generale e la valutazione dei contenuti, andando a spodestare i canali intellettuali negli apprendimenti e valutazioni con lo scopo di privilegiare una pluralità di canali sensoriali-emotivi. Suggerisce inoltre di adottare l’autocoscienza razziale sia negli educatori che educandi, poiché chiunque di noi ha appreso a formare un pensiero razzializzato e l’esplicitazione, la condivisione tramite metodologie dialettiche e dialogiche risulta un aspetto importante per raggiungere la coscientizzazione delle proprie prospettive di significato razziali/etniche con lo scopo di riflettere criticamente su di esse. La riflessione collettiva come pratica risulta necessaria poiché questo approccio utilizza la continuità spazio-temporale-geografica-storica sulle ingiustizie sociali, come possono essere quelle razziali, sostenendo – come si dimostra in questo lavoro – che un focus esclusivo sul presente risulta ingenuo e inefficace, se non addirittura controproducente. In questo senso, come ultima pratica fondamentale questo approccio suggerisce agli educatori/docenti di sviluppare capacità di accoglienza e gestione del conflitto razziale che può scatenarsi a seguito delle riflessioni collettive su tematiche razziali. L’approccio femminista alla pratica educativa inizia stressando la dimensione del potere. Suggerisce agli educatori di essere consapevoli del proprio potere epistemico e decisionale sui processi educativi e di re-distribuirlo in maniera più equa e meno gerarchia all’interno della comunità educante/educativa. Il potere riguarda anche i setting educativi, pertanto questo approccio invita a organizzare il setting in maniera tale che tenga conto delle differenti e diverse necessità riguardanti l’accessibilità all’esperienza educativa. In questo senso, diventa fondamentale adottare la pratica del comunity building. Un approccio critico-femminista alla pratica educativa intende la classe come una comunità da co-costruire (Monchinski, 2010). Ossia, la conoscenza, invece di essere qualcosa da trasmettere in maniera asimmetrica – è prodotta nelle relazioni fra i vari attori nei processi educativi – sia tra educatore e educando sia tra il gruppo di pari. Comunità intesa come un continuum tra quanto accade in classe e la società generale. In questo senso, diventa fondamentale privilegiare metodologie dialettiche e dialogiche, invece della lezione frontale, connettendo gli studenti e le studentesse con questioni sociali concrete della vita sociale, poiché l’approccio critico-femminista si pone l’obiettivo di emancipazione degli studenti e lo sviluppo delle loro capacità critiche. Si conclude questo lavoro sostenendo la necessità di adottare gli approcci critici – razziali e femministi – alla pratica educativa in maniera strutturale e sistemica e quali contributi potrebbe portare all’assetto sociale in trasformazione. Per iniziare, adottare approcci critici alla pratica educativa significa ribilanciare il centro di potere tra nozionismo e riflessività, consumando maggior tempo, energie e risorse in metodologie dialogiche e co-riflessive, a scapito di una verticale trasmissione di nozioni da apprendere e da verificare. Inoltre, adottare una visione pluri-epistemologica alla pratica educativa significa fornire agli educandi forme capacità di pensiero pluri-epistemologico, garantendo a loro maggiori strumenti analitici per comprendere e analizzare il sistema mondo post-nazionale. La dimensione pluri-epistemologica riguarda anche l’aspetto morale, se l’educazione è pensata in termini di giustizia sociale. Infine, l’ultimo contributo riguarda il passaggio da una visione umanista dell’educazione a una più post-umanista (Braidotti, 2020) che interseca l’umano – o post-umano – con la dimensione tecno-digitale che presenta complesse sfide per i professionisti dell’educazione.
19-dic-2025
XXXVIII
Raja, S.U.R. (2025). Approccio decoloniale e femminista alla pratica educativa.
Raja, Saif Ur Rehman
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1304837