Come molte cattedrali medievali, quella di Terracina si caratterizza per il suo sviluppo diacronico, intercorso – almeno per la fase basso-medievale – dalla consacrazione del 1074 alla posa in opera del candelabro per il cero pasquale, realizzato nell’anno 1245, quasi a suggellare il prolungato cantiere. È in questo lasso temporale che si inseriscono, verosimilmente a più riprese e per mani diverse, tutti quegli elementi di arredo liturgico sottesi alla definizione dello spazio sacro medievale. Quel che colpisce a Terracina, rispetto ad altre fabbriche ecclesiastiche coeve, è la ricchezza dei manufatti che un tempo davano forma allo spazio sacro medievale, e soprattutto la loro eterogeneità, sia per materiali e tecniche esecutive, sia per referenti culturali. Quel che possiamo ricavare, in termini di dinamiche di cantiere, è semmai la costatazione che il duomo terracinese sia stato un luogo d’interscambio culturale, di trasmissione di saperi e mutuazione di repertori, scenario privilegiato per l’attuazione del sincretismo e per la creazione di nuovi e ibridi linguaggi identitari.

Gianandrea, M., Longo, R. (2020). Mutuazioni, sincretismo e interculturalità in Marittima. Lo spazio sacro e gli arredi liturgici della cattedrale di Terracina. In Terracina nel Medioevo: la cattedrale e la città (pp.83-103). Roma : Viella.

Mutuazioni, sincretismo e interculturalità in Marittima. Lo spazio sacro e gli arredi liturgici della cattedrale di Terracina

Ruggero Longo
2020-01-01

Abstract

Come molte cattedrali medievali, quella di Terracina si caratterizza per il suo sviluppo diacronico, intercorso – almeno per la fase basso-medievale – dalla consacrazione del 1074 alla posa in opera del candelabro per il cero pasquale, realizzato nell’anno 1245, quasi a suggellare il prolungato cantiere. È in questo lasso temporale che si inseriscono, verosimilmente a più riprese e per mani diverse, tutti quegli elementi di arredo liturgico sottesi alla definizione dello spazio sacro medievale. Quel che colpisce a Terracina, rispetto ad altre fabbriche ecclesiastiche coeve, è la ricchezza dei manufatti che un tempo davano forma allo spazio sacro medievale, e soprattutto la loro eterogeneità, sia per materiali e tecniche esecutive, sia per referenti culturali. Quel che possiamo ricavare, in termini di dinamiche di cantiere, è semmai la costatazione che il duomo terracinese sia stato un luogo d’interscambio culturale, di trasmissione di saperi e mutuazione di repertori, scenario privilegiato per l’attuazione del sincretismo e per la creazione di nuovi e ibridi linguaggi identitari.
2020
978-88-3313-230-3
Gianandrea, M., Longo, R. (2020). Mutuazioni, sincretismo e interculturalità in Marittima. Lo spazio sacro e gli arredi liturgici della cattedrale di Terracina. In Terracina nel Medioevo: la cattedrale e la città (pp.83-103). Roma : Viella.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1293281