Un’epigrafe davanti l’altare del duomo di Salerno recita ROMOALDUS ARCHIEPISCOPUS. Questa iscrizione, in caratteri porfirei, potrebbe essere sufficiente per identificare nell’arcivescovo Romualdo I, in carica dal 1121 al 1136, il committente del pavimento in opus sectile del duomo salernitano. Attraverso l’analisi approfondita del pavimento nel suo insieme sarà possibile stabilire che esso fu realizzato nell’arco di un’unica campagna di lavori, all’epoca di Romualdo I. L’identificazione e la caratterizzazione dei litotipi condotta nel corso delle ricerche hanno consentito inoltre l’individuazione di una classe di tessere bianche ricavate da materiale artificiale. Il litotipo in questione è stato ottenuto tramite trattamento ad elevate temperature di particolari rocce (“stracotto”). Le indagini svolte hanno svelato che lo stracotto è stato originariamente ed estesamente adoperato sia nel pavimento salernitano, sia in quelli palermitani. I frequenti contatti tra Palermo e Salerno potrebbero aver garantito l’insediamento e la collaborazione di artigiani siciliani nel cantiere campano. Questa impressione si ha osservando i plutei di recinzione dell’altare del duomo salernitano, realizzati per volere dell’arcivescovo Guglielmo da Ravenna tra il 1137 ed il 1153. A partire dal cantiere salernitano, attraverso la Sicilia normanna, penetra nell’opus sectile del Meridione normanno un nuovo modo di concepire l’ornamento geometrico.
Longo, R. (2010). L'opus sectile nei cantieri normanni: una squadra di Marmorari tra Salerno e Palermo. In Medioevo: le officine (pp.179-189). Milano : Electa.
L'opus sectile nei cantieri normanni: una squadra di Marmorari tra Salerno e Palermo
Longo, Ruggero
2010-01-01
Abstract
Un’epigrafe davanti l’altare del duomo di Salerno recita ROMOALDUS ARCHIEPISCOPUS. Questa iscrizione, in caratteri porfirei, potrebbe essere sufficiente per identificare nell’arcivescovo Romualdo I, in carica dal 1121 al 1136, il committente del pavimento in opus sectile del duomo salernitano. Attraverso l’analisi approfondita del pavimento nel suo insieme sarà possibile stabilire che esso fu realizzato nell’arco di un’unica campagna di lavori, all’epoca di Romualdo I. L’identificazione e la caratterizzazione dei litotipi condotta nel corso delle ricerche hanno consentito inoltre l’individuazione di una classe di tessere bianche ricavate da materiale artificiale. Il litotipo in questione è stato ottenuto tramite trattamento ad elevate temperature di particolari rocce (“stracotto”). Le indagini svolte hanno svelato che lo stracotto è stato originariamente ed estesamente adoperato sia nel pavimento salernitano, sia in quelli palermitani. I frequenti contatti tra Palermo e Salerno potrebbero aver garantito l’insediamento e la collaborazione di artigiani siciliani nel cantiere campano. Questa impressione si ha osservando i plutei di recinzione dell’altare del duomo salernitano, realizzati per volere dell’arcivescovo Guglielmo da Ravenna tra il 1137 ed il 1153. A partire dal cantiere salernitano, attraverso la Sicilia normanna, penetra nell’opus sectile del Meridione normanno un nuovo modo di concepire l’ornamento geometrico.| File | Dimensione | Formato | |
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