« C’est l’ordure, encore l’ordure, et toujours l’ordure ». Genèse et histoire d’une esthétique du dégoût de Zola à Sartre

This dissertation aims to investigate the theoretical and ideological implications of a negative category in aesthetics: disgust. Despite its marginal place in the history of aesthetics, from French classicism to Kant and German aesthetic idealism, disgust has newly found its major place in French literature between the second half of the 19th century and the 1940s-1950s. The corpus of our dissertation covers from the break of romanticism and naturalism from classicist precepts and the tradition of normative re-readings of Aristotle’s «Poetics» and «Rhetoric», all the way up to the French modernist novel in the 1930s and existentialism. From Zola to Céline and Sartre, including Huysmans, Mirbeau, Bloy, and the aesthetical idealism of Joséphin Péladan and Remy de Gourmont. We investigate the ideological implications of conservative aesthetic positions of Charles Maurras and of the maurrassisme culturel at the beginning of the 20th century and their opposition to the German philosophical and cultural tradition. We look also into the debate engaged by Marxist or left-wing anarchist intellectuals who wrote in journals such as «Monde» and «Europe» advocating a «retour à Zola» in the 1920s and 1930s (Henri Barbusse, Emmanuel Berl, Henry Poulaille…). To recontextualize this turning point in modern literary aesthetics, we adopt an interdisciplinary approach, crossing the history of literature, the history of aesthetics and the history of medicine. This dissertation recontextualizes the poetics and the aesthetics of disgust in light of certain significant moments in the history of aesthetics of the 19th and 20th centuries, namely the renewed reception of Aristotle and of the German (Kant, Hegel, Rosenkranz, Schopenhauer, Nietzsche…) and French philosophy (Victor Cousin, Hippolyte Taine, Jean-Marie Guyau, Victor Basch, Charles Lalo…) ; as well as the rise of studies devoted to emotions in disciplines such as experimental psychology and in phenomenology.

La tesi si propone di approfondire le implicazioni teoriche e ideologiche di una categoria estetica negativa – il disgusto – che, malgrado uno statuto fortemente controverso nella storia dell’estetica occidentale, dal classicismo francese a Kant e l’idealismo tedesco, vede però riconosciuti un peso e una dignità estetica inediti nella riflessione letteraria e nella narrativa francese della seconda metà dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. Basandosi su un corpus ampio ma ben definito, l’inquadramento storico-letterario della tesi si estende dalla rottura romantica e naturalista con i precetti estetici classicisti e con tutta una tradizione di riletture normative della «Poetica» e della «Retorica» di Aristotele, per giungere fino al romanzo modernista francese degli anni Trenta e all’esistenzialismo. Il corpus si estende dunque da Zola a Céline e Sartre, passando per Huysmans, Mirbeau, Bloy, e il ritorno di un gusto estetico di rivendicata adesione idealista (Joséphin Péladan, Remy de Gourmont…). Un’attenzione particolare è riservata anche alle implicazioni ideologiche delle posizioni estetiche conservatrici rivendicate da Charles Maurras e da alcune figure di spicco del cosiddetto maurrassisme culturel di inizio Novecento e delle loro resistenze alla tradizione filosofica e culturale tedesca; così come al dibattito che sollecita gli intellettuali di formazione marxista o anarchica di sinistra che collaborano con le riviste «Monde» e «Europe» e che rivendicano un « retour à Zola » tra gli anni Venti e Trenta del Novecento (Henri Barbusse, Emmanuel Berl, Henry Poulaille…). Al fine di ricontestualizzare tale rivolgimento capitale dei paradigmi estetici della modernità letteraria, abbiamo adottato un approccio interdisciplinare, al crocevia tra storia della letteratura, storia dell’estetica e della medicina. La tesi intende infatti rileggere la riflessione letteraria sulla categoria del disgusto ricontestualizzandola entro alcuni momenti fondamentali della storia dell’estetica dell’Ottocento e del Novecento, come la ricezione di Aristotele e del discorso filosofico-estetico tedesco (da Kant a Hegel e Rosenkranz, da Schopenhauer a Nietzsche) e francese (Victor Cousin, Hippolyte Taine, Jean-Marie Guyau, Victor Basch, Charles Lalo…) ; e lo sviluppo di studi relativi alle emozioni da parte della psicologia sperimentale e della fenomenologia.