Il saggio è dedicato all’ampia fascia di forestieri che, a differenza degli artigiani specializzati, spesso oggetto di lusinghe e incentivi da parte dei governi, erano considerati disutili quando non pericolosi, e pertanto indesiderati. Un mondo di “marginali”, sia perché arrivavano già come tali, sia perché marginalizzati nelle società locali. Erano innanzitutto uomini senza specializzazione, avventizi, stagionali, spesso costretti o abituati ad alternare lavoro, accattonaggio e piccola criminalità; ma anche individui di bassa estrazione sociale che, pur talvolta in possesso di qualche abilità e determinati a cercare lavoro, erano penalizzati da una reputazione negativa in parte legata ai luoghi di provenienza, come nel caso degli albanesi, degli slavi e dei corsi, accusati di essere potenziali portatori di malattie, violenti e inclini al crimine. La diffidenza che li circondava, e che poteva tradursi in varie forme di intolleranza e anche in provvedimenti di espulsione, si attenuò con il tempo, mentre lo stesso non si può dire a proposito di un altro universo di forestieri, quello dei mendicanti, dei vagabondi, dei senza fissa dimora, spesso accusati, solo perché forestieri, di essere simulatori, truffatori, ladri. Per loro l’ultima parte del Medioevo prefigurava già ciò che sarebbe accaduto con la repressione e il confinamento che si sarebbero verificati in età moderna.
Franceschi, F. (2024). Le minoranze indesiderate: la marginalità. In Migrazioni, forme di inte(g)razione, cittadinanze nell’Italia del tardo medioevo: atti del XVII Convegno di studi San Miniato 21-23 ottobre 2021 (pp.137-156). Firenze : Firenze University Press [10.36253/979-12-215-0426-2.12].
Le minoranze indesiderate: la marginalità
Franceschi, Franco
2024-01-01
Abstract
Il saggio è dedicato all’ampia fascia di forestieri che, a differenza degli artigiani specializzati, spesso oggetto di lusinghe e incentivi da parte dei governi, erano considerati disutili quando non pericolosi, e pertanto indesiderati. Un mondo di “marginali”, sia perché arrivavano già come tali, sia perché marginalizzati nelle società locali. Erano innanzitutto uomini senza specializzazione, avventizi, stagionali, spesso costretti o abituati ad alternare lavoro, accattonaggio e piccola criminalità; ma anche individui di bassa estrazione sociale che, pur talvolta in possesso di qualche abilità e determinati a cercare lavoro, erano penalizzati da una reputazione negativa in parte legata ai luoghi di provenienza, come nel caso degli albanesi, degli slavi e dei corsi, accusati di essere potenziali portatori di malattie, violenti e inclini al crimine. La diffidenza che li circondava, e che poteva tradursi in varie forme di intolleranza e anche in provvedimenti di espulsione, si attenuò con il tempo, mentre lo stesso non si può dire a proposito di un altro universo di forestieri, quello dei mendicanti, dei vagabondi, dei senza fissa dimora, spesso accusati, solo perché forestieri, di essere simulatori, truffatori, ladri. Per loro l’ultima parte del Medioevo prefigurava già ciò che sarebbe accaduto con la repressione e il confinamento che si sarebbero verificati in età moderna.File | Dimensione | Formato | |
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