L’olivo (Olea europaea L.) è una specie caratteristica degli aspetti più termofili della macchia mediterranea (Oleo-Ceratonion). La sua domesticazione è avvenuta presumibilmente già nel Neolitico, ad opera delle popolazioni del Medio Oriente; da qui, le varietà coltivate sarebbero arrivate prima ai Greci e poi agli Etruschi (Pignatti 2018). Oggi gli oliveti sono tra le coltivazioni più caratteristiche del paesaggio agricolo mediterraneo (Angles 1999); qui risultano spesso inseriti nelle aree agricole ad alto valore naturale tipiche dei territori rurali geomorfologicamente complessi (Fanfarillo et al. 2017a, 2017b). Gli appezzamenti ad olivo, in particolare quelli più antichi e a gestione estensiva, ospitano livelli considerevoli di biodiversità (Perrino, Veronico 2012, Marzano et al. 2013, Fanfarillo et al. 2018), motivo per cui ne è stato proposto l’inserimento tra gli habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Biondi et al. 2007). La Sabina è tra le zone dell’Italia centrale maggiormente vocate all’olivicoltura, in particolare nella parte meridionale, dove sui rilievi carbonatici rivolti verso il Mar Tirreno si configurano condizioni morfo-climatiche ideali per la crescita dell’olivo. L’area coincide con la zona di produzione dell’olio extravergine di oliva DOP “Sabina” (Commissione Europea 1996); in considerazione di ciò, gli oliveti occupano una posizione importante tra le tipologie di uso del suolo. Pertanto, nel corso dei mesi di aprile e maggio 2017 e 2018 è stata effettuata una campagna di rilevamento sulla flora e sulla vegetazione, ad oggi poco conosciute, che colonizzano queste coltivazioni arboree nella Bassa Sabina (prov. Rieti, Lazio); sono stati eseguiti 62 rilievi su plot di area fissa pari a 16 m2, superficie consigliata per il rilevamento delle comunità erbacee europee (Chytrý, Optyková 2003). Le colture indagate sono tutte a gestione tradizionale/estensiva, falciate e/o pascolate e non sottoposte a lavorazione del terreno (Fig. 1). Complessivamente sono stati censiti 234 taxa di piante vascolari. La famiglia più rappresentata è risultata essere quella delle Fabaceae (36 taxa), seguita da Asteraceae (32) e Poaceae (31). Ben rappresentate sono anche le Brassicaceae, con 13 taxa; le altre famiglie hanno mostrato una consistenza inferiore. Sono state rinvenute tre specie rare nella regione Lazio secondo Anzalone et al. (2010): Glechoma hederacea L., Securigera cretica (L.) Lassen e Sisymbrium irio L.; tra le entità indicate dagli stessi autori come poco comuni nel territorio regionale, sono state censite Equisetum palustre Anemone coronaria L., Anthemis arvensis L. subsp. incrassata (Loisel.) Nyman, Ervum pubescens DC., Gladiolus byzantinus Mill., Ononis viscosa L. subsp. breviflora (DC.) Nyman, Trifolium squarrosum L. e Triticum neglectum (Req. ex Bertol.) Greuter. Alcuni di questi taxa poco diffusi sono stati rinvenuti per la prima volta in Sabina: ad essi si aggiungono l’alloctona casuale Brassica nigra (L.) W.D.J.Koch e il più comune Rhinanthus minor L., per un totale di nove entità di nuova segnalazione nell’area di studio. Di interesse è risultata la presenza di quattro specie di Orchidaceae, sia pur comuni in regione: Ophrys apifera Huds., Orchis italica Poir., Orchis purpurea Huds., e Serapias vomeracea (Burm.f.) Briq. Il contingente di specie alloctone (identificato secondo Galasso et al., 2018 e Bartolucci et al., 2018), si è rivelato estremamente ridotto, essendo costituito da appena 10 specie (2,3% del totale): sei archeofite (Arundo donax L. - l’unica invasiva - Avena fatua L., Avena sterilis L., Brassica nigra (L.) W.D.J.Koch, Galega officinalis L. e Medicago sativa L.) e quattro neofite (Crepis sancta (L.) Bornm. subsp. nemausensis (P.Fourn.) Babc., Erigeron canadensis L., Erigeron sumatrensis Retz., e Veronica persica Poir., le ultime tre invasive nel Lazio). I rilievi sono stati sottoposti ad un’analisi di classificazione, che ha consentito di individuare tre gruppi dalla composizione floristica discretamente differenziata, caratterizzati da livelli decrescenti di disturbo antropico e da crescenti maturità strutturale e mesofilia. In termini strutturali (Fig. 2a) i tre gruppi di rilievi mostrano una graduale diminuzione dell’incidenza di Terofite dal gruppo 1 al gruppo 3, con il conseguente incremento delle specie perenni, ove le Emicriptofite risultano essere le maggiormente rappresentate, seguite dalle Geofite. Gli spettri corologici (Fig. 2b) rivelano una generale predominanza delle specie a distribuzione Eurimediterranea, evidenziando poche differenze tra i tre aspetti; a questo fa eccezione il contingente Cosmopolita, che risulta essere di gran lunga maggiore nel gruppo 1 rispetto ai gruppi 2 e 3, coerentemente con il minore disturbo antropico a cui questi ultimi sono presumibilmente sottoposti. In conclusione l’indagine ha rivelato la presenza, all’interno dei contesti indagati, di una flora ricca e includente elementi di pregio naturalistico. Tali evidenze danno ulteriore conferma di come l’agricoltura estensiva sia di supporto alla diversità biologica, garantendo il mantenimento di habitat secondari indispensabili per la sopravvivenza di numerose specie vegetali e, di conseguenza, dei taxa animali ad esse legati.

Fanfarillo, E., Moretti, M., Abbate, G. (2018). La flora vascolare degli oliveti della Bassa Sabina (Lazio, Italia centrale). In Notiziario della Società Botanica Italiana (pp.81-82).

La flora vascolare degli oliveti della Bassa Sabina (Lazio, Italia centrale)

Fanfarillo, Emanuele;
2018-01-01

Abstract

L’olivo (Olea europaea L.) è una specie caratteristica degli aspetti più termofili della macchia mediterranea (Oleo-Ceratonion). La sua domesticazione è avvenuta presumibilmente già nel Neolitico, ad opera delle popolazioni del Medio Oriente; da qui, le varietà coltivate sarebbero arrivate prima ai Greci e poi agli Etruschi (Pignatti 2018). Oggi gli oliveti sono tra le coltivazioni più caratteristiche del paesaggio agricolo mediterraneo (Angles 1999); qui risultano spesso inseriti nelle aree agricole ad alto valore naturale tipiche dei territori rurali geomorfologicamente complessi (Fanfarillo et al. 2017a, 2017b). Gli appezzamenti ad olivo, in particolare quelli più antichi e a gestione estensiva, ospitano livelli considerevoli di biodiversità (Perrino, Veronico 2012, Marzano et al. 2013, Fanfarillo et al. 2018), motivo per cui ne è stato proposto l’inserimento tra gli habitat di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Biondi et al. 2007). La Sabina è tra le zone dell’Italia centrale maggiormente vocate all’olivicoltura, in particolare nella parte meridionale, dove sui rilievi carbonatici rivolti verso il Mar Tirreno si configurano condizioni morfo-climatiche ideali per la crescita dell’olivo. L’area coincide con la zona di produzione dell’olio extravergine di oliva DOP “Sabina” (Commissione Europea 1996); in considerazione di ciò, gli oliveti occupano una posizione importante tra le tipologie di uso del suolo. Pertanto, nel corso dei mesi di aprile e maggio 2017 e 2018 è stata effettuata una campagna di rilevamento sulla flora e sulla vegetazione, ad oggi poco conosciute, che colonizzano queste coltivazioni arboree nella Bassa Sabina (prov. Rieti, Lazio); sono stati eseguiti 62 rilievi su plot di area fissa pari a 16 m2, superficie consigliata per il rilevamento delle comunità erbacee europee (Chytrý, Optyková 2003). Le colture indagate sono tutte a gestione tradizionale/estensiva, falciate e/o pascolate e non sottoposte a lavorazione del terreno (Fig. 1). Complessivamente sono stati censiti 234 taxa di piante vascolari. La famiglia più rappresentata è risultata essere quella delle Fabaceae (36 taxa), seguita da Asteraceae (32) e Poaceae (31). Ben rappresentate sono anche le Brassicaceae, con 13 taxa; le altre famiglie hanno mostrato una consistenza inferiore. Sono state rinvenute tre specie rare nella regione Lazio secondo Anzalone et al. (2010): Glechoma hederacea L., Securigera cretica (L.) Lassen e Sisymbrium irio L.; tra le entità indicate dagli stessi autori come poco comuni nel territorio regionale, sono state censite Equisetum palustre Anemone coronaria L., Anthemis arvensis L. subsp. incrassata (Loisel.) Nyman, Ervum pubescens DC., Gladiolus byzantinus Mill., Ononis viscosa L. subsp. breviflora (DC.) Nyman, Trifolium squarrosum L. e Triticum neglectum (Req. ex Bertol.) Greuter. Alcuni di questi taxa poco diffusi sono stati rinvenuti per la prima volta in Sabina: ad essi si aggiungono l’alloctona casuale Brassica nigra (L.) W.D.J.Koch e il più comune Rhinanthus minor L., per un totale di nove entità di nuova segnalazione nell’area di studio. Di interesse è risultata la presenza di quattro specie di Orchidaceae, sia pur comuni in regione: Ophrys apifera Huds., Orchis italica Poir., Orchis purpurea Huds., e Serapias vomeracea (Burm.f.) Briq. Il contingente di specie alloctone (identificato secondo Galasso et al., 2018 e Bartolucci et al., 2018), si è rivelato estremamente ridotto, essendo costituito da appena 10 specie (2,3% del totale): sei archeofite (Arundo donax L. - l’unica invasiva - Avena fatua L., Avena sterilis L., Brassica nigra (L.) W.D.J.Koch, Galega officinalis L. e Medicago sativa L.) e quattro neofite (Crepis sancta (L.) Bornm. subsp. nemausensis (P.Fourn.) Babc., Erigeron canadensis L., Erigeron sumatrensis Retz., e Veronica persica Poir., le ultime tre invasive nel Lazio). I rilievi sono stati sottoposti ad un’analisi di classificazione, che ha consentito di individuare tre gruppi dalla composizione floristica discretamente differenziata, caratterizzati da livelli decrescenti di disturbo antropico e da crescenti maturità strutturale e mesofilia. In termini strutturali (Fig. 2a) i tre gruppi di rilievi mostrano una graduale diminuzione dell’incidenza di Terofite dal gruppo 1 al gruppo 3, con il conseguente incremento delle specie perenni, ove le Emicriptofite risultano essere le maggiormente rappresentate, seguite dalle Geofite. Gli spettri corologici (Fig. 2b) rivelano una generale predominanza delle specie a distribuzione Eurimediterranea, evidenziando poche differenze tra i tre aspetti; a questo fa eccezione il contingente Cosmopolita, che risulta essere di gran lunga maggiore nel gruppo 1 rispetto ai gruppi 2 e 3, coerentemente con il minore disturbo antropico a cui questi ultimi sono presumibilmente sottoposti. In conclusione l’indagine ha rivelato la presenza, all’interno dei contesti indagati, di una flora ricca e includente elementi di pregio naturalistico. Tali evidenze danno ulteriore conferma di come l’agricoltura estensiva sia di supporto alla diversità biologica, garantendo il mantenimento di habitat secondari indispensabili per la sopravvivenza di numerose specie vegetali e, di conseguenza, dei taxa animali ad esse legati.
2018
Fanfarillo, E., Moretti, M., Abbate, G. (2018). La flora vascolare degli oliveti della Bassa Sabina (Lazio, Italia centrale). In Notiziario della Società Botanica Italiana (pp.81-82).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1263338