Si presenta qui un panorama delle questioni che con maggiore frequenza si riscontrano nell’allestimento di edizioni critiche di artes dictandi e raccolte epistolari, partendo dalle problematiche esposte nell’Handbuch curato da Hartmann e Grévin. Base di documentazione delle riflessioni proposte è l’esperienza di revisore di numerose edizioni di testi di questo tipo accumulata dall’autore nel periodo 2008-2020. Emergono come fattori ricorrenti la forza d’inerzia come legge della comunicazione nelle discipline umanistiche, l’ambiguità e vaghezza terminologica nell’uso di “autore”, “editore”, “attribuire” ecc., la rassegnazione a un “principio di indeterminazione” nella possibilità di ricostruire le filiazioni dei testimoni, una tendenza alla selezione irrazionale dei dati considerati, l’uso di datazioni vecchie e superate per proporre o accettare relazioni fra testi, il criterio variabile nella validazione dei dati (nomi e datazioni) contenuti nei modelli di lettere, ora considerati elementi storici attendibili ora frutto di invenzione letteraria, l’uso di geonimi moderni (Francia, Italia) potenzialmente fuorvianti nelle ricostruzioni filologiche, la difficoltà di impegnarsi nella ricostruzione delle diverse redazioni anziché scegliere la più comoda, l’adozione di usi grafici del cosiddetto “manoscritto-guida” senza alcuna certezza che derivino dall’autore, la confusione fra posteriorità dell’attestazione e posteriorità della lezione, la disomogeneità nell’uso della paragrafazione, l’importanza assoluta dell’interpunzione come primo e decisivo passo dell’edizione, la necessità di estendere al massimo la base documentaria da adibire per confermare o negare la “storicità” di un personaggio o di un fatto, la facilità a etichettare come esercizio scolastico testi di cui non si è in grado di trovare addentellati documentari, la corrività nel definire hapax un termine senza approfonditi riscontri nel vastissimo mare della testualità e dei dizionari del latino medievale, la sommarietà nell’approntamento degli apparati di similia, che oggi le biblioteche digitali consentono di potenziare limitando il numero di errori e omissioni, la difformità nella resa delle abbreviazioni e infine la prospettiva che potrebbe aiutare, se non a risolvere, almeno ad alleviare molti di questi problemi: l’edizione digitale.

Stella, F. (2023). Esperienze di un revisore di edizioni dittaminali. In E. Bartoli, C. Amendola, V.G. Nitti, M. Pavoni (a cura di), Le nuove frontiere del «dictamen»: studi, edizioni in corso e riflessioni metodologiche sull’epistolografia medievale (secc. XII-XV) (pp. 3-18). Firenze : SISMEL.

Esperienze di un revisore di edizioni dittaminali

Stella, Francesco
2023-01-01

Abstract

Si presenta qui un panorama delle questioni che con maggiore frequenza si riscontrano nell’allestimento di edizioni critiche di artes dictandi e raccolte epistolari, partendo dalle problematiche esposte nell’Handbuch curato da Hartmann e Grévin. Base di documentazione delle riflessioni proposte è l’esperienza di revisore di numerose edizioni di testi di questo tipo accumulata dall’autore nel periodo 2008-2020. Emergono come fattori ricorrenti la forza d’inerzia come legge della comunicazione nelle discipline umanistiche, l’ambiguità e vaghezza terminologica nell’uso di “autore”, “editore”, “attribuire” ecc., la rassegnazione a un “principio di indeterminazione” nella possibilità di ricostruire le filiazioni dei testimoni, una tendenza alla selezione irrazionale dei dati considerati, l’uso di datazioni vecchie e superate per proporre o accettare relazioni fra testi, il criterio variabile nella validazione dei dati (nomi e datazioni) contenuti nei modelli di lettere, ora considerati elementi storici attendibili ora frutto di invenzione letteraria, l’uso di geonimi moderni (Francia, Italia) potenzialmente fuorvianti nelle ricostruzioni filologiche, la difficoltà di impegnarsi nella ricostruzione delle diverse redazioni anziché scegliere la più comoda, l’adozione di usi grafici del cosiddetto “manoscritto-guida” senza alcuna certezza che derivino dall’autore, la confusione fra posteriorità dell’attestazione e posteriorità della lezione, la disomogeneità nell’uso della paragrafazione, l’importanza assoluta dell’interpunzione come primo e decisivo passo dell’edizione, la necessità di estendere al massimo la base documentaria da adibire per confermare o negare la “storicità” di un personaggio o di un fatto, la facilità a etichettare come esercizio scolastico testi di cui non si è in grado di trovare addentellati documentari, la corrività nel definire hapax un termine senza approfonditi riscontri nel vastissimo mare della testualità e dei dizionari del latino medievale, la sommarietà nell’approntamento degli apparati di similia, che oggi le biblioteche digitali consentono di potenziare limitando il numero di errori e omissioni, la difformità nella resa delle abbreviazioni e infine la prospettiva che potrebbe aiutare, se non a risolvere, almeno ad alleviare molti di questi problemi: l’edizione digitale.
2023
978-88-9290-223-7
Stella, F. (2023). Esperienze di un revisore di edizioni dittaminali. In E. Bartoli, C. Amendola, V.G. Nitti, M. Pavoni (a cura di), Le nuove frontiere del «dictamen»: studi, edizioni in corso e riflessioni metodologiche sull’epistolografia medievale (secc. XII-XV) (pp. 3-18). Firenze : SISMEL.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1252895