"Name and shame" e diritto al rispetto della vita privata: la Grand Chamber della Corte EDU censura la gogna mediatica per gli evasori fiscali

The essay discusses a recent judgment of the European Court of Human Rights, Grand Chamber (March 9th, 2023, L.B. v Hungary, n. 36345/2016), which states that the publication of a list of large evaders, accompanied by personal data of taxpayers, on the website of the Hungarian Financial Administration must be considered contrary to art. Article 8 of the European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (ECHR). According to the Court, in particular, the aim pursued by the disclosure of the tax data of the major tax evaders is legitimate in itself, since it is ultimately a deterrent measure aimed at protecting the tax interest in the prompt collection of taxes. In the present case, however, it does not appear that the Hungarian Parliament considered whether and to what extent the publication of all the personal information - in particular the address of the debtor’s domicile - was actually necessary for the achievement of that objective. Therefore, in the absence of an adequate weighting of the interests at stake by the national Parliament, the general adoption of this measure should be considered disproportionate in relation to the scope of the published personal data, the way in which it is published and the possible impact on taxpayers' privacy.

Il lavoro trae spunto dalla sentenza della Grand Chamber della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 9 marzo 2023, L.B. contro Ungheria, n. 36345/2016, nella quale si afferma che la pubblicazione di un elenco di grandi evasori, corredato di dati personali dei contribuenti, sul sito web dell’Amministrazione finanziaria ungherese deve essere considerata in contrasto con l’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU). Secondo la Corte, in particolare, lo scopo perseguito attraverso la divulgazione dei dati fiscali dei maggiori evasori sarebbe in sé legittimo, trattandosi in definitiva di una misura deterrente, volta a tutelare l’interesse erariale alla pronta riscossione dei tributi. Nel caso di specie, tuttavia, non risulta che il Parlamento ungherese abbia considerato se e quanto la pubblicazione di tutti i dati in questione - in particolare l'indirizzo del domicilio del debitore - fosse effettivamente necessaria per il conseguimento di tale obiettivo. In assenza di una adeguata ponderazione degli interessi in gioco da parte del Parlamento nazionale, pertanto, l’adozione generalizzata dello strumento dissuasivo in questione deve essere considerata sproporzionata in relazione alla portata dei dati personali pubblicati, alle modalità di pubblicazione e alle ricadute che potrebbero derivarne sulla sfera privata dei contribuenti.