La mia tesi si occupa di ricostruire la relazione tra la narrativa italiana di argomento gay prodotta tra gli anni Settanta e gli anni Novanta e i movimenti di liberazione omosessuale a essa contemporanei attraverso l’analisi del tema dell’identità e della rappresentazione del rapporto tra i personaggi omosessuali e la realtà nei vari testi. Nei primi anni Settanta, il primo FUORI supporta la tesi che il desiderio omosessuale sia universale e represso perché d’ostacolo alla struttura capitalistica della società; conseguentemente, rifiuta la “ruolizzazione” dell’orientamento sessuale stabile e incoraggia una sperimentazione non solo sessuale ma cognitiva, tesa a liberarsi dalle norme sociali interiorizzate e a immaginare assetti socioeconomici diversi e più liberi. In questo senso, pur mantenendo un approccio freudomarxista che non permette di liberarsi dell’idea che il desiderio sessuale sia preculturale (Mieli negli Elementi lo definisce esplicativamente “sottostrutturale”), il movimento si avvicina molto alle idee del queer decostruttivo a cui accennavo sopra – che del resto spesso dialoga a sua volta con Freud –, invitando a dubitare di sé e del mondo e a rimettere in gioco ogni certezza. Lentamente, a questo approccio onnicomprensivo alla liberazione omosessuale se ne sostituisce uno più pratico, in parte importato, finalizzato all’integrazione delle persone omosessuali, ormai identitariamente separate dalle persone eterosessuali e non più considerate come soggetti solo più liberi e aperti alla sperimentazione, nelle strutture sociali esistenti. La narrativa italiana di argomento omosessuale si ritrova spesso vicina ai movimenti di liberazione; conseguentemente e prevedibilmente essa tende a condividerne le istanze. Da un estremo dello spettro, dunque, essa presenta l’idea che le identità fisse siano un ruolo da cui liberarsi; dall’altro estremo, le identità sono trattate come un dato di fatto, non sono messe in discussione. Da un estremo dello spettro, la realtà è problematizzata ai limiti dell’immaginabile: non solo le strutture sociali in cui i soggetti devianti si trovano loro malgrado immersi, ma talvolta anche lo statuto ontologico stesso della realtà concreta sono oggetto di decostruzione. Dall’altro estremo dello spettro, la riflessione sulla necessità delle strutture sociali è del tutto assente e il personaggio omosessuale gioca all’interno delle stesse, mirando all’integrazione. Naturalmente, questo spettro non è da intendersi come una rigida processione cronologica in cui i testi letterari corrispondano, tappa per tappa, a quanto sarebbe lecito aspettarsi a una certa altezza nel passaggio dal modello politico decostruzionista a quello integrazionista: sarebbe assurdo aspettarsi che essi siano degli impersonali riflessi dell’evoluzione sociale, o ipotizzare che i testi più tardi rifiutino interamente la lezione dei predecessori, o assumere che la letteratura a un certo punto smetta di interrogarsi sull’uomo e sul mondo. Anche nei testi più tardi l’adesione al modello integrazionista non comporta l’assenza totale di sfumature nella concezione dell’identità e della realtà; eppure, un’evoluzione nel senso che ho indicato è a mio parere visibile. I testi che ho scelto di studiare sono Scende giù per Toledo di Giuseppe Patroni Griffi (1975), La maschia di Vittorio Pescatori (1979), Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli (1980), Il risveglio dei faraoni di Mario Mieli (pronto per la pubblicazione nel 1983 ma pubblicato postumo nel 1994), Seminario sulla gioventù di Aldo Busi (1984) e Camere separate di Pier Vittorio Tondelli (1989). Nel complesso, la tesi che propongo è la seguente: la narrativa italiana di argomento omosessuale evolve la propria concezione dell’identità e della realtà (ontologica e sociale) in parallelo con l’evoluzione ideologica e politica dei movimenti di liberazione omosessuale ad essa contemporanea.

DE CAPUA, M. (2023). Dalla decostruzione all'integrazione: la narrativa italiana gay tra gli anni Settanta e gli anni Novanta [10.25434/maria-de-capua_phd2023].

Dalla decostruzione all'integrazione: la narrativa italiana gay tra gli anni Settanta e gli anni Novanta

Maria De Capua
2023-01-01

Abstract

La mia tesi si occupa di ricostruire la relazione tra la narrativa italiana di argomento gay prodotta tra gli anni Settanta e gli anni Novanta e i movimenti di liberazione omosessuale a essa contemporanei attraverso l’analisi del tema dell’identità e della rappresentazione del rapporto tra i personaggi omosessuali e la realtà nei vari testi. Nei primi anni Settanta, il primo FUORI supporta la tesi che il desiderio omosessuale sia universale e represso perché d’ostacolo alla struttura capitalistica della società; conseguentemente, rifiuta la “ruolizzazione” dell’orientamento sessuale stabile e incoraggia una sperimentazione non solo sessuale ma cognitiva, tesa a liberarsi dalle norme sociali interiorizzate e a immaginare assetti socioeconomici diversi e più liberi. In questo senso, pur mantenendo un approccio freudomarxista che non permette di liberarsi dell’idea che il desiderio sessuale sia preculturale (Mieli negli Elementi lo definisce esplicativamente “sottostrutturale”), il movimento si avvicina molto alle idee del queer decostruttivo a cui accennavo sopra – che del resto spesso dialoga a sua volta con Freud –, invitando a dubitare di sé e del mondo e a rimettere in gioco ogni certezza. Lentamente, a questo approccio onnicomprensivo alla liberazione omosessuale se ne sostituisce uno più pratico, in parte importato, finalizzato all’integrazione delle persone omosessuali, ormai identitariamente separate dalle persone eterosessuali e non più considerate come soggetti solo più liberi e aperti alla sperimentazione, nelle strutture sociali esistenti. La narrativa italiana di argomento omosessuale si ritrova spesso vicina ai movimenti di liberazione; conseguentemente e prevedibilmente essa tende a condividerne le istanze. Da un estremo dello spettro, dunque, essa presenta l’idea che le identità fisse siano un ruolo da cui liberarsi; dall’altro estremo, le identità sono trattate come un dato di fatto, non sono messe in discussione. Da un estremo dello spettro, la realtà è problematizzata ai limiti dell’immaginabile: non solo le strutture sociali in cui i soggetti devianti si trovano loro malgrado immersi, ma talvolta anche lo statuto ontologico stesso della realtà concreta sono oggetto di decostruzione. Dall’altro estremo dello spettro, la riflessione sulla necessità delle strutture sociali è del tutto assente e il personaggio omosessuale gioca all’interno delle stesse, mirando all’integrazione. Naturalmente, questo spettro non è da intendersi come una rigida processione cronologica in cui i testi letterari corrispondano, tappa per tappa, a quanto sarebbe lecito aspettarsi a una certa altezza nel passaggio dal modello politico decostruzionista a quello integrazionista: sarebbe assurdo aspettarsi che essi siano degli impersonali riflessi dell’evoluzione sociale, o ipotizzare che i testi più tardi rifiutino interamente la lezione dei predecessori, o assumere che la letteratura a un certo punto smetta di interrogarsi sull’uomo e sul mondo. Anche nei testi più tardi l’adesione al modello integrazionista non comporta l’assenza totale di sfumature nella concezione dell’identità e della realtà; eppure, un’evoluzione nel senso che ho indicato è a mio parere visibile. I testi che ho scelto di studiare sono Scende giù per Toledo di Giuseppe Patroni Griffi (1975), La maschia di Vittorio Pescatori (1979), Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli (1980), Il risveglio dei faraoni di Mario Mieli (pronto per la pubblicazione nel 1983 ma pubblicato postumo nel 1994), Seminario sulla gioventù di Aldo Busi (1984) e Camere separate di Pier Vittorio Tondelli (1989). Nel complesso, la tesi che propongo è la seguente: la narrativa italiana di argomento omosessuale evolve la propria concezione dell’identità e della realtà (ontologica e sociale) in parallelo con l’evoluzione ideologica e politica dei movimenti di liberazione omosessuale ad essa contemporanea.
2023
Alessandro Grilli
XXXV
DE CAPUA, M. (2023). Dalla decostruzione all'integrazione: la narrativa italiana gay tra gli anni Settanta e gli anni Novanta [10.25434/maria-de-capua_phd2023].
DE CAPUA, Maria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1235390