Il contributo del welfare aziendale territoriale alla co-progettazione delle politiche sociali locali

Il welfare aziendale territoriale (WAT) è un fenomeno in espansione che costituisce, per gli attori coinvolti, l’evoluzione del welfare aziendale in una strategia di risposta al diversificarsi dei bisogni della popolazione e all’acuirsi delle situazioni di vulnerabilità sociale, alle quali le logiche del welfare tradizionale non riescono più a far fronte (Arletti 2018; Busacca e Masiero 2019; Maino e Razetti 2019). Nel tentativo di superare la crisi del sistema di welfare, e nell’ottica della creazione di valore sociale, il WAT si sostanzia in reti multiattore e multistakeholder sempre più complesse e articolate, di dimensione locale e composte da soggetti pubblici e privati che co-finanziano, co-producono e co-gestiscono interventi sociali “con l’obiettivo di dar vita a un’offerta capace di integrare, in maniera coerente e più inclusiva, quella pubblica” (Maino 2021b, 219). In queste esperienze si affronta la questione, centrale nel welfare attuale, attinente all’innovazione del welfare a partire dalla trasformazione della natura e della consistenza delle relazioni tra il mondo produttivo, il welfare statale, lo sviluppo socioeconomico e occupazionale. Questa riflessione coinvolge tutti i livelli dello Stato, ma in particolare il livello locale, dando vita a soluzioni in cui il welfare (e il WAT in particolare) è inteso come fattore di crescita, di fioritura e di valorizzazione della comunità (Scansani 2015; Zamagni 2015; Zandonai 2021; Zandonai Venturi 2019). Nell’esperienza italiana, il WAT nasce e si sviluppa quando le aziende iniziano a riflettere sul contributo del loro modello di welfare aziendale allo sviluppo economico e sociale locale e, contestualmente, i decisori politici, a tutti i livelli, sperimentano le prime forme di partnership con i soggetti del privato, alla ricerca di finanziamenti e strategie operative comuni per sostenere il progresso sociale ed economico delle comunità.