Il volume studia per la prima volta in modo sistematico le declinazioni ottocentesche di un tema fondamentale nella storia delle poetiche occidentali: il verosimile; e dimostra che l’incidenza di Aristotele sulla narrativa – realistica e fantastica – della modernità è stata largamente sottovalutata. L’introduzione di Simona Micali (pp. 7-21) illustra snodi e problemi legati alla nozione di verosimile, ai modi e ai generi del racconto otto-novecentesco. Nel primo capitolo (pp. 23-79), Pierluigi Pellini rivela un’insospettata persistenza della tradizione aristotelica nel secolo del realismo. Solo il modernismo spezzerà il rapporto fra arte e ‘universale’, rivendicando la dignità letteraria del contingente, e svincolando il romanzo dal paradigma del verosimile. Nel secondo capitolo (pp. 81-141), Stefano Lazzarin ripropone la domanda che è alla base della narrazione fantastica: come si fa a rendere credibile un evento soprannaturale? Scrittori come Hoffmann, Scott, Gautier, Poe, Mérimée, i due James (Henry e Montague Rhodes), hanno cercato di rispondere, producendo un corpus di testi ricchissimo e ancora poco noto, che si aggira intorno a tre grandi questioni: la nozione di verosimiglianza; le regole di costruzione del racconto del soprannaturale; la coerenza dell’opera d’arte.
Pellini, P., Micali, S., Lazzarin, S. (2021). Il vero inverosimile e il fantastico verosimile. Tradizione aristotelica e modernità nelle poetiche dell'Ottocento. Roma : Artemide.
Il vero inverosimile e il fantastico verosimile. Tradizione aristotelica e modernità nelle poetiche dell'Ottocento
Pellini, Pierluigi
;Micali, Simona
;
2021-01-01
Abstract
Il volume studia per la prima volta in modo sistematico le declinazioni ottocentesche di un tema fondamentale nella storia delle poetiche occidentali: il verosimile; e dimostra che l’incidenza di Aristotele sulla narrativa – realistica e fantastica – della modernità è stata largamente sottovalutata. L’introduzione di Simona Micali (pp. 7-21) illustra snodi e problemi legati alla nozione di verosimile, ai modi e ai generi del racconto otto-novecentesco. Nel primo capitolo (pp. 23-79), Pierluigi Pellini rivela un’insospettata persistenza della tradizione aristotelica nel secolo del realismo. Solo il modernismo spezzerà il rapporto fra arte e ‘universale’, rivendicando la dignità letteraria del contingente, e svincolando il romanzo dal paradigma del verosimile. Nel secondo capitolo (pp. 81-141), Stefano Lazzarin ripropone la domanda che è alla base della narrazione fantastica: come si fa a rendere credibile un evento soprannaturale? Scrittori come Hoffmann, Scott, Gautier, Poe, Mérimée, i due James (Henry e Montague Rhodes), hanno cercato di rispondere, producendo un corpus di testi ricchissimo e ancora poco noto, che si aggira intorno a tre grandi questioni: la nozione di verosimiglianza; le regole di costruzione del racconto del soprannaturale; la coerenza dell’opera d’arte.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/11365/1175423