Nel contributo si mettono a confronto alcuni aspetti linguistici della scrittura di due autori, Bembo e Galileo, dalla forte impronta prescrittiva e persuasiva. Si analizzano alcuni tratti fonomorfologici non aurei (cioè non tipici del fiorentino trecentesco) della loro prosa volgare, come "isprimere" per "esprimere", "aspero" per "aspro", il tipo "beeano" per "beveano" e i tipi "arò" / "arei" e "averò" / "averei" in Bembo, e "aviamo" e "doviamo", il tipo "voi avevi" per "voi avevate" e la forma "nissuno" per "nessuno" in Galileo. Da un lato in Bembo queste forme, apparentemente antibembiane, scaturiscono in realtà dalla volontà del letterato-grammatico di mettere ordine nella polimorfia del fiorentino coevo (introducendo il solito movimento centripeto che caratterizza il modello linguistico classicista); dall’altro la presenza di un certo numero di idiotismi nei discorsi dei personaggi delle summae galileiane sembra aver contribuito a rendere la voce dell’autore più vicina – per così dire – ai lettori, e quindi più persuasiva.
Ricci, A. (2020). Bembo e Galileo. Lingua regolata e sregolata per prescrivere e persuadere.. In Trasmettere il sapere, orientare il comportamento: tipologia linguistica, generi testuali, modelli culturali della prosa educativa (pp.225-235). Firenze : Franco Cesati Editore.
Bembo e Galileo. Lingua regolata e sregolata per prescrivere e persuadere.
Ricci, Alessio
2020-01-01
Abstract
Nel contributo si mettono a confronto alcuni aspetti linguistici della scrittura di due autori, Bembo e Galileo, dalla forte impronta prescrittiva e persuasiva. Si analizzano alcuni tratti fonomorfologici non aurei (cioè non tipici del fiorentino trecentesco) della loro prosa volgare, come "isprimere" per "esprimere", "aspero" per "aspro", il tipo "beeano" per "beveano" e i tipi "arò" / "arei" e "averò" / "averei" in Bembo, e "aviamo" e "doviamo", il tipo "voi avevi" per "voi avevate" e la forma "nissuno" per "nessuno" in Galileo. Da un lato in Bembo queste forme, apparentemente antibembiane, scaturiscono in realtà dalla volontà del letterato-grammatico di mettere ordine nella polimorfia del fiorentino coevo (introducendo il solito movimento centripeto che caratterizza il modello linguistico classicista); dall’altro la presenza di un certo numero di idiotismi nei discorsi dei personaggi delle summae galileiane sembra aver contribuito a rendere la voce dell’autore più vicina – per così dire – ai lettori, e quindi più persuasiva.File | Dimensione | Formato | |
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