Quaderni di Serafino Gubbio operatore è un romanzo che occupa una posizione chiave nell’opera pirandelliana, in quanto può esser considerato insieme culmine della stagione romanzesca e preludio alla sperimentazione di linguaggi artistici diversi, e principalmente alla stagione teatrale. Una critica messa a confronto del diverso trattamento della pittura, della fotograia e del cinema nel romanzo consente di mettere in evidenza in quale misura i quaderni di Serafino Gubbio costituiscano un’approfondita rilessione sullo statuto dell’arte nella moderna società di massa, in un momento in cui Pirandello sta maturando il passaggio dalla forma narrativa a quella teatrale. Nel romanzo, i tre tipi di immagini, pur essendo associate ciascuna ad un’altra categoria estetica (rispettivamente simulacro, meduseo, spettrale), sono accomunati da un sorte identica, quella – tragica – della morte dell’arte nella modernità, sorte incarnata dai personaggi del violinista, del pittore Giorgio Mirelli e, inine, dello stesso Seraino Gubbio operatore cinematograico. Di questa tragica incompatibilità fra società tecnologica e creazione artistica sublime sarà il teatro pirandelliano a ofrire le espressioni più emblematiche.
Micali, S. (2020). L’‘ibrido giuoco’ e la ‘realtà divina’: diferenti statuti delle immagini estetiche nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore. In B.D. Bart Van den Bossche (a cura di), ICONOGRAFIE PIRANDELLIANE. Immagini e cultura visiva nell’opera di Luigi Pirandello (pp. 159-174). Oxford : Peter Lang.
L’‘ibrido giuoco’ e la ‘realtà divina’: diferenti statuti delle immagini estetiche nei Quaderni di Serafino Gubbio operatore
Micali
2020-01-01
Abstract
Quaderni di Serafino Gubbio operatore è un romanzo che occupa una posizione chiave nell’opera pirandelliana, in quanto può esser considerato insieme culmine della stagione romanzesca e preludio alla sperimentazione di linguaggi artistici diversi, e principalmente alla stagione teatrale. Una critica messa a confronto del diverso trattamento della pittura, della fotograia e del cinema nel romanzo consente di mettere in evidenza in quale misura i quaderni di Serafino Gubbio costituiscano un’approfondita rilessione sullo statuto dell’arte nella moderna società di massa, in un momento in cui Pirandello sta maturando il passaggio dalla forma narrativa a quella teatrale. Nel romanzo, i tre tipi di immagini, pur essendo associate ciascuna ad un’altra categoria estetica (rispettivamente simulacro, meduseo, spettrale), sono accomunati da un sorte identica, quella – tragica – della morte dell’arte nella modernità, sorte incarnata dai personaggi del violinista, del pittore Giorgio Mirelli e, inine, dello stesso Seraino Gubbio operatore cinematograico. Di questa tragica incompatibilità fra società tecnologica e creazione artistica sublime sarà il teatro pirandelliano a ofrire le espressioni più emblematiche.File | Dimensione | Formato | |
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