La nasale velare in italiano ha uno statuto puramente allofonico ed ha una distribuzione piuttosto limitata, essere presente soltanto prima di consonante velare. Purtuttavia, nella storia della lingua ha esercitato un certo peso sulle vocali toniche precedenti nel fenomeno che in letteratura è noto sotto il nome di “anafonesi di secondo tipo” (Castellani ([1952] 1980)). Essa riguarda il passaggio di /e/ > /i/ e di /o/ > /u/ in presenza di n velare: è questo il caso di lingua che, proveniente dalla base latina LĬNGUA(M), ha avuto un’iniziale e regolare evoluzione in léngua – attestata nei volgari italiani fuori di Toscana – che poi, a causa di [e] trovatasi in contesto anafonetico, si è trasformata in lingua (Patota 2002: 64). Altri esempi sono: VĬNCO > vinco, IŬNCU > giunco, CĬNGO > cingo, STRĬNGO > stringo, FŬNGO > fungo. Salvo il caso di giunco, però, l’anafonesi non si attiva in presenza del nesso [oŋk]: abbiamo infatti TRŬNCU > tr[o]nco e SPELŬNCA > spel[o]nca. In realtà non tutti gli studiosi concordano sul fatto che si tratti di un innalzamento vocalico: l’anafonesi può essere vista anche come fatto di conservazione e mantenimento degli originari timbri latini (Barbato, in stampa; Calamai, in stampa). Castellani data il fenomeno tra la fine del IV secolo e l’inizio del V (1980: 86), quando cioè la nasale del nesso -NG- era ancora pronunciata come velare; quest’affermazione, però, è stata recentemente rivista e contestata da Barbato (in stampa) il quale, avvalendosi anche di esempi provenienti dalle altre lingue romanze, anticipa l’anafonesi dinanzi a velare rispetto a quella davanti a [ʎ] e [ɲ]. Da un punto di vista strutturale, è evidente che il fenomeno presenti una duplice asimmetria, e dal punto di vista della vocale tonica, e dal punto di vista della consonante postnasale: le vocali anteriori sono più suscettibili all’anafonesi rispetto a quelle posteriori, le postnasali sorde inibiscono l’anafonesi se la vocale tonica è posteriore. Per quanto ci è dato di conoscere, solo Castellani (1980) e Tuttle (1991) hanno a questo proposito avanzato qualche ipotesi di spiegazione, peraltro non suffragata da verifiche sperimentali. I nessi con nasale si prestano bene a uno studio di tipo percettivo dal momento che in moltissime lingue del mondo sono stati individuate tendenze per così dire universali per quanto concerne la nasalizzazione delle vocali precedenti tali nessi (Beddor 1983): a siffatte tendenze – che si realizzano mediante mutamenti di altezza vocalica – è stata data una ragione di tipo percettivo (Ohala 1993) che pare essere molto promettente anche nello studio del fenomeno supra succintamente delineato. Secondo diversi studiosi, i mutamenti nell’altezza vocalica nei nessi nC hanno una origine percettiva: l’ascoltatore attribuisce alcune delle caratteristiche acustiche della nasalità vocalica a spostamenti nell’altezza della lingua. Per valutare se anche in italiano (a) i nessi con nasale attivano un innalzamento percettivo nella vocale precedente a prescindere dal punto di articolazione della postnasale, e b) se esiste, sul versante percettivo, un effetto legato al timbro della vocale e/o alla presenza/assenza di sonorità della postnasale è stato costruito un test di identificazione a risposta forzata. Un soggetto fiorentino ha letto una serie di pseudoparole in frasi cornice che variavano per timbro vocalico (vocali alte vs. vocali medio-alte), per punto di articolazione della postnasale (velare vs. alveolare), per sonorità della postnasale (sorda vs. sonora). Da tali pseudoparole sono stati isolati segmenti più piccoli comprendenti il nesso consonantico nC e il 25% della vocale tonica: i nessi con vocale medio-alta enk, eng, ent, end, onk, ong, ont, ond rappresentano il gruppo sperimentale, mentre quelli con vocale alta ink, ing, int, ind, unk, ung, unt, und il gruppo di controllo. I soggetti (60 – di cui uno scartato per mere ragioni tecniche) hanno ascoltato gli spezzoni di parola e a ciascuno è stato chiesto di indicare quale nesso – tra i due nessi che venivano visualizzati sullo schermo (p.e., ONK vs. UNK; END vs. IND) – avevano ascoltato. Gli stimoli sono stati randomizzati e ciascun soggetto ha ascoltato i 16 segmenti per sette volte, per un totale di 112 stimoli. Per quanto concerne gli stimoli del gruppo di controllo, le vocali alte sono nella stragrande maggioranza dei casi etichettate come tali, a prescindere dal tipi di consonante postnasale. Vale la pena di osservare che la percentuale più bassa di riconoscimento è attribuita al nesso UNK, etichettato come ONK nel 28% dei casi. Il quadro risulta sensibilmente diverso nel caso degli stimoli del gruppo sperimentale, che forniscono utili spunti di riflessione per la Questo esperimento permette altresì di ispezionare anche la complessa natura delle ‘grammatiche percettive’ (Beddor 2012), così come si manifestano nei 59 soggetti indagati. In altre parole, sono stati analizzati i comportamenti dei singoli soggetti e i comportamenti elicitati dai singoli item per valutare come i differenti nessi (con vocale e postnasale differenti) elicitano differenti gradi di certezza. Particolare attenzione è stata attribuita a quei soggetti che hanno mostrato un’elevata coerenza interna nelle risposte. I risultati evidenziano una differenza tra le risposte sulla base sia del tipo di consonante postnasale sia del timbro della vocale.

Calamai, S., Bertini, C. (2018). I nessi nasale-velare dell’italiano: un’indagine percettiva. In Atti del XXVIII Congresso internazionale di linguistica e filologia romanza (Roma, 18-23 luglio 2016) (pp.17-27). Strasbourg : Éditions de Linguistique et de Philologie.

I nessi nasale-velare dell’italiano: un’indagine percettiva

Calamai Silvia
;
2018-01-01

Abstract

La nasale velare in italiano ha uno statuto puramente allofonico ed ha una distribuzione piuttosto limitata, essere presente soltanto prima di consonante velare. Purtuttavia, nella storia della lingua ha esercitato un certo peso sulle vocali toniche precedenti nel fenomeno che in letteratura è noto sotto il nome di “anafonesi di secondo tipo” (Castellani ([1952] 1980)). Essa riguarda il passaggio di /e/ > /i/ e di /o/ > /u/ in presenza di n velare: è questo il caso di lingua che, proveniente dalla base latina LĬNGUA(M), ha avuto un’iniziale e regolare evoluzione in léngua – attestata nei volgari italiani fuori di Toscana – che poi, a causa di [e] trovatasi in contesto anafonetico, si è trasformata in lingua (Patota 2002: 64). Altri esempi sono: VĬNCO > vinco, IŬNCU > giunco, CĬNGO > cingo, STRĬNGO > stringo, FŬNGO > fungo. Salvo il caso di giunco, però, l’anafonesi non si attiva in presenza del nesso [oŋk]: abbiamo infatti TRŬNCU > tr[o]nco e SPELŬNCA > spel[o]nca. In realtà non tutti gli studiosi concordano sul fatto che si tratti di un innalzamento vocalico: l’anafonesi può essere vista anche come fatto di conservazione e mantenimento degli originari timbri latini (Barbato, in stampa; Calamai, in stampa). Castellani data il fenomeno tra la fine del IV secolo e l’inizio del V (1980: 86), quando cioè la nasale del nesso -NG- era ancora pronunciata come velare; quest’affermazione, però, è stata recentemente rivista e contestata da Barbato (in stampa) il quale, avvalendosi anche di esempi provenienti dalle altre lingue romanze, anticipa l’anafonesi dinanzi a velare rispetto a quella davanti a [ʎ] e [ɲ]. Da un punto di vista strutturale, è evidente che il fenomeno presenti una duplice asimmetria, e dal punto di vista della vocale tonica, e dal punto di vista della consonante postnasale: le vocali anteriori sono più suscettibili all’anafonesi rispetto a quelle posteriori, le postnasali sorde inibiscono l’anafonesi se la vocale tonica è posteriore. Per quanto ci è dato di conoscere, solo Castellani (1980) e Tuttle (1991) hanno a questo proposito avanzato qualche ipotesi di spiegazione, peraltro non suffragata da verifiche sperimentali. I nessi con nasale si prestano bene a uno studio di tipo percettivo dal momento che in moltissime lingue del mondo sono stati individuate tendenze per così dire universali per quanto concerne la nasalizzazione delle vocali precedenti tali nessi (Beddor 1983): a siffatte tendenze – che si realizzano mediante mutamenti di altezza vocalica – è stata data una ragione di tipo percettivo (Ohala 1993) che pare essere molto promettente anche nello studio del fenomeno supra succintamente delineato. Secondo diversi studiosi, i mutamenti nell’altezza vocalica nei nessi nC hanno una origine percettiva: l’ascoltatore attribuisce alcune delle caratteristiche acustiche della nasalità vocalica a spostamenti nell’altezza della lingua. Per valutare se anche in italiano (a) i nessi con nasale attivano un innalzamento percettivo nella vocale precedente a prescindere dal punto di articolazione della postnasale, e b) se esiste, sul versante percettivo, un effetto legato al timbro della vocale e/o alla presenza/assenza di sonorità della postnasale è stato costruito un test di identificazione a risposta forzata. Un soggetto fiorentino ha letto una serie di pseudoparole in frasi cornice che variavano per timbro vocalico (vocali alte vs. vocali medio-alte), per punto di articolazione della postnasale (velare vs. alveolare), per sonorità della postnasale (sorda vs. sonora). Da tali pseudoparole sono stati isolati segmenti più piccoli comprendenti il nesso consonantico nC e il 25% della vocale tonica: i nessi con vocale medio-alta enk, eng, ent, end, onk, ong, ont, ond rappresentano il gruppo sperimentale, mentre quelli con vocale alta ink, ing, int, ind, unk, ung, unt, und il gruppo di controllo. I soggetti (60 – di cui uno scartato per mere ragioni tecniche) hanno ascoltato gli spezzoni di parola e a ciascuno è stato chiesto di indicare quale nesso – tra i due nessi che venivano visualizzati sullo schermo (p.e., ONK vs. UNK; END vs. IND) – avevano ascoltato. Gli stimoli sono stati randomizzati e ciascun soggetto ha ascoltato i 16 segmenti per sette volte, per un totale di 112 stimoli. Per quanto concerne gli stimoli del gruppo di controllo, le vocali alte sono nella stragrande maggioranza dei casi etichettate come tali, a prescindere dal tipi di consonante postnasale. Vale la pena di osservare che la percentuale più bassa di riconoscimento è attribuita al nesso UNK, etichettato come ONK nel 28% dei casi. Il quadro risulta sensibilmente diverso nel caso degli stimoli del gruppo sperimentale, che forniscono utili spunti di riflessione per la Questo esperimento permette altresì di ispezionare anche la complessa natura delle ‘grammatiche percettive’ (Beddor 2012), così come si manifestano nei 59 soggetti indagati. In altre parole, sono stati analizzati i comportamenti dei singoli soggetti e i comportamenti elicitati dai singoli item per valutare come i differenti nessi (con vocale e postnasale differenti) elicitano differenti gradi di certezza. Particolare attenzione è stata attribuita a quei soggetti che hanno mostrato un’elevata coerenza interna nelle risposte. I risultati evidenziano una differenza tra le risposte sulla base sia del tipo di consonante postnasale sia del timbro della vocale.
2018
979-10-91460-33-0
Calamai, S., Bertini, C. (2018). I nessi nasale-velare dell’italiano: un’indagine percettiva. In Atti del XXVIII Congresso internazionale di linguistica e filologia romanza (Roma, 18-23 luglio 2016) (pp.17-27). Strasbourg : Éditions de Linguistique et de Philologie.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/1078481