The research explores the space delimited by the action of two playwrights, Gabriele D'Annunzio and Luigi Pirandello, and strive to demonstrate their contributions for the renewal of Italian theater, both in the writing process as well as in a new way of staging and acting. The period taken in consideration is characterized by an unrecognized and unexpected vitality of the Italian theater. This vigor is put in relation also with the technological developments that enrich and innovate the extraordinary Italian theatrical handicraft tradition. In particular, the momentous transition from gas to electric lights determines an extraordinary innovative impact not only on the staging, but also on dramaturgy itself. The result is a chapter in the theater history that sees exceptional propulsive ideas in contrast with the persistence of old traditions and methods of setting up. At the beginning of the twentieth century theories are elaborated and emblematic scenographic experiences are realized. All these new experiences contribute to change the perception of the Italian theater, marking important stages in the renewal process of it , in an optics of a modern Italian stage direction, and denying the view of its half a century delay until now considered ready to be born only after World War II. The specificity of this study lies in its particular point of observation: light - and consequently color - as a technical means able to contribute in a sensitive way to the renewal of dramaturgy and scenes, if used creatively as an important tool to make art. The first part of the research takes into consideration the history of the evolution of light sources for the theater beginning from the fifteenth century, up to the twentieth century transition: from “stage illumination” to “stage lighting”. The theatrical project by Gabriele D'Annunzio is then analyzed: his reflections and experiences on lighting technology, in fact, open the way to the possibilities of an “active role” of light, as theorized by Adolphe Appia. The third part is devoted to the Italian theatrical experiences of the decade 1910-1920, from the reflection on light and the color of Achille Ricciardi to the Futurist theater experience, and the experiments of Anton Giulio Bragaglia. The last chapter is focused on Luigi Pirandello and specifically to his ability to act in the theater and for the theater with results that mark for sure a point of arrival and in the meantime a turning point in Italian dramaturgy and staging.

La tesi di dottorato si muove nello spazio delimitato dall’agire di due drammaturghi, Gabriele D’Annunzio e Luigi Pirandello, dimostrando il loro contributo al rinnovamento del teatro italiano, tanto nel processo di scrittura quanto in un modo nuovo di mettere in scena e intendere la recitazione. L’arco temporale preso in considerazione è quello dei primi decenni del Novecento, a partire dai primi allestimenti dannunziani, per arrivare alla magia dell’Arsenale delle apparizioni di Pirandello-Cotrone nella messinscena di Renato Simoni a Boboli nel 1937. La vitalità del teatro italiano in questo periodo, per tanti insospettata, viene messa in rapporto anche con le novità tecnologiche che vanno ad arricchire la straordinaria tradizione artigianale italiana, contribuendo al necessario ammodernamento in alcuni ambiti. In particolare il passaggio epocale dai lumi a gas alla luce elettrica determina nella messinscena, ma anche nella scrittura drammaturgica, un impatto straordinariamente innovativo. Ne risulta un momento della storia del teatro che vede spunti eccezionalmente propulsivi a contrasto con la persistenza di vecchie tradizioni e modalità di allestimento. Vengono elaborate teorie e realizzate esperienze sceniche emblematiche che contribuiscono a modificare la percezione del teatro italiano di inizio Novecento, segnando tappe importanti nel processo di rinnovamento dello stesso. Tali spettacoli si contraddistinguono per allestimenti innovativi e per la sempre maggiore consapevolezza della necessità di concepire lo spettacolo come unità di elementi scenici, in un’ottica di moderna regia. In tale contesto la ricerca dimostra la possibilità di retrodatare l’inizio del Novecento teatrale italiano dal 1915, anno della pubblicazione del manifesto Il teatro futurista sintetico, a prima ancora dell’incipit naturale del secolo, evidenziando l’importanza del lavoro del drammaturgo-regista che si apre ai bisogni e alle possibilità della scena. Si crea così una relazione fondamentale, con andamento bidirezionale, tra la scrittura drammaturgica e la sua traduzione scenica. La specificità di questo studio sta nel particolare punto di osservazione scelto: la luce – e conseguentemente il colore – come mezzo tecnico in grado di contribuire in maniera sensibile al rinnovamento della drammaturgia e delle scene, se utilizzata in modo creativo come strumento per fare arte. Attraverso la luce si cerca di cogliere i germi e, dove presenti, i frutti dell’evolversi della messa in scena, allargando la visione a contesti più ampi e rintracciando contatti e collegamenti con realtà simili nel resto dell’Europa. La prima parte della ricerca è dedicata all’elemento “luce”, prendendo in considerazione – con un approccio comparatistico, caratteristico dello stesso dottorato – fino a qual punto anche attraverso il romanzo si sia spinta nell’immaginario umano l’idea dell’elettricità e delle sue potenzialità, mentre ancora le sue applicazioni erano ai primordi. Vengono ripercorse l’evoluzione delle fonti di luce per il teatro a partire dal XV secolo e le soluzioni trovate nei diversi secoli alle problematiche poste dai differenti tipi di illuminazione. Si affronta poi il progetto teatrale di Gabriele D’Annunzio, al quale si riconosce un preciso ruolo d’avanguardia. Le sue riflessioni ed esperienze sull’illuminotecnica aprono la strada alle possibilità di un ‘ruolo attivo’ della luce, come teorizzato da Adolphe Appia. La terza parte è dedicata alle esperienze teatrali degli anni Dieci e Venti, dalla riflessione sulla luce e il colore di Achille Ricciardi al teatro futurista, alla sperimentazione di Anton Giulio Bragaglia. La luce elettrica diviene così il mezzo per realizzare il nuovo teatro e creare atmosfere, personaggi e scene di luce. L’ultimo capitolo è dedicato a Luigi Pirandello e nello specifico alla sua capacità di agire nel teatro e per il teatro con risultati che segnano un sicuro punto di arrivo e di svolta nella drammaturgia e nella messinscena.

Orsini, D. (2018). Drammaturgia e regia della luce nel teatro italiano di primo Novecento.

Drammaturgia e regia della luce nel teatro italiano di primo Novecento

davide orsini
2018-01-01

Abstract

The research explores the space delimited by the action of two playwrights, Gabriele D'Annunzio and Luigi Pirandello, and strive to demonstrate their contributions for the renewal of Italian theater, both in the writing process as well as in a new way of staging and acting. The period taken in consideration is characterized by an unrecognized and unexpected vitality of the Italian theater. This vigor is put in relation also with the technological developments that enrich and innovate the extraordinary Italian theatrical handicraft tradition. In particular, the momentous transition from gas to electric lights determines an extraordinary innovative impact not only on the staging, but also on dramaturgy itself. The result is a chapter in the theater history that sees exceptional propulsive ideas in contrast with the persistence of old traditions and methods of setting up. At the beginning of the twentieth century theories are elaborated and emblematic scenographic experiences are realized. All these new experiences contribute to change the perception of the Italian theater, marking important stages in the renewal process of it , in an optics of a modern Italian stage direction, and denying the view of its half a century delay until now considered ready to be born only after World War II. The specificity of this study lies in its particular point of observation: light - and consequently color - as a technical means able to contribute in a sensitive way to the renewal of dramaturgy and scenes, if used creatively as an important tool to make art. The first part of the research takes into consideration the history of the evolution of light sources for the theater beginning from the fifteenth century, up to the twentieth century transition: from “stage illumination” to “stage lighting”. The theatrical project by Gabriele D'Annunzio is then analyzed: his reflections and experiences on lighting technology, in fact, open the way to the possibilities of an “active role” of light, as theorized by Adolphe Appia. The third part is devoted to the Italian theatrical experiences of the decade 1910-1920, from the reflection on light and the color of Achille Ricciardi to the Futurist theater experience, and the experiments of Anton Giulio Bragaglia. The last chapter is focused on Luigi Pirandello and specifically to his ability to act in the theater and for the theater with results that mark for sure a point of arrival and in the meantime a turning point in Italian dramaturgy and staging.
2018
Orsini, D. (2018). Drammaturgia e regia della luce nel teatro italiano di primo Novecento.
Orsini, Davide
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