L’indagine oggetto di questa tesi mira ad offrire spunti di analisi sul fenomeno del c.d. “populismo penale”, ossia sulle complesse interazioni che nel corso degli ultimi decenni si sono sviluppate tra la sfera politica, il diritto penale e la sfera giudiziaria, anche nell'ordinamento italiano, sempre più pregno di esemplificazioni emblematiche di questi fenomeni politici di tipo populistico, che stanno modificando lo scenario del diritto penale orientandolo verso l‟idea di un diritto penale finalizzato al perseguimento di obiettivi politici a carattere populistico. Durante la prima fase delle ricerche condotte sul tema, inizialmente orientate ad un esame del panorama italiano, si è constato che già da tempo si sentiva l‟esigenza di introdurre questo nuovo tema nel dibattito scientifico, al fine di provocare un confronto rispetto ad un fenomeno che poi si è svelato poco conosciuto rispetto alle cause scatenanti. Così sono divenute oggetto di analisi da parte della più recente dottrina le ultime novità legislative verosimilmente di stampo populista, come la riforma del reato di voto di scambio politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), o le recenti leggi in materia di femminicidio, o di terrorismo, piuttosto che la mancata depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, emblema inutile e dannoso di certo populismo penale dominante. L’impressione scaturente dalle riflessioni condotte su questi temi è che si stia andando verso una metamorfosi del diritto penale, sempre più orientato verso un “diritto penale d'emergenza”, un “diritto penale del nemico”, che si caratterizza per le risposte forti delle leggi manifesto per combattere il “non cittadino” che incarna il conflitto sociale, la paura e l'insicurezza collettiva. Dunque, un diritto penale del nemico che trova una spiegazione come strumento di prevenzione generale e speciale, con il carattere peculiare della anticipazione di tutela, della pena dotata di particolare consistenza afflittiva ed un affievolimento delle garanzie processuali, con il conseguente rischio che continuo sia il tentativo di delegittimazione del paradigma del reato di “pericolo concreto”, optando altresì per l'incriminazione di condotte già astrattamente inidonee ad attingere la soglia dell'effettiva pericolosità. Si delinea così un diritto penale dell'emergenza che contrasta con quelli che sono i diritti fondamentali della persona. Premesso che, dunque, i riferimenti generali dell'argomento in questione sembrano essere oramai noti anche nel nostro ordinamento, l'obiettivo di chi scrive è quello di render noto il frutto delle ricerche atte a far emergere il confronto con gli ordinamenti d'oltre Oceano, per provare a capire in quale modo il populismo penale sia correlato ai populismi politici tout court, attraverso un‟analisi condotta caso per caso ed in modo comparativo. Così, l‟esperienza condotta presso la “Villanova Law School” (University of Pennsylvania) ha reso possibile queste riflessioni in primis attraverso il confronto con l‟esperienza particolarmente significativa, per il suo carattere di paradigmaticità, del modello americano. Nell'esperienza americana a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento, infatti, con l‟entrata in crisi del New Deal si affaccia un “nuovo populismo” che attribuisce un ruolo politico decisivo alla paura per la criminalità, quale sentimento che indebolisce il senso di appartenenza delle persone a una specifica comunità e che tende di conseguenza a fare appello alla legge penale come strumento di intervento rigoroso ma al tempo stesso semplice per affrontare nel modo politicamente più redditizio i problemi di sicurezza e rassicurazione collettiva. L‟esperienza di studio e ricerca condotta, invece, presso la “Law School of Berkeley” in California, ed esattamente attraverso la frequenza dei seminari e gruppi di studio del CSLS (Center for the Study of Law & Society), fondato nel 1961 ed ampiamente riconosciuto come principale centro al mondo per la ricerca e l'analisi delle conseguenze sociali del diritto, ha reso stimolante il confronto in un ambiente interdisciplinare e internazionale di ricerca, infatti chi scrive ha avuto la possibilità di condividere le ricerche in materia di populismo penale anche con studiosi di rilievo provenienti dal contesto asiatico. Così, con una maggiore consapevolezza del fenomeno che sta investendo il nostro Ordinamento, nel terzo capitolo è stato analizzato il fenomeno concentrandosi sull'esperienza degli sviluppi penali in Giappone, in un contesto esplicitamente comparativo ed in gran parte asiatico, in merito alle tendenze all'applicazione della reclusione e della pena di morte, poichè in genere gli studiosi di politica penale si concentrano prevalentemente sull'analisi del fenomeno del populismo penale nei Paesi occidentali, in alcuni dei quali le procedure penali non si sono in realtà inasprite in maniera vistosa. Infine, riflettendo sull’esperienza degli Stati che si sono mostrati immuni al fenomeno populista o che comunque hanno provato ad abbattere le resistenze che impedivano di liberarsi dagli stigmi populisti, si è incentrata l‟ultima parte delle riflessioni su quelli che possono essere i rimedi atti a evitare o ridurre il rischio che i fattori, cui si è fatto riferimento, in qualche modo o misura convergano nel fomentare o consolidare propensioni populistico-giudiziarie.
Iacobone, A. (2017). LA METAMORFOSI DEL SISTEMA PENALE.
LA METAMORFOSI DEL SISTEMA PENALE
IACOBONE, ANNALISA
2017-01-01
Abstract
L’indagine oggetto di questa tesi mira ad offrire spunti di analisi sul fenomeno del c.d. “populismo penale”, ossia sulle complesse interazioni che nel corso degli ultimi decenni si sono sviluppate tra la sfera politica, il diritto penale e la sfera giudiziaria, anche nell'ordinamento italiano, sempre più pregno di esemplificazioni emblematiche di questi fenomeni politici di tipo populistico, che stanno modificando lo scenario del diritto penale orientandolo verso l‟idea di un diritto penale finalizzato al perseguimento di obiettivi politici a carattere populistico. Durante la prima fase delle ricerche condotte sul tema, inizialmente orientate ad un esame del panorama italiano, si è constato che già da tempo si sentiva l‟esigenza di introdurre questo nuovo tema nel dibattito scientifico, al fine di provocare un confronto rispetto ad un fenomeno che poi si è svelato poco conosciuto rispetto alle cause scatenanti. Così sono divenute oggetto di analisi da parte della più recente dottrina le ultime novità legislative verosimilmente di stampo populista, come la riforma del reato di voto di scambio politico-mafioso (art. 416 ter c.p.), o le recenti leggi in materia di femminicidio, o di terrorismo, piuttosto che la mancata depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, emblema inutile e dannoso di certo populismo penale dominante. L’impressione scaturente dalle riflessioni condotte su questi temi è che si stia andando verso una metamorfosi del diritto penale, sempre più orientato verso un “diritto penale d'emergenza”, un “diritto penale del nemico”, che si caratterizza per le risposte forti delle leggi manifesto per combattere il “non cittadino” che incarna il conflitto sociale, la paura e l'insicurezza collettiva. Dunque, un diritto penale del nemico che trova una spiegazione come strumento di prevenzione generale e speciale, con il carattere peculiare della anticipazione di tutela, della pena dotata di particolare consistenza afflittiva ed un affievolimento delle garanzie processuali, con il conseguente rischio che continuo sia il tentativo di delegittimazione del paradigma del reato di “pericolo concreto”, optando altresì per l'incriminazione di condotte già astrattamente inidonee ad attingere la soglia dell'effettiva pericolosità. Si delinea così un diritto penale dell'emergenza che contrasta con quelli che sono i diritti fondamentali della persona. Premesso che, dunque, i riferimenti generali dell'argomento in questione sembrano essere oramai noti anche nel nostro ordinamento, l'obiettivo di chi scrive è quello di render noto il frutto delle ricerche atte a far emergere il confronto con gli ordinamenti d'oltre Oceano, per provare a capire in quale modo il populismo penale sia correlato ai populismi politici tout court, attraverso un‟analisi condotta caso per caso ed in modo comparativo. Così, l‟esperienza condotta presso la “Villanova Law School” (University of Pennsylvania) ha reso possibile queste riflessioni in primis attraverso il confronto con l‟esperienza particolarmente significativa, per il suo carattere di paradigmaticità, del modello americano. Nell'esperienza americana a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento, infatti, con l‟entrata in crisi del New Deal si affaccia un “nuovo populismo” che attribuisce un ruolo politico decisivo alla paura per la criminalità, quale sentimento che indebolisce il senso di appartenenza delle persone a una specifica comunità e che tende di conseguenza a fare appello alla legge penale come strumento di intervento rigoroso ma al tempo stesso semplice per affrontare nel modo politicamente più redditizio i problemi di sicurezza e rassicurazione collettiva. L‟esperienza di studio e ricerca condotta, invece, presso la “Law School of Berkeley” in California, ed esattamente attraverso la frequenza dei seminari e gruppi di studio del CSLS (Center for the Study of Law & Society), fondato nel 1961 ed ampiamente riconosciuto come principale centro al mondo per la ricerca e l'analisi delle conseguenze sociali del diritto, ha reso stimolante il confronto in un ambiente interdisciplinare e internazionale di ricerca, infatti chi scrive ha avuto la possibilità di condividere le ricerche in materia di populismo penale anche con studiosi di rilievo provenienti dal contesto asiatico. Così, con una maggiore consapevolezza del fenomeno che sta investendo il nostro Ordinamento, nel terzo capitolo è stato analizzato il fenomeno concentrandosi sull'esperienza degli sviluppi penali in Giappone, in un contesto esplicitamente comparativo ed in gran parte asiatico, in merito alle tendenze all'applicazione della reclusione e della pena di morte, poichè in genere gli studiosi di politica penale si concentrano prevalentemente sull'analisi del fenomeno del populismo penale nei Paesi occidentali, in alcuni dei quali le procedure penali non si sono in realtà inasprite in maniera vistosa. Infine, riflettendo sull’esperienza degli Stati che si sono mostrati immuni al fenomeno populista o che comunque hanno provato ad abbattere le resistenze che impedivano di liberarsi dagli stigmi populisti, si è incentrata l‟ultima parte delle riflessioni su quelli che possono essere i rimedi atti a evitare o ridurre il rischio che i fattori, cui si è fatto riferimento, in qualche modo o misura convergano nel fomentare o consolidare propensioni populistico-giudiziarie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/1011317
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