Plotinus censures Epicurean hedonism, based on the idea of bodily enjoyment, in a well-known passage of the anti-Gnostic treatise (Enneads II 9 [33],15. 4-10). This passage contains the only mention of Epicurus' name in Plotinus' work, but in the Enneads are to be found several anti-hedonistic pronouncements, clearly addressed against Epicurus. Another Epicurean stance is criticized in Enneads I 4 [46], 13, namely the claim that the sage does not suffer under torture. In Plotinus' view the Epicureans' show of indifference makes no sense at all, since according to their theory man, taken as a whole, suffers yet at the same time declares to be happy. In Plotinus' perspective, on the contrary, there is a radical difference between embodied man, who does indeed suffer when tormented, and his ideal, undescended core, which is instead totally immune from any form of suffering. Despite the profound difference between their philosophical conceptions, however, Plotinus and Epicurus find themselves in agreement in believing that happiness does not increase with time. Both of them actually embraced – albeit in different ways – a theoretical stance that is also attested among the Stoics and which presumably is of Academic-Aristotelian origin.

In un noto passo del trattato antignostico (Enneadi II 9 [33],15. 4-10), Plotino critica l'edonismo epicureo, basato sull'idea del godimento corporeo. Si tratta dell'unica menzione esplicita del nome di Epicuro nell'opera di Plotino, nella quale tuttavia non mancano altri pronunciamenti anti-edonistici, chiaramente indirizzati contro Epicuro. Un'altra posizione epicurea, cioè la pretesa che il saggio non soffra sotto tortura, è criticata in Enneadi I 4 [46], 13. Dal punto di vista di Plotino, l’esibizione di indifferenza da parte degli epicurei non ha alcun senso, poiché nella loro teoria è l'uomo preso nel suo insieme che soffre e che allo stesso tempo si dichiara felice. Nella prospettiva di Plotino, al contrario, c'è una differenza radicale tra l'uomo incarnato, che effettivamente soffre quando è sotto tortura, e il suo nucleo ideale, non disceso, che è invece totalmente immune da qualsiasi forma di sofferenza. Nonostante la profonda differenza tra le loro concezioni filosofiche, Plotino ed Epicuro si trovano d'accordo nel ritenere che la felicità non aumenta con il tempo. Entrambi infatti condividono – anche se con modalità diverse– una posizione teorica che è accreditata anche dagli stoici e che presumibilmente è di origine accademico-aristotelica.

Linguiti, A. (2016). Plotinus and Epicurus on pleasure and happiness. In Plotinus and Epicurus. Matter, Perception, Pleasure (pp. 189-198). Cambridge : Cambridge University Press.

Plotinus and Epicurus on pleasure and happiness

LINGUITI, ALESSANDRO
2016-01-01

Abstract

Plotinus censures Epicurean hedonism, based on the idea of bodily enjoyment, in a well-known passage of the anti-Gnostic treatise (Enneads II 9 [33],15. 4-10). This passage contains the only mention of Epicurus' name in Plotinus' work, but in the Enneads are to be found several anti-hedonistic pronouncements, clearly addressed against Epicurus. Another Epicurean stance is criticized in Enneads I 4 [46], 13, namely the claim that the sage does not suffer under torture. In Plotinus' view the Epicureans' show of indifference makes no sense at all, since according to their theory man, taken as a whole, suffers yet at the same time declares to be happy. In Plotinus' perspective, on the contrary, there is a radical difference between embodied man, who does indeed suffer when tormented, and his ideal, undescended core, which is instead totally immune from any form of suffering. Despite the profound difference between their philosophical conceptions, however, Plotinus and Epicurus find themselves in agreement in believing that happiness does not increase with time. Both of them actually embraced – albeit in different ways – a theoretical stance that is also attested among the Stoics and which presumably is of Academic-Aristotelian origin.
2016
9781107124219
In un noto passo del trattato antignostico (Enneadi II 9 [33],15. 4-10), Plotino critica l'edonismo epicureo, basato sull'idea del godimento corporeo. Si tratta dell'unica menzione esplicita del nome di Epicuro nell'opera di Plotino, nella quale tuttavia non mancano altri pronunciamenti anti-edonistici, chiaramente indirizzati contro Epicuro. Un'altra posizione epicurea, cioè la pretesa che il saggio non soffra sotto tortura, è criticata in Enneadi I 4 [46], 13. Dal punto di vista di Plotino, l’esibizione di indifferenza da parte degli epicurei non ha alcun senso, poiché nella loro teoria è l'uomo preso nel suo insieme che soffre e che allo stesso tempo si dichiara felice. Nella prospettiva di Plotino, al contrario, c'è una differenza radicale tra l'uomo incarnato, che effettivamente soffre quando è sotto tortura, e il suo nucleo ideale, non disceso, che è invece totalmente immune da qualsiasi forma di sofferenza. Nonostante la profonda differenza tra le loro concezioni filosofiche, Plotino ed Epicuro si trovano d'accordo nel ritenere che la felicità non aumenta con il tempo. Entrambi infatti condividono – anche se con modalità diverse– una posizione teorica che è accreditata anche dagli stoici e che presumibilmente è di origine accademico-aristotelica.
Linguiti, A. (2016). Plotinus and Epicurus on pleasure and happiness. In Plotinus and Epicurus. Matter, Perception, Pleasure (pp. 189-198). Cambridge : Cambridge University Press.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/996031