Alberico Gentili (San Ginesio 1552 – Londra 1608) studia presso l’Università di Perugia dove si laurea in diritto civile il 23 settembre 1572. Nel 1580 è costretto a fuggire dall’Italia, per motivi religiosi, per giungere a Londra in agosto, dopo aver attraversato l’Europa. Nel 1587 viene nominato da Elisabetta I regius professor di civil law presso l’Università di Oxford. Malgrado la solida preparazione giuridica e i legami costruiti nei primi anni di permanenza sul suolo inglese con gli ambienti politici e accademici, la nomina a regius professor era stata profondamente avversata, da più parti: molto probabilmente dagli ambienti umanistici, ed in particolare da Jean Hotman il quale, pur avendo manifestato inizialmente sentimenti di affettuosa amicizia e solidarietà col giurista italiano, si distaccherà da lui, in maniera prorompente, attraverso la scrittura di lettere ferocemente critiche indirizzate ad altri intellettuali inglesi e del Continente, dopo la pubblicazione, da parte di Gentili, della sua prima opera e, poco dopo, da parte degli ambienti religiosi puritani. Mentre i dissensi con Hotman e gli umanisti erano destinati ad affievolirsi, anche in ragione della metodologia seguita dal Gentili nella pubblicazione delle opere successive, ben diverse saranno, a partire dal 1585, le relazioni del giurista italiano con alcuni esponenti della teologia puritana ed in particolare con John Rainolds, teologo autorevolissimo, col quale avrà, fra il 1593 e il 1594, un denso e polemico scambio epistolare. Alcune delle idee espresse nei volumi pubblicati fra il 1585 e il 1593 non solo non saranno condivise dagli ambienti puritani, ma risulteranno da essi fortemente avversate. Alcuni passaggi di queste opere, e gli inediti conservati nella Bodleian Library e nel Corpus Christi College di Oxford, che attestano, fra l’altro, le avversità di cui Alberico fu oggetto, anche in ragione della sua “italianità”, costituiscono la fonte da cui muovere per una migliore comprensione della sua vicenda umana e del suo pensiero. Un percorso, quello del giurista di San Ginesio, che proseguirà nel 1598, allorquando darà alle stampe la sua opera più nota, i De iure belli libri tres, e che si completerà nel 1601, con la pubblicazione dei Disputationum de nuptiis libri VII: nel I Libro, riprendendo le ragioni della polemica con il Rainolds, esprimerà compiutamente il suo pensiero circa il rapporto fra diritto, teologia e religione e l’individuazione degli ambiti di competenza del giurista e del teologo. Convincimenti che la letteratura contemporanea tende talvolta a racchiudere nel «Silete theologi in munere alieno»: espressione notissima vergata a conclusione del capitolo XII del I Libro del De iure belli, che necessita, per essere pienamente compresa, di essere inserita nel lungo percorso compiuto dal giurista di San Ginesio nell’arco di circa un ventennio. Giuristi e teologi si confrontarono, dunque, su questioni che, fra XVI e XVII secolo, furono cruciali nel dibattito scientifico del Vecchio Continente, e che, in modi e forme sostanzialmente diverse da quel lontano passato, stanno tornando prepotentemente di grande attualità. Su di esse, pertanto, appare necessario tornare criticamente a riflettere, anche alla luce delle idee espresse da uno dei maggiori pensatori della prima Età moderna

Minnucci, G. (2016). "Silete theologi in munere alieno". Alberico Gentili tra diritto, teologia e religione. Monduzzi editoriale.

"Silete theologi in munere alieno". Alberico Gentili tra diritto, teologia e religione

MINNUCCI, GIOVANNI
2016-01-01

Abstract

Alberico Gentili (San Ginesio 1552 – Londra 1608) studia presso l’Università di Perugia dove si laurea in diritto civile il 23 settembre 1572. Nel 1580 è costretto a fuggire dall’Italia, per motivi religiosi, per giungere a Londra in agosto, dopo aver attraversato l’Europa. Nel 1587 viene nominato da Elisabetta I regius professor di civil law presso l’Università di Oxford. Malgrado la solida preparazione giuridica e i legami costruiti nei primi anni di permanenza sul suolo inglese con gli ambienti politici e accademici, la nomina a regius professor era stata profondamente avversata, da più parti: molto probabilmente dagli ambienti umanistici, ed in particolare da Jean Hotman il quale, pur avendo manifestato inizialmente sentimenti di affettuosa amicizia e solidarietà col giurista italiano, si distaccherà da lui, in maniera prorompente, attraverso la scrittura di lettere ferocemente critiche indirizzate ad altri intellettuali inglesi e del Continente, dopo la pubblicazione, da parte di Gentili, della sua prima opera e, poco dopo, da parte degli ambienti religiosi puritani. Mentre i dissensi con Hotman e gli umanisti erano destinati ad affievolirsi, anche in ragione della metodologia seguita dal Gentili nella pubblicazione delle opere successive, ben diverse saranno, a partire dal 1585, le relazioni del giurista italiano con alcuni esponenti della teologia puritana ed in particolare con John Rainolds, teologo autorevolissimo, col quale avrà, fra il 1593 e il 1594, un denso e polemico scambio epistolare. Alcune delle idee espresse nei volumi pubblicati fra il 1585 e il 1593 non solo non saranno condivise dagli ambienti puritani, ma risulteranno da essi fortemente avversate. Alcuni passaggi di queste opere, e gli inediti conservati nella Bodleian Library e nel Corpus Christi College di Oxford, che attestano, fra l’altro, le avversità di cui Alberico fu oggetto, anche in ragione della sua “italianità”, costituiscono la fonte da cui muovere per una migliore comprensione della sua vicenda umana e del suo pensiero. Un percorso, quello del giurista di San Ginesio, che proseguirà nel 1598, allorquando darà alle stampe la sua opera più nota, i De iure belli libri tres, e che si completerà nel 1601, con la pubblicazione dei Disputationum de nuptiis libri VII: nel I Libro, riprendendo le ragioni della polemica con il Rainolds, esprimerà compiutamente il suo pensiero circa il rapporto fra diritto, teologia e religione e l’individuazione degli ambiti di competenza del giurista e del teologo. Convincimenti che la letteratura contemporanea tende talvolta a racchiudere nel «Silete theologi in munere alieno»: espressione notissima vergata a conclusione del capitolo XII del I Libro del De iure belli, che necessita, per essere pienamente compresa, di essere inserita nel lungo percorso compiuto dal giurista di San Ginesio nell’arco di circa un ventennio. Giuristi e teologi si confrontarono, dunque, su questioni che, fra XVI e XVII secolo, furono cruciali nel dibattito scientifico del Vecchio Continente, e che, in modi e forme sostanzialmente diverse da quel lontano passato, stanno tornando prepotentemente di grande attualità. Su di esse, pertanto, appare necessario tornare criticamente a riflettere, anche alla luce delle idee espresse da uno dei maggiori pensatori della prima Età moderna
2016
978-88-6521-090-1
Minnucci, G. (2016). "Silete theologi in munere alieno". Alberico Gentili tra diritto, teologia e religione. Monduzzi editoriale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11365/994206