Il saggio fornisce un panorama sulle modalità di formazione degli archivi notarili nei diversi Stati dell’Italia centro-settentrionale e la progressiva e varia modalità di controllo nei loro confronti operata dalle autorità pubbliche tra l’età basso medievale e l’Unità. Da un lato si possono notare gli sforzi progressivamente intrapresi da alcuni regimi per una centralizzazione di archivi notarili (come ad esempio nelle città di Siena e Lucca o nei Ducati di Parma e Piacenza, Modena e Reggio), spesso unitariamente costituiti assieme a depositi documentari di carattere giudiziario, o per una loro concentrazione in archivi locali disseminati nel territorio (come nel caso dello Stato vecchio fiorentino e in quello pontificio). Di contro si evidenzia in alcuni contesti (ad esempio lo Stato sabaudo, il ducato di Milano o le città di Bologna, Venezia e Roma) il mantenimento almeno per gran parte dell’età moderna del tradizionale sistema di trasferimento di scritture “di notaio in notaio” che, in virtù di una concezione prettamente patrimonialistica dell’archivio notarile, lasciava ai discendenti il possesso delle carte. Dall’ampia casistica presa in esame emerge la centralità del notaio non solo come protagonista della produzione documentaria, ma anche il suo ruolo rilevante nella conservazione e tradizione della documentazione stessa.
Moscadelli, S., Giorgi, A. (2014). Archivi notarili e archivi di notai: riflessioni sulle forme di conservazione e tradizione delle carte dei notai italiani dall’Antico regime all’Unità (secoli XVI-XIX). In Il notariato nell’arco alpino. Produzione e conservazione delle carte notarili tra medioevo ed età moderna (pp. 17-83). Milano : Giuffrè Editore.
Archivi notarili e archivi di notai: riflessioni sulle forme di conservazione e tradizione delle carte dei notai italiani dall’Antico regime all’Unità (secoli XVI-XIX)
MOSCADELLI, STEFANO;
2014-01-01
Abstract
Il saggio fornisce un panorama sulle modalità di formazione degli archivi notarili nei diversi Stati dell’Italia centro-settentrionale e la progressiva e varia modalità di controllo nei loro confronti operata dalle autorità pubbliche tra l’età basso medievale e l’Unità. Da un lato si possono notare gli sforzi progressivamente intrapresi da alcuni regimi per una centralizzazione di archivi notarili (come ad esempio nelle città di Siena e Lucca o nei Ducati di Parma e Piacenza, Modena e Reggio), spesso unitariamente costituiti assieme a depositi documentari di carattere giudiziario, o per una loro concentrazione in archivi locali disseminati nel territorio (come nel caso dello Stato vecchio fiorentino e in quello pontificio). Di contro si evidenzia in alcuni contesti (ad esempio lo Stato sabaudo, il ducato di Milano o le città di Bologna, Venezia e Roma) il mantenimento almeno per gran parte dell’età moderna del tradizionale sistema di trasferimento di scritture “di notaio in notaio” che, in virtù di una concezione prettamente patrimonialistica dell’archivio notarile, lasciava ai discendenti il possesso delle carte. Dall’ampia casistica presa in esame emerge la centralità del notaio non solo come protagonista della produzione documentaria, ma anche il suo ruolo rilevante nella conservazione e tradizione della documentazione stessa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/11365/984472
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